27 Aprile 2010

Superbike: l’analisi dell’appuntamento di Assen

Gare spettacolari con Rea che ritorna in corsa

Il week-end Superbike appena disputato sul circuito di Assen ha raggiunto il punto di spettacolarità che in tanti attendevano da inizio 2009: la stagione in cui il mondiale delle derivate dalla produzione di serie ha visto la “invasione britannica”, che ha portato una folta schiera di agguerriti e velocissimi piloti “made in UK” nel campionato. Se l’anno scorso è andato come doveva andare, con il fenomeno Ben Spies che è stato capace di vincere il titolo nel suo anno da rookie, questa stagione non può dirsi certo altrettanto prevedibile ed il fine settimana olandese ha dato la riprova definitiva a riguardo. I risultati di entrambe le gare e della Superpole, paradossalmente, ci offrono un unico nome al vertice, quello di Jonathan Rea. Il giovane nord-irlandese del team Honda Ten Kate ha fatto man bassa dei punti a disposizione, conquistando una tripletta da favola per la squadra di Nieuwleusen. I test effettuati la settimana precedente la gara proprio sul circuito van Drenthe hanno sicuramente messo il pilota dell’Ulster nelle condizioni idonee per poter primeggiare, ma la maestosa performance messa in pista dal ragazzo di Ballymena è stata segno di una maturità raggiunta a pieno titolo, che può metterlo in condizione di ambire quest’anno a traguardi davvero importanti, se il pacchetto a sua disposizione si dimostrerà all’altezza degli obiettivi. Tanto per rimarcare l’impresa compiuta da “Johnny” si può stilare un elenco dei piloti che, in uno o più momenti delle due manche di domenica scorsa, si sono ritrovati in condizione di  poter pensare ad un piazzamento sul podio, se non addirittura  alla vittoria: Leon Haslam, Leon Camier, Troy Corser, James Toseland, Jakub Smrz, Max Biaggi, Carlos Checa. In un valzer di sorpassi al limite e repliche immediate, è sembrato di assistere più ad una battaglia della Stock 600 che ad una lotta della classe regina. E allora addio a strategie o calcoli di sorta, all’interno di bagarre che potevano costare manciate di posizioni al minimo errore o indecisione. Al termine di uno dei round più spettacolari della competizione, diversi sono i punti fermi che possono essere sottolineati con forza. Oltre a quello già citato in precedenza di Jonathan Rea, un altro può essere rappresentato dal leader della classifica Leon Haslam. L’alfiere del team Suzuki Alstare, tuttora leader della classifica piloti, ha dimostrato una volta in più, se ce ne fosse ancora bisogno, che se messo in condizioni di poter competere al top non se ne lascia scappare una. Dopo i problemi di pressione al pneumatico anteriore in gara 1, che lo hanno portato ad un inusuale undicesimo posto alla bandiera a scacchi, “Pocket Rocket” è tornato in auge nella successiva e ha venduto cara la pelle al vincitore di giornata, arrendendosi soltanto nei giri finali allo strapotere del britannico Ten Kate. Grazie a questo importante risultato, il giovane del Derbyshire è riuscito a guadagnare 2 lunghezze rispetto al diretto inseguitore in classifica piloti, il romano Max Biaggi, ora a -20 dalla vetta. Dopo le disastrose giornate di venerdì e sabato, nelle quali il “Corsaro” ha più che faticato nel trovare la messa a punto ideale della sua RSV4, il quattro volte iridato della 250 mondiale ha saputo ribaltare le sorti di un week-end nato sotto una cattiva stella, ottenendo un sesto ed un quarto posto nelle due gare disputate. Il pacchetto a disposizione dell’italiano è ottimo, visto il terzo posto ottenuto dal compagno di squara Leon Camier in gara 1 e la quasi replica nella seconda manche, nella quale il britannico ha gettato alle ortiche un podio già in mano a causa di un’ingenua caduta a pochissimi giri dal termine. Per il pilota del Kent l’imperativo è quello di non strafare, poiché il mondiale Superbike non può certo garantirgli quella supremazia avuta lo scorso anno nel BSB in sella alla Yamaha del team Airwaves GSE. Giusto per continuare a parlare di britannici, va di certo menzionata l’ottima prova di James Toseland, autore rispettivamente di un secondo e di un terzo posto in gara. Il pilota di Sheffield sembra tornato il “Giacomino” di vecchia memoria, autore di due manche molto concrete e combattive, sempre al limite sulla Yamaha ufficiale sponsorizzata Sterilgarda. Notevoli i progressi anche per un pilota che ha condiviso con l’inglese innumerevoli battaglie nel passato, ovvero l’australiano Troy Corser: il centauro del team BMW Motorrad Motorsport ha sfruttato al massimo i miglioramenti della quattro cilindri bavarese, sebbene limitato ancora dai problemi di grip sulla distanza che affliggono la moto del team gestito da Davide Tardozzi. Parlando del ravennate, è innegabile come il suo nome non possa che risuonare forte all’interno del box Ducati Xerox, viste le acque tempestose in cui il team ufficiale della casa di Borgo Panigale sta navigando al momento. Una squadra che sembra non avere più una guida né una direzione da seguire, con Noriyuki Haga declassato al ruolo di protagonista “una tantum” e un Michel Fabrizio che sembra tornato quello di due stagioni fa. Non sembrano soffrire degli stessi problemi i piloti satelliti della casa bolognese, con uno Jakub Smrz capace di far volare la sua 1198 RS (moto ben lontana dagli standard delle ufficiali). Il ceco, dopo la seconda posizione in griglia ottenuta sabato, ha concluso le gare con due settimi posti che non fanno che ribadire il talento del pilota Pata B&G. Buon week-end anche per lo spagnolo del team Althea Racing Carlos Checa, che grazie ad un quarto ed un sesto posto mantiene salda la quarta posizione in classifica piloti. Un’ultima menzione va fatta, in conclusione, allo sfortunatissimo Chris Vermeulen, tornato in sella dopo l’operazione al ginocchio destro che tanto lo ha fatto tribolare in questa stagione 2010. L’australiano, pilota Kawasaki Racing, è riuscito finalmente a girare in modo costante e, sebbene non abbia ottenuto dei risultati importanti sul circuito di Assen, la continuità con la quale ha corso in sella alla ZX-10R ufficiale non può che alimentare le speranze di un suo totale recupero nel prosieguo dell’anno. Valerio Piccini Servizio Fotografico: Diego De Col

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