17 Agosto 2013

Ulster GP, la gara più veloce del mondo tra leggenda e ricordi

Il britannico Guy Martin (Suzuki) ha dominato l’Ulster GP, la gara di moto più veloce del Mondo: 215,167 km/h (di media!) sulle stradine di campagna del Dundrod Circuit, pochi chilometri da Belfast. Dove piloti coraggiosi al limite della follia volano tra incroci, case e due ali di folla. Nello stesso week end la sfavillante MotoGP […]

Il britannico Guy Martin (Suzuki) ha dominato l’Ulster GP, la gara di moto più veloce del Mondo: 215,167 km/h (di media!) sulle stradine di campagna del Dundrod Circuit, pochi chilometri da Belfast. Dove piloti coraggiosi al limite della follia volano tra incroci, case e due ali di folla.

Nello stesso week end la sfavillante MotoGP corre a Indianapolis, luogo che evoca leggendarie sfide a motore. Ma il pilota di moto più veloce del Mondo è Bruce Anstey, 43enne neozelandese specialista delle corse su strada. Il suo primato sui 12 chilometri di Dundrod è imbattuto dal 2010. Tanto per fare un paragone il giro più veloce di sempre in Superbike lo ha realizzato quest’anno Tom Sykes a Monza, un circuito vero: 205, 459 km/h. Tra i campi Bruce è andato molto più forte. Anche il cancro aveva provato a prenderlo, ma lo ha seminato per strada.

Il britannico Guy Martin (7) ha fatto doppietta nel GP dell’Ulster con la Suzuki ufficiale

L’Ulster GP non ha lo stesso richiamo del Tourist Trophy che si corre in giugno all’Isola di Man ma si tratta comunque di una pietra miliare delle corse: questa è la 91° edizione. Prima si correva a Clady, dal 1953 sul Dundrod Circuit, rimasto oggi più o meno come allora: lungo 12,027 km con 25 curve, quasi tutte superveloci. La strada corre quasi interamente tra i muretti che delimitano i campi: gli spettatori si siedono lì sopra, ad un palmo dai bolidi. Fino al 1971 l’Ulster GP è stata tappa del Motomondiale: Giacomo Agostini vi ha trionfato 7 volte, anche se lì era durissima battere gli specialisti britannici.Poi il GP perse titolazione per l’eccessiva pericolosità. Vi hanno lasciato la vita 25 piloti, l’ultimo l’anno scorso, due commissari di percorso e un bambino di sette anni falciato da un sidecar finito fuori strada nel 1997.

Adesso continua come gara internazionale ad invito: ci corre chi vuole farlo. Ma per oltre un decennio (1979-1990) è stata tappa del Mondiale TT F1, la serie antesignana della Superbike. L’asfalto di Dundrod racconta leggende. Di quelli che sono usciti vincitori, come Jeoy Dunlop primatista con venti trionfi, e anche di qualcuno che ha avuto il coraggio di non partire, come Virginio Ferrari che nel 1987 tornò a casa dopo le prove. Correva per la riminese Bimota ed era in testa al Mondiale proprio davanti a Dunlop che sulle stradine di casa avrebbe potuto fare il controsorpasso decisivo.

Virginio Ferrari campione del Mondo TT F1 con la Bimota YB4 nel 1997. Oggi ha 61 anni.

Quella volta volai a Belfast convinto di assistere alla sfida dell’anno. Invece uscendo dalla sala arrivi mi trovai davanti Virginio Ferrari con la valiga in mano. Era giovedi pomeriggio. “Correre qui è una pazzia: di Mondiali ce ne sono molti, di Virginio uno solo” mi disse prima di imboccare il gate. Ferrari era un campione navigato. Aveva 35 anni e per diverse stagioni si era giocato il titolo della 500: nel ’79 arrivò ad un soffio dal traguardo prima di cedere al marziano Kenny Roberts complice una terribile caduta a Le Mans. Bruno Leoni è un meccanico riminese che oggi lavora sulla Honda di Marc Marquez. Appena arrivato in circuito mi raccontò che Virginio l’aveva presa di petto: voleva battere Dunlop a casa sua. E per imparare più in fretta il terribile tracciato una notte salì in auto e fece parecchi giri a fari spenti. Ovviamente a tutto gas. Ma in moto era diverso e dopo le prove Virginio disse no.

La marea di appassionati locali la prese molto male. Il giorno della gara sulla tribuna principale esposero uno striscione: “Virginio Who?”, Virginio chi? Ferrari pavido, Ferrari la stella piovuta dalla 500 ma senza le palle per correre lì dentro. Il giorno della gara, 15 agosto, pioveva a dirotto. I piloti andarono regolarmente in griglia, perchè lì si parte tutti insieme come nei GP e non a cronometro come al TT.

Il pilota tedesco Klaus Klein morto all’Ulster GP nel 1987

Oltre a Dunlop, ufficiale Honda, il più atteso era Davide Tardozzi, compagno di squadra di Ferrari. Per il pubblico di casa, lui si che era un pilota. Tardozzi, giovane arrembante, contava sull’assenza del compagno di avanzare in classifica e nella considerazione della squadra. Era la sua grande occasione. Ma dopo il giro di ricognizione Tardozzi imbocco la via dei box seguito da alcuni altri: troppa pioggia per correre a 320 km/h tra le case. Dettero il via ugualmente e il gruppone si lanciò giù sul rettilineo di Rusheyhill avvolto in una nube d’acqua. All’inizio del secondo giro, nello stesso punto, la Bimota privata di Klaus Klein fece acquaplaning. Finì fuori traiettoria distruggendo un muro di cinta e volando nel giardino di una casa. Il pilota tedesco morì sul colpo. La gara venne sospesa e cancellata.

A fine stagione Virginio Ferrari diventò campione del Mondo.

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2 commenti

  1. miki.stallone ha detto:

    per me non sono ne pazzi ne incoscienti,solamente non intendono la vita in un’altra maniera,come sempre dico io(sbagliato o no..)meglio un giorno da leoni che 1000 da c@@@@@@…….nessuno puo’ giudicare le scelte degli altri,io li ritengo dei fenomeni!!

  2. miki.stallone ha detto:

    per me non sono ne pazzi ne incoscienti,solamente non intendono la vita in un’altra maniera,come sempre dico io(sbagliato o no..)meglio un giorno da leoni che 1000 da c@@@@@@…….nessuno puo’ giudicare le scelte degli altri,io li ritengo dei fenomeni!!