24 Agosto 2012

Volete la Superbike a Mosca? Questa è la Russia, bellezza…ovvero il prezzo da pagare per promuovere il motociclismo oltre la cortina di ferro

Internet che funziona a singhiozzo, fotocopiatrici che si bloccano, poliziotti corrotti. La Superbike si scontra contro la dura realtà di una Russia che è ben lontana dagli standard organizzativi cui siamo abituati. Il primo problema è che il Moscow Raceway è sperduto nel niente, ad oltre cento chilometri dal centro. “E' come se Mallory Park […]

Internet che funziona a singhiozzo, fotocopiatrici che si bloccano, poliziotti corrotti. La Superbike si scontra contro la dura realtà di una Russia che è ben lontana dagli standard organizzativi cui siamo abituati.

Il primo problema è che il Moscow Raceway è sperduto nel niente, ad oltre cento chilometri dal centro. “E' come se Mallory Park si chiamasse London Raceway” ha sarcasticamente commentato Sylvain Guintoli. Gli alberghi più vicini sono a sessanta chilometri dall'impianto e il vero guaio è che lungo la strada – da un paio di giorni – sono in agguato pattuglie della polizia stradale che fermano i malcapitati stanieri con le scuse più disparate, individuano qualche infrazione e poi cominciano la “trattativa”.

Questa mattina, lungo il tragitto, la trappola è scattata per due auto di un team italiano: la negoziazione, sostenuta a colpi di minacce di ritiro di patenti e blocco auto, è costata la bellezza di 600 € . Non di multa, ma di mazzetta: niente verbali, né ricevute. E' andata meglio a due giornalisti italiani che nella serata di giovedi rientravano in hotel reduci dalla presentazione: hanno finto di non avere cash e i poliziotti, stizziti, dopo venti minuti di insulti e pistole spianate sul cofano li hanno lasciati andare accompagnandoli con un perentorio “Italiani Go Home!”.
La pista, appena ultimata, sembra sufficientemente sicura ma in alcuni punti le vie di fuga sono completamente asfaltate e in caso di pioggia c'è il rischio che le moto non si fermino. Così, giovedi sera, sono stati posizionati in tre punti air fence aggiuntivi.
La sicurezza in pista è garantita dai 70 commissari di percorso portati da Vallelunga e Misano. Anche tutti i nodi più nevralgici del controllo della gara sono in mano a personale italiano, quindi non dovrebbero (condizionale d'obbligo…) esserci problemi di sicurezza.
Le infrastrutture del circuito (box, sala stampa, paddock) sono di livello sufficiente ma lo sparuto personale dell'organizzazione non ha la minima idea di come far fronte alle esigenze. Ci sono solo due fotocopiatrici per stampare i risultati per team, media, tv: speriamo che almeno non si guastino, da qui a domenica.
Internet è il tallone d'Achille: il collegamento va e viene, perche pare che il sistema non abbia la capienza per gestire tutti gli accessi che servono. Quindi, se sei fortunato, riesci a collegarti quando un collega di stacca. Altrimenti, aspetti.
Ancora non è entrata in funzione la produzione tv che qui verrà assicurata da una struttura ibrida. L'hardware (telecamere, cablaggi, regia) sono fornite dai russi ma regista e cameramen sono arrivati dall'Italia. La7 però non dispone della regia dedicata, quindi non ci sarà l'abituale approfondimento Paddock Show.
Fanno impressione le misure di sicurezza. I varchi degli spettatori sono controllati da tv a circuito chiuso (motivo: sconosciuto) e nel paddock a controllare gli accessi ci sono strani tipi in tuta mimetica. Sembrano militari, invece è una security privata. Inquietante.
Una volta, per collaudare Paesi e organizzazioni nuove, era costume organizzare una gara internazionale ad invito che funzionasse da collaudo in vista dello sbarco del Mondiale. Il motociclismo di oggi però non ha tempo di aspettare, perchè i milioni dei russi servono. Subito. L'operazione sarà un successo? Forse.

 

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