25 Aprile 2011

Intervista esclusiva a Jonathan Rea

Il pilota Castrol Honda guarda al presente e al futuro

La stagione 2011 di Jonathan Rea non è certo iniziata nel migliore dei modi, a causa di un brutto e sfortunato incidente occorso per problemi tecnici nei test pre-stagionali di Phillip Island che ha pregiudicato la prima stagionale e la successiva prova di Donington Park. Grazie alla prestazione di Assen, nella quale ha ottenuto una vittoria ed un terzo posto nelle gare domenicali, l’alfiere Castrol Honda ha saputo invertire la tendenza ed assicurarsi il quarto posto in classifica piloti, sebbene a 53 lunghezze dal leader Carlos Checa. BIKEracing.it lo ha intervistato per voi, in attesa della quarta prova dell’anno in programma a Monza (8-11 maggio). Non è stato l’inizio di stagione che ti aspettavi, soprattutto per le difficoltà incontrate a Donington Park “A Donington è stato un problema l’ultimo settore, in quanto bisognava percorrere lentamente i tornanti e poi ripartire, per poi fermarsi di nuovo. Per me non è stato un problema, il fatto è che gli altri piloti ci riuscivano meglio. Il punto cruciale era di rendere la vita più facile al pilota, sentivo che per quanto mi riguardava il tutto dipendeva dal mio polso destro, mentre avrei preferito avere qualche aiuto a livello meccanico/elettronico. Abbiamo provato differenti strategie, facendo modifiche al controllo di trazione per rendere l’erogazione meno brusca, ed è ciò su cui dobbiamo puntare per il futuro.” Non è mistero, come affermato anche lo scorso anno da Carlo Fiorani (responsabile Honda Europe) che la tua moto, la CBR 1000RR, è una moto strettamente derivata dalla produzione di serie, molto più di altre partecipanti al mondiale “Non saprei dirti, perché non ho provato nessuna delle altre moto. Penso che ti sia risposto da solo, è la sensazione di tutti. La nostra moto è acquistabile in una qualsiasi concessionaria, e spendendo una certa somma di denaro puoi avere la mia moto, mentre con la Kawasaki, l’Aprilia e la Ducati non puoi ottenere lo stesso risultato, non puoi comprarle e renderle così. Questo è lo stile proprio della Superbike, comprare una moto da strada e fare in modo che diventi una moto da corsa. Non ci sono molti casi in cui puoi fare questo, specialmente con l’altissimo livello di supporto ufficiale, probabilmente Suzuki è al nostro stesso livello in quanto hanno stoppato il supporto ufficiale lo scorso anno. La CBR 1000RR è la migliore moto da strada in circolazione, molto facile da usare e adattabile, ma per quanto riguarda le corse è tutto molto più difficile. E’ sicuramente una moto in grado di vincere, l’ho dimostrato l’anno scorso e lo sto dimostrando anche quest’anno.” Pensi che la linea seguita da Honda sia quella giusta per lo spirito del mondiale Superbike? “Certo, perché ci sono due campionati mondiali, la MotoGP e la Superbike, e penso che quest’ultimo debba restare vicino alla produzione di serie. Una persona può venire da me e dirmi ‘Ho comprato questa moto la scorsa settimana, ho cambiato lo scarico e fatto qualche elaborazione, e ora ho la moto di Jonathan Rea!” Questa è una cosa stupenda, sia per gli spettatori che per i fan, ed aiuta questi ad essere più vicini al mondo delle corse. La MotoGP è un mondiale di prototipi puri, ma la Superbike si sta avvicinando notevolmente a questo, non solo per quanto riguarda l’aspetto tecnico come le sospensioni o l’elettronica, ma soprattutto nei tempi sul giro, e credo che al momento l’unica vera differenza siano le gomme, di due produttori differenti. Penso che presto ci sarà un problema, perché se una casa come Aprilia riesce a mettere in moto la linea di produzione per una piccola quantità di moto, una cosiddetta ‘Special Edition’, e in un anno riuscire a far correre Biaggi e Camier, così non avviene per gli altri. Quando Honda decide di produrre un nuovo modello, ne sforna 10’000 pezzi per cercare di venderne altrettanti, ed è ancora più dura la situazione se si considera il periodo non facile a livello economico. Io alla fine sono un pilota, ed ogni week-end dò il meglio con la moto che ho a disposizione. Per ora sto continuando a divertirmi, vedremo come andrà. Non posso modificare le regole, non è il mio lavoro quello di discutere riguardo al regolamento.” Al termine della stagione scadrà il contratto che ti lega a Honda ed al team Ten Kate. La tua carriera arriva quindi ad un bivio. “Devo ascoltare ogni proposta che mi arriva e valutare di conseguenza. Sicuramente al termine di quest’anno la mia carriera è ad un bivio, forse riceverò tante offerte o magari non ne avrò neanche una! Non so se ci sarà un’opzione per la MotoGP, o forse qualche buona proposta in Superbike. Posso dire con certezza che quest’anno sarà tutto più difficile, in quanto in passato ho sempre avuto un contratto pronto o eventualmente un’opzione, mentre questa volta sarò completamente libero. Sarà interessante, in quanto con Honda ho sempre avuto un ottimo rapporto, ma allo stesso tempo deve essere un piano per il futuro che sia adatto a me, altrimenti dovrò vagliare altre possibilità. Sono stato un pilota Honda per lunghissimo tempo e spero che potremo trovare qualcosa assieme, non so neanche se per il 2012 ci sarà un nuovo modello Superbike, non è stato ancora confermato. Bisogna aspettare e vedere, per ora mi concentro esclusivamente su questa stagione.” Non molti sanno che, oltre ad essere pilota, sei anche un team manager di una squadra di motocross in madrepatria “Ho il motocross nel cuore, sono nato e cresciuto con esso. Non sono milionario, ma posso dare supporto a giovani piloti grazie a Honda e altri partner che mi danno manforte, senza di loro non sarebbe possibile. Amo tutto ciò, l’esporre la tabella e lavare le moto. Sicuramente non vedresti mai gente come Biaggi fare cose del genere, ma per me è ciò che ho imparato da piccolo e mi piace.” Questa tua iniziativa è forse stata dettata dal fatto di voler dare una possibilità a giovani piloti del motocross, che forse tu non hai avuto in passato? “Ho fatto questo cambiamento perché mio padre non aveva abbastanza soldi per farmi correre in motocross ai livelli a cui ero arrivato, ed al contempo c’erano delle possibilità con Red Bull di poter correre nel road racing. All’inizio pensavo che le corse su asfalto fossero noiose, non volevo diventare come Valentino Rossi, ma come Ricky Carmichael. Una volta provata una moto in pista ho cambiato idea, e in poco tempo ho trovato un ottimo feeling. Anche prima del round di Assen mi sono allenato con la squadra in una pista di motocross, ancora mi piace moltissimo, ed il poter essere coinvolto direttamente, lavorando fuori stagione da manager su tutte le questioni correlate all’essere team manager – trovare sponsor, fare contratti per le sospensioni, le pastiglie dei freni etc. – è divertente e mi permette di distogliere la mente dal mio lavoro di pilota.” Valerio Piccini

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