18 Luglio 2016

Valentino Rossi, perchè non ti sei ricordato della 8 Ore di Suzuka?

L'errore del Sachsenring è inspiegabile: Vale ha vinto la 8 Ore, un rompicapo di strategia. Si corre il 31 luglio: i team MotoGP dovrebbero seguirla con attenzione...

L’assist me lo ha servito Costantino Tontarelli, un tipo  che il grande pubblico non conosce ma che nel Mondo delle corse è un’istituzione. Fa il consulente di sponsor, organizzatori, piloti e mille altre cose. Il “Costa”, grande conoscitore di sport (e non solo di moto) è uno dei quei vecchi lupi del paddock che se vola una mosca, ci potete scommettere, lui lo sa.

CHI VI PAGA? – Sulle strategie da comica che hanno deciso il GP di Germania  Tontarelli ha postato un commento sarcastico. “Nel motociclismo moderno hanno il “coach” ma gli mancano le slick montate. Usano parole strane: briefing, meeting. Ma siamo sicuri che li fanno? Mi chiedo: chi vi ci ha messo a fare i pavoni davanti alla TV e soprattutto: chi vi paga? Pensa se questi scienziati dovessero gestire una 24 ore…”  La mia, di riflessione, è stata: come ha fatto Valentino Rossi a sbagliare  così? Un fuoriclasse del suo calibro non solo  ha vinto nove Mondiali ma ha sbancato anche  la gara strategicamente più complessa che ci sia, cioè la 8 Ore di Suzuka.

Valentino Rossi con la Honda VTR1000 a Suzuka 2001

Valentino Rossi con la Honda VTR1000 a Suzuka 2001

ROMPICAPO – Per chi non la conoscesse, funziona così: si parte alle 11.30 del mattino e l’arrivo è alle 19.30, con l’ultima ora al buio. Si corre in due, o tre, piloti con la stessa moto. Più che una gara di durata, è un GP sulla lunga distanza,  una Milano-Palermo con poca autostrada, moltissime curve e mille insidie. Valentino l’ha corsa due volte, con la Honda ufficiale sempre in coppia con il texano Colin Edwards. La prima volta, nel 2000, andò male, per una caduta a testa. L’anno dopo Vale e Colin sbancarono e sul podio Rossi, tra mlle flash e fuochi d’artificio, venne acclamato da un mare di appassionati come una stella del Rock. Quella volta VR46 fu impeccabile e la regia del box Honda superlativa. Dall’alto della sua esperienza, Rossi dovrebbe essere il mago del flag to flag. Invece ogni volta soffre, maledettamente.

Valentino Rossi in trionfo con Colin Edwards

Valentino Rossi in trionfo con Colin Edwards

A LEZIONE  – Per non parlare di buona parte dei team della top class. Eppure le variabili da gestire, in Germania, erano solo tre: le condizioni meteo (e il conseguente progressivo asciugamento dell’asfalto), la tempistica di rientro per il cambio moto e la scelta di gomme. Un gioco per bambini se paragonato alle complicatissime strategie della 8 ore. Nell’edizione di quest’anno la Yamaha R1 è favoritissima e  la Honda, che ha ancora la CBR-RR sulla breccia dal 2008, sa che per provarci dovrà tentare di fare solo sei pit stop, contro sette normalmente necessari per rifornimento e cambio di entrambe le gomme. Gli equipaggi ufficiali girano da mesi, ma solo al momento gli ingegneri della Honda decideranno se e di quanto allungare gli “stint” per provare a fregare la Yamaha. Incideranno le condizioni meteo, il caldo, l’umidità, il ritmo di gara: per consumare meno bisognerà ridurre potenza, ma perdendo cavalli c’è il rischio che Yamaha scappi. Il piano era già pronto anno scorso ma la caduta di Casey Stoner per l’acceleratore  bloccato alla prima uscita ha lasciato tutti nel dubbio. Ingegneri compresi.

Uno dei sette pit stop di Rossi 2001

Uno dei sette pit stop di Rossi 2001

TOP SECRET – Il fatto di dover gestire equipaggi da due o addirittura tre piloti complica ulteriormente il quadro. Ciascuno ha stili di guida diversi, che incidono su consumi di benzina e gomme. Inoltre gli imprevisti sono tantissimi, a cominciare dal meteo: basta un breve temporale per scombinare  i piani. E ci sono state edizioni che hanno registrato anche quattro-cinque scrosci, con continua necessità di rientrare prima del tempo e riaggiustare l’intera strategia. Quasi sempre vincere o perdere è questione di una scelta del momento, un colpo di genio. Per questo tutti i Costruttori, Honda in testa, allestiscono sopra al box una “operations room” segretissima, dispiegano i migliori cervelli dei reparti corse. “In moto ci sono io e decido io” ha spiegato Rossi dopo il disastro del Sachsenring. A Suzuka non esiste margine discrezionale: se esce il cartello “Box” bisogna rientrare. Senza discussioni.

Altro che vacanze: tra due settimane la MotoGP dovrebbe volare in massa a Suzuka a vedere come funziona.

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3 commenti

  1. Sbulbor ha detto:

    Secondo me state a farvi gran pippe mentali, ok siamo tutti d’accordo doveva rientrare e se probabilmente gli avessero segnalato che marquez era entrato e girava 6 secondi più forte avrebbe capito di non dover far la corsa su Dovizioso, ma la realtà dei fatti è che Marquez è entrato con le slick, IN TEORIA avrebbe rischiato di cadere nei primi giri, invece IN REALTA’ ha tirato fuori tutto il talento piegando a 50° in una striscia di asfalto asciutto da subito. Valentino è rientrato con le intermedie proprio perchè IN TEORIA avrebbe avuto un vantaggio nei primi giri, IN REALTA’ ha faticato più degli altri a trovare il ritmo. Questo per dire che i grandi guru del paddock dovrebbero essere i primi a capire la differenza tra TEORIA e REALTA’, ma quando c’è da mettere in dubbio Valentino va bene tutto eh?

  2. davidef_884 ha detto:

    correva con honda, appunto…

  3. Capitan Catarro ha detto:

    Costantino Tontarelli da grande e vero esperto qual’è ha sicuramente offerto una precisa chiave di lettura ad ampio raggio e su cui si può sicuramente riflettere ……. Forse meno social, personaggi inutili, mental coach etc etc e pian piano si tornerebbe alla vera dimensione della passione e delle corse….. ma è anche vero che alcuni senza arte ne parte son riusciti così a costruirsi un opportunità di sbarcare il lunario……