17 Agosto 2017

Superbike, il rilancio: date via libera alla concessioni regolamentari!

La strada è offrire vantaggio tecnico alle Marche assenti o in difficoltà. Altro che Stock, serve maggiore libertà tecnica. E anche i privati potrebbero dire la loro.

Superbike, la soluzione per rinnovare il regolamento e risolvere la crisi che attanaglia il Mondiale è l’uovo di Colombo. Basterebbe adottare la “concession rule” che ha funzionato così bene in MotoGP permettendo, tra l’altro, il ritorno di Suzuki e Aprilia e l’arrivo di KTM. Nel 2019 anche in Superbike ci sarà l’elettronica uguale per tutti, come in MotoGP. Il regime di concessioni allineerebbe, almeno come filosofia di base, i regolamenti dei due campionati top del motociclismo.

COS’E’? – Il concetto è semplice: è un sistema che offre vantaggi alle Marche che debuttano nel campionato, oppure che non vincono da tempo. In MotoGP si è giocato su vari elementi,: maggior numero di motori utilizzabili durante la stagione, più carburante a bordo, nessuna (o poche) restrizioni riguardo ai test privati. La regola prevede che dopo un certo numero di piazzamenti da podio le concessioni vengano ritirare. Cioè: ti aiutiamo a diventare competitivo, poi quando ci sei, te la giochi alla pari con gli altri. La stessa Ducati che adesso lotta per il Mondiale con Andrea Dovizioso, fino al 2015 ha approfittato di una serie di “aiutini”. Diventando grande.

SUPER SUBPERBIKE – La “concession rule” può funzionare ancora meglio per le derivate dalla serie. Al momento il Mondiale non diverte perché le uniche due Marche impegnate in forma  ufficiale (Kawasaki e Ducati) hanno un vantaggio abissale sulle altre. Il nuovo sistema permetterebbe di dare una mano a chi adesso sta rincorrendo. Carmelo Ezpeleta, capo del promoter Dorna, ritiene che la salvezza sia  l’adozione di regole Superstock, cioè correre con moto praticmente di serie. Ma in realtà il regolamento non è mai stato “bloccato” come adesso. La soluzione è andare nella direzione opposta: cioè liberalizzare alcuni componenti (a costo controllato, ovviamente) permettano a chi adesso prende un secondo (o anche due…) di rifarsi sotto. Quando Yamaha e Honda (tanto per fare due esempi di squadre al momento in difficoltà…) cominciassero ad andare forte e tornare sul podio, perderebbero automaticamente le concessioni. Semplice, no?

C’E’ ALTRO – Non solo: un sistema di questo genere permetterebbe di dare vantaggi tecnici alle Marche che propongono sul mercato moto a prezzo più basso, quindi meno sofisticate. Adesso nel Mondiale si sfidano modelli che di serie costano 40 mila € (tetto massimo fissato dall’attuale regolamento) contro modelli da 15-20 mila. E’ chiaro che se adotti regole Stock (zero modifiche ammesse) costringi ad omologare moto costosissime per poter usare in pista la stessa componentistica stradale, oppure condanni chi ha politiche di vendita più aggressive. Se invece molte parti fossero “libere”, le Superbike stradali potrebbero costare anche (relativamente) poco senza pesare sulla competitività in pista.

PRIVATI – C’è chi sogna un Mondiale Superbike esclusivamente per squadre private, ma sarebbe morte sicura, perché la gente e le TV pagano per avere il meglio. Per cui servono, al contrario, regole che spingano i Costruttori che adesso sono fuori, o impegnati in maniera marginale (Honda e Yamaha, per esempio) a fare le cose in grande. Il sistema delle concessioni però potrebbe permettere di “premiare” i privati con vantaggi tecnici vari, anche radicali. Pensate come sarebbe affascinante se le squadre di seconda schiera potessero avere la possibilità di elaborare maggiormente il motore, rispetto agli ufficiali. Significherebbe ridare nuova linfa alla nostra amata Superbike…

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