11 Settembre 2021

Superbike, Jonathan Rea e il sogno dei 600 giri motore in più

Ad inizio mondiale la Kawasaki è stata "castrata" di 600 giri e adesso Jonathan Rea è in inferiorità tecnica rispetto alla Yamaha di Toprak. Dovrà farsene una ragione e provarci comunque

Jonathan Rea, Superbike

Jonathan Rea è il campione sotto attacco, un pò come Lewis Hamilton in F1. Dopo sei mondiali di fila più o meno dominati, il 34enne nordirlandese adesso deve fare i conti con un Toprak Razgatlioglu insidiosissimo. Il turco ha tanti fattori tecnici che pendono dalla sua parte: la Yamaha è cresciuta esponenzialmente rispetto alla scorsa stagione, la nuova versione introdotta un anno fa adesso è nel pieno della maturità. Inoltre la YZF-R1 si sposa alla perfezione con la nuova generazione di gomme Pirelli SCX, sempre più soffici. Nell’ultima sfida di Magny Cours, sulla lunga distanza, la Kawasaki ha retto l’urto per metà gara, nella seconda parte Toprak aveva decisamente più aderenza. Lo sfidante sta sfruttando al meglio il vantaggio tecnico: il talento c’era anche prima, adesso Toprak ha trovato la solidità che forse neanche Jonathan Rea si aspettava. Hai voglia di punzecchiarlo, il 24enne turco non cede. E soprattutto non sbaglia.

Cannibale a digiuno

Jonathan Rea non vince in pista da ben nove gare, cioè da Assen (fine giugno) in avanti. Most e Navarra sono stati due letti di spine per la Kawasaki, e l’attesa riscossa di Magny Cours non c’è stata. La Kawasaki ha strappato l’unico successo della fase estiva del mondiale a tavolino, nella sprint race francese, per la nota vicenda dello sconfinamento sul verde di Toprak all’ultimo giro. Il prossimo fine settimana si apre un trittico che potrebbe indirizzare la lotta al titolo: Montmelò, Jerez e Portimao in successione. Jonathan Rea deve tornare davanti a tutti i costi, contro un Razgatlioglu che avrà il dente avvelenato per la retrocessione di Magny Cours. Fra i due appena sette punti, cioè quasi niente.

Quei 600 giri che farebbero comodo 

La Kawasaki era convinta che l’arrivo della nuova Ninja, con nuova aerodinamica e motore più potente, le avrebbe permesso di mantenere la supremazia tecnica. Lo sviluppo è stato però cancellato a tavolino, via imposizione regolamentare dello stesso limite di giri motori imposto alla vecchia versione. Jonathan Rea ha quindi perso il vantaggio che pensava di avere. Peggio: la Kawasaki ha svolto tutti i test invernali con parametri di motore differenti da quelli che poi il numero uno è stato costretto ad usare in gara. Ecco perchè Kawasaki è tornata in extremis a Portimao, per un giorno di test supplementare a cavallo fra i round di Navarra e Magny Cours. “E’ stato come togliere le caramelle ad un bambino, dopo avergliele fatte annusare” ripete Jonathan Rea. “In un campionato così equilibrato i  600 giri perduti ci avrebbero fatto molto comodo.”

Nessuna speranza

Jonathan Rea non ha alcuna speranza di riavere il surplus di prestazione che Kawasaki gli aveva messo a disposizione e il regolamento gli ha tolto. I valori di limitatore vengono gestiti da un complicato algoritmo che tiene conto di tantissimi fattori: podi, vittorie, giri veloci, numero di piloti in pista per ciascun modello, e molto altro. L’esame viene condotto ogni tre round e la revisione scatta unicamente se la marca è in difficoltà. Per esempio Honda e BMW, senza podi dopo i primi tre round, sono state autorizzate a montare le “concession parts”, cioè evoluzioni di motore pre-confezionate e disponibili prima del via del Mondiale. Ma la Kawasaki e Rea hanno vinto nove gare su 24, impossibile che qualcosa cambi.

Al promoter va benissimo così

Al promoter Dorna interessa che la Superbike resti equilibrata, cioè che più piloti e moto possano giocarsi il successo. Il regolamento tecnico di “tecnico” ha ben poco, dove non arriva l’algoritmo ci pensano direttamente loro. Il limitatore è tarato in base ai giri del modello stradale, e secondo il calcolo previsto,  la Kawasaki ’22 poteva girare almeno a 15.100 rpm, ma è stato il posto il vincolo dei 14.600. Molto meno di Yamaha, 14.900, per non parlare delle altre: la Ducati V4 può spingersi fino a 16.100 (qui tutti i valori 2022). Quindi Jonathan Rea dovrà farsene una ragione e provare a vincere il settimo titolo con una Kawasaki “castrata”. Così va la Superbike di oggi, bellezza…

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4 commenti

  1. FRA 1988 ha detto:

    Ricordo bene che la stessa cosa accadde a Bautista(2019) quando gli furono tolti 250 giri motore
    e iniziò a cadere di continuo. Sono regolamenti assurdi,
    se costruisci una moto stradale con più giri non dovrebbe essere castrata dalla Sbk.

    • voiedegarag_15199617 ha detto:

      L’intenzione non è castrare nessuno, è fare spettacolo e mettere in valore il prodotto, sennò francamente vincerebbe sempre la moto più recente (se è riuscita, tipo non l’ultima Honda).

      Normalmente i campionati di produzione hanno sempre un sistema detto di “balance of performances” (BoP).

      Ai tempi d’oro della WSBK questo sistema non c’era ma il costruttore era molto più libero di modificare la moto per risolvere gli eventuali limiti del modello di serie, salvo che questa soluzione comporta costi attualmente inaccettabili in WSBK.

      • voiedegarag_15199617 ha detto:

        (ho detto una bischerata: anche ai tempi d’oro della WSBK il sistema BoP c’era già, era solo più semplice: infatti le bicilindriche correvano con 1000cc e le quadricilindriche con 750, sennò a parità di cilindrata MAI Ducati avrebbe vinto una corsa)

  2. voiedegarag_15199617 ha detto:

    Bisognerebbe prendersi la briga di andare a vedere i numeri dei pezzi del ricambio delle componenti fondamentali tra la ZX-10R 2019 e la presunta “nuova” ZX-10R 2021.

    Sono quasi sempre li stessi e sopratutto TUTTI gli organi interni sono strettamente gli stessi: dov’è quindi questo famoso motore nuovo? Non c’è!
    In realtà qualche pezzo che cambia c’è, ma la Federazione ha statuato e lo stesso Rea ha ammesso che fondamentalmente rispetto all’anno scorso cambia solo la carenatura (e i pistoni, ma quelli della moto elaboirata, che sono liberi).

    Allora smettiamola sennò avremo un presunto nuovo modello ogni 6 mesi e il sistema che permette alle moto di gareggiare fra loro sarà vanificato.