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23 Aprile - Redazione Corse di moto

MotoGP Austin: Jorge Lorenzo, la crisi costa 325 mila € a punto!

La Ducati dopo tre gare è prima nel Mondiale con Andrea Dovizioso ma si trova a gestire un Jorge Lorenzo più in crisi che mai. Ad Austin è arrivato undicesimo, preceduto di gran lunga dal compagno di squadra ma anche dal privato Tito Rabat. Un disastro completo. Lorenzo ha portato a casa appena sei punti in tre GP: il peggior momento della sua carriera. Che, per inciso, alla marca italiana costa caro: stimando che l’ingaggio di Lorenzo sia di 12,5 milioni l’anno, cioè 650 mila € a gara, ciascuno dei sei punti finora è costato all’azienda ben 325 mila €. Sicuramente un primato.

Per me è stata una gara da dimenticare, e sono molto deluso e triste” ammette Jorge Lorenzo. “Non sono mai riuscito a girare con un passo competitivo ed ho sofferto molto, come temevo, con le gomme usate e per questo ho dovuto rallentare il mio ritmo. La nostra moto richiede un grande sforzo fisico su questo tipo di circuito e avere scelto lo pneumatico posteriore più duro non mi ha sicuramente aiutato. E’ un momento difficile e dobbiamo analizzare bene tutto quello che è successo dall’inizio del campionato, ma spero che a partire da Jerez riusciremo ad invertire questa dinamica negativa.”

Andrea Dovizioso, punzecchiato da Lorenzo alla vigilia del GP d’Argentina, ha infierito così: “Il quinto posto non è il massimo ma non ci possiamo lamentare, dopo le grandi difficoltà di venerdì: se guardo quello che hanno fatto con questa moto Lorenzo e Petrucci (finito 12° con l’altra GP18 ufficiale, ndr), merito altro che 8 in pagella… Sinceramente non mi aspettavo tutte queste difficoltà, speravo di essere più vicino ai primi. Invece anche la GP18 mostra dei limiti, che poi sono gli stessi che segnalo da cinque anni: non abbiamo percorrenza di curva. Soffriamo troppo e il distacco è grande. In gara ho fatto quel che potevo: se fossi riuscito a passare prima Zarco forse avrei potuto attaccare Rossi. Anche i prossimi due GP si prospettano complicati: da fuori sembra che la Honda sia cresciuta, che la Yamaha abbia meno alti e bassi e che la Suzuki sia più competitiva».