19 Maggio 2010

Superbike: l’analisi del round di Kyalami

Eccellente Haslam, buono Biaggi, Fabrizio in ripresa

Il week-end Superbike a Kyalami ha consegnato definitivamente al mondo intero un grande protagonista del motociclismo, Leon Haslam. La sua performance sul circuito sudafricano è stata davvero ineccepibile, e ciò che “Pocket Rocket” è riuscito a mettere in piedi in gara 2 è stato un autentico capolavoro. Questa è una delle rare occasioni in cui si può dire con certezza assoluta che è stato il pilota a fare la differenza: l’obiettivo era quello di battere il rivale in classifica e il numero 91 del team Suzuki Alstare ha compiuto la missione, portando il gap in classifica dal “Corsaro” a quindici lunghezze, da tre che erano al termine del precedente round. Quello che poteva risultare un ostacolo in gara, Leon lo aveva ben chiaro già dalla giornata venerdì: il set-up della sua GSX-R 1000 K10, moto difficile da mettere a punto sulle asperità del circuito di Kyalami, soprattutto per quanto riguardava il bilanciamento e il feeling all’anteriore. Problemi che si sono manifestati in gara, con l’alfiere Suzuki Alstare evidentemente oltre al limite in ingresso di curva, specialmente nei punti più critici del circuito a livello di sorpassi (che hanno coinciso con quelli più lenti della pista) ovvero alla “Westbank”, alla “Continental” e nel tornantino finale che immette sul rettilineo d’arrivo. Nonostante i problemi e la pressione che poteva derivare dalla risicata leadership in classifica, Haslam ha messo cuore ed anima in sella, ottenendo un ottimo piazzamento sul gradino più basso del podio in gara 1 e compiendo una seconda manche d’autore, suggellata dal sorpasso al giro numero 23, il penultimo, alla “Continental” ai danni di un quasi perfetto Jonathan Rea: uscito velocissimo e più interno alla “Westbank”, il leader del campionato è rimasto incollato all’alfiere Ten Kate giù per la discesa della curva 10, effettuando un “blocking pass” alla staccata successiva e riuscendo a mantenere la corda ed a aprire il gas nel momento giusto. Di lì in poi ha spinto al massimo, risultando l’unico pilota dei primi tre a girare sotto il muro del minuto e quaranta nell’ultima tornata. Terza vittoria per l’inglese in Superbike, medesimo numero quanto a successi stagionali ed una prova di forza che ha lasciato il segno anche nell’avversario per il titolo, Max Biaggi, che a fine gara ha dichiarato la superiorità dei due britannici nella manche. Insomma, abbiamo di fronte un giovane di “esperienza” (lunga militanza in BSB, apparizioni in MotoGP e Superbike prima del 2009), capace di essere costantemente, ed allo stesso tempo, sia al vertice che al limite. Nulla di compromesso per Max Biaggi, sia chiaro: l’Aprilia ha dimostrato di adattarsi bene anche ad un ostico tracciato come quello di Kyalami, ed è questo il vero punto di differenza tra la RSV4 versione ’09 e quella di quest’anno. “Max”, dal canto suo, è rimasto sempre tra i primi, gli è solo mancato quel pizzico di audacia in più che si è visto negli avversari di gara 2. Il prossimo round di Miller Motorsport Park può essere l’occasione giusta per il “Corsaro” per tornare a fare la differenza, su un tracciato che lo ha visto sesto in gara 1 ed a ridosso del podio nella seconda, e che ben si addice alle doti velocistiche della quattro cilindri di Noale. Chi non ha preso sicuramente bene i risultati ottenuti, nonostante il secondo posto di gara 2, è Jonathan Rea, beffato nel finale di manche dopo una corsa spesa in testa a tutti, fatta di grande tenacia e determinazione, arricchita dal consueto talento stellare messo in pista. Una volta subito l’attacco da Haslam però, “Johnny” non è più stato in grado di reagire, consegnando la vittoria al rivale/amico. Il pilota di Ballymena è rimasto in ogni caso nella testa del pubblico Superbike per merito del doppio sorpasso all’ultimo giro di gara 1 quando alla “Continental”, con una pazzesca manovra all’esterno, è riuscito in un colpo solo a superare sia Toseland che Camier, conquistando la quinta posizione finale (nella curva precedente, la “Westbank”, aveva sopravanzato anche Crutchlow). Il duo Yamaha non ha di che gioire, viste le prestazioni in gara decisamente sottotono rispetto al rendimento mostrato in Superpole, nel quale hanno rimediato un 1-2 da sogno. Se James Toseland era incerto su quale sarebbe stata la sua condizione a livello fisico sulla distanza (il problema vero, almeno in gara 1, si è rivelato il grip della YZF-R1), per “The Dog” si può parlare di occasione mancata, principalmente per un fattore ancora irrisolto: lo start. La moto di Cal Crutchlow infatti, a differenza delle altre, appare alla partenza come un vecchio modello “a spinta”, visto che il pilota di Coventry è praticamente rimasto piantato alla casella di partenza ad inizio gara 1. Leggermente meglio nella successiva con il numero 35 che è poi diventato, a seguito di una decisa rimonta, spettatore ravvicinato del duello Haslam/Rea/Biaggi, senza però riuscire ad entrarne a far parte. Si rivede il team ufficiale Michel Fabrizio, autore di una splendida vittoria nella prima manche, a cui fa da contraltare l’ottavo posto nella seconda, con in quest’ultima il pilota Ducati Xerox in difficoltà a tenere il passo dei primi, perdendo sistematicamente terreno durante i 24 giri della corsa. Risorge Carlos Checa, che ottiene un grandissimo secondo posto in gara 1 e un buon sesto nella manche seguente, il quale condivide con il compagno di marca precedentemente citato lo stato disastroso dei rispettivi partner nel team: sia Noriyuki Haga che forse ancor di più Shane Byrne, sembrano entrati in una spirale discendente senza apparente uscita. Valerio Piccini

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