Superbike: Honda HRC e BMW, il ritorno dei giganti
Martedi 6 novembre resterà una pietra miliare per le derivate dalla serie. Ora il 2019 promette scintille
E’ stato il supermartedi destinato a segnare una svolta epocale nel Mondiale Superbike. A distanza di poche ore hanno annunciato il rientro la BMW e la Honda HRC, il reparto corse più temibile del Mondo che nelle derivate dalla serie non metteva becco da fine 2002, cioè dal trionfo di Colin Edwards con la bicilindrica VTR1000SPW. I giapponesi sbatterono la porta in disaccordo con le scelte regolamentari del promoter di allora, Maurizio Flammini, in particolare l’adozione del fornitore unico di gomme. Honda diede il via ad una diaspora che coinvolse le altre sorelle giapponesi e lasciò per un paio d’anni la Ducati a recitare da sola (o quasi) in un Mondiale diventato improvvisamente un …monomarca.
UBER ALLES – BMW si era affacciata in Superbike nel 2009, con una struttura gigantesca, in pista e anche a casa. Ma pur spendendo 60-70 milioni l’anno, la corazzata tedesca non è mai riuscita a vincere il Mondiale, solo sfiorato con Marco Melandri nel 2012. Spentosi l’impegno ufficiale, BMW era rimasta in campo fornendo tecnologia (non tanta…) a qualche coraggiosa formazione cliente, senza velleità. Con l’arrivo della S1000RR completamente riprogettata, ai tedeschi è tornata fame. Pur puntando su una squadra satellite (la britannica SMR, ex Aprilia) investimenti e coinvolgimento sembrano al top. Non è un caso che l’operazione rientro sia stata presentata a Milano da Markus Schramm in persona, il nuovo presidente. L’ingaggio di Tom Sykes, un ex iridato, lascia intendere quanto le ambizioni sono alte, fin da subito.
FASCINO ORIENTALE – Dopo il ritiro ufficiale, la Honda era comunque rimasta in qualche modo in scena, attraverso l’impegno della filiale europea e la satellite Ten Kate. Il punto più alto di questo progetto nel 2007, con l’iride di James Toseland. Gli ultimi anni sono stati un tormento, in una girandola di piloti – anche di rango – che non hanno cavato un ragno dal buco. Così i giapponesi hanno dato un taglio e sono ripartiti da capo, alla loro maniera. Spediranno in avanscoperta il team Moriwaki, una struttura di famiglia, che si appoggerà per la logistica alla italiana Althea Racing, che ha base operativa vicino Roma. Sulle rinnovatissime CBR1000RR ci saranno Leon Camier, ereditato dalla vecchia gestione, e il pilota di casa Moriwaki, cioè Ryuichi Kiyonari. Ai giapponesi piace l’usato sicuro, per questo 2019 che evidentemente viene vista come stagione di rodaggio.
INCOGNITA – BMW e Honda HRC portano grande fascino ma difficilmente saranno protagoniste da subito. I tedeschi hanno una moto nuova e una struttura tutta da rodare, inoltre al dunque bisognerà capire quali e quante sono le risorse investite per ricostruire il reparto corse interno, che ultimamente contava su una decina di unità. Anche per Honda è l’anno zero, difficile attendersi che Camier e Kiyonari riescano ad impensierire le Kawasaki. Ma da qualche parte bisogna pur ripartire… Intanto la lista di iscritti provvisori sale 17 unità, oltre a Lorenzo Zanetti che dovrebbe correre i round europei con la Ducati V4 di Motocorsa. A netto di scelte regolamentari discutibili e varie criticità di gestione, la Superbike 2019 comincia a promettere molto bene.
LISTA PROVVISORIA 2019 (aggiornata al 7 novembre 2018)
Jonathan Rea (GB) – Kawasaki Racing Team
Leon Haslam (GB) – Kawasaki Racing Team
Chaz Davies (GB) – Aruba.it Racing Ducati
Alvaro Bautista (SPA) – Aruba.it Racing Ducati
Michael Rinaldi (Ita) – Barni Ducati
Tom Sykes (GB) – SMR BMW Motorrad
Markus Reiterberger (Ger) SMR BMW Motorrad
Alex Lowes (GB) Yamaha World Superbike
Michael van der Mark (Ola) Yamaha World Superbike
Leon Camier (GB) – Honda Moriwaki Althea
Toprak Razgatliouglu (Tur) – Puccetti Kawasaki Racing
Gabriele Ruiu (Ita) – Pedercini Kawasaki Racing
Roman Ramos (Spa) – Go Eleven Kawasaki
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