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16 Maggio - Alessandro Palma

Superbike: Lucio Pedercini “La nostra stagione inizia a Brno”

Una delle squadre da cui ci si aspettava qualcosa di più nelle prime gare della stagione è il team Kawasaki Pedercini Racing, che quest’anno può anche vantare un pilota di livello quale Yonny Hernandez.

Il debutto in Superbike del pilota colombiano ex-MotoGP è stato, però, più difficile del previsto e nelle dieci gare svoltesi finora sono stati ottenuti solo quattro piazzamenti a punti, tra cui l‘11° posto di Gara 2 a Buriram. Il nuovo regolamento tecnico sembrava poter ridurre il gap tra ufficiali e privati attraverso la limitazione dei giri motore e il sistema delle „concession parts“ (i componenti che i privati possono acquistare direttamente dai costruttori), ma nel caso di Pedercini la situazione sembra invariata rispetto all’anno scorso. Abbiamo intervistato Lucio Pedercini, ex-pilota e titolare dell’omonima squadra, per capire perché.

Il nuovo regolamento avrebbe dovuto avvicinare i team privati a quelli ufficiali, eppure finora non è andata così per voi. Può spiegarci perché?

Il nostro pilota non ha ancora preso bene le misure con la moto e le gomme e a Imola queste difficoltà sono state amplificate dal fatto che non aveva mai corso lì. Il problema principale rimane comunque il regolamento: Dorna è partita dal presupposto che le Kawasaki siano tutte uguali e quindi ha dato a noi le stesse limitazioni date al team ufficiali, quando in realtà è Jonathan Rea a fare la differenza. Il divario tra noi e Rea è pertanto rimasto invariato, perché questi 1200 giri motore li hanno tolti anche a noi. Secondo me avrebbero dovuto scegliere una via di mezzo, togliendo 1200 giri a loro e magari 500/600 a noi privati. Poi, come ho detto, nel nostro caso si aggiunge il già menzionato “fattore pilota”.

Anche il sistema delle “concession parts” avrebbe dovuto aiutarvi.

I nostri componenti sono sempre stati abbastanza buoni e a dimostrarlo c’è anche quello che ha fatto Haslam quando ha corso con noi (5° in Gara 2 a Losail nel 2016, ndr). La differenza tra noi e gli ufficiali è di soli due o tre decimi al giro, solo che poi al traguardo diventano 20 secondi. Ma mentre lo scorso anno con un gap simile eri nei primi cinque, quest’anno Yonny Hernandez ci ha fatto 14° in Gara 1 al Motorland Aragon…

Il gap si è ridotto, ma i risultati sono gli stessi dello scorso anno.

Sì, questo è chiaro. Il nostro problema è che purtroppo durante l’inverno non abbiamo potuto provare, complice anche il fatto che Hernandez ha partecipato ai test MotoGP, e quindi siamo arrivati a Phillip Island praticamente senza test. Yonny stava prendendo confidenza con la moto, ma poi ha dovuto ricominciare da zero dopo quanto successo in Gara 1, quando gli è esplosa la gomma posteriore (qui la fotosequenza della caduta). Oltre a questo, c’è da considerare che il team ufficiale ha fatto moltissimi test e mentre Jonathan Rea fa già una simulazione di gara nelle FP2, noi troviamo una soluzione per il setup nel warm-up della domenica. Siamo molto in ritardo con la preparazione e penso che la nostra stagione inizierà veramente solo a Brno, dato che a Donington correremo su un’altra pista che Yonny non conosce.

Hernandez ha dimostrato più volte di non essere così scarso come tanti credono. Tu che ne pensi?

Finora, almeno per me, non ha ancora dimostrato niente. Il potenziale ce l’ha, ma non ha ancora trovato il giusto feeling con la moto e attualmente non sta spingendo al massimo. A dimostrarlo c’è anche il fatto che non sia mai caduto, se escludiamo Gara 1 Phillip Island. È chiaro che si stia tenendo del margine e che ancora non si senta a suo agio con la moto. A Imola ha faticato, ma il lunedì prima abbiamo fatto un test a Misano dove è andato molto forte, evidentemente perché si sentiva meglio. Vedremo cosa succederà nelle prossime gare.

Cosa ci dice, invece, delle prime tre gare in Superstock 1000 con Gabriele Ruiu?

Nonostante la mancanza di test e il fatto che siamo fermi alla configurazione dello scorso anno, non essendo Kawasaki impegnata nel campionato, devo dire che Gabriele Ruiu si sta comportando molto bene. A Imola ha faticato, dato che non conosceva la pista, ma finora ha fatto belle cose. È evidente che piloti come Markus Reiterberger e Roberto Tamburini abbiano qualcosa in più, ma in ogni caso sono contento di Gabriele.

A Imola sei stato visto mentre parlavi con l’australiano Lachlan Epis, che dopo il divorzio dal team Go Eleven (con cui correva nel Mondiale Supersport) è rimasto a piedi. Ci sono trattative in corso con lui?

Mi dispiace quando un pilota giovane come lui rimane a piedi e quindi ci ho parlato per capire se potevo fare qualcosa. Purtroppo, però, non ho né la moto, né il budget per poterlo accogliere nel mio team e quindi non posso aiutarlo.