20 Dicembre 2020

Superbike: Diciotto team nel Mondiale 2021 ma il “movimento” è debole

La Superbike presenterà 24 piloti e 18 team, ma i motivi di preoccupazione sono parecchi. Per rilanciare il Mondiale servirebbe una rivoluzione profonda. Ecco quale

Superbike

A prima vista lo schieramento Superbike 2021 sembra scoppiare di salute. Sulla lista che diventerà ufficiale il prossimo 15 gennaio troviamo cinque differenti Costruttori e diciotto squadre. Abbiamo conteggiato anche Ten Kate Yamaha,  che ancora non ha confermato la partecipazione. Nel caso la formazione olandese decidesse di rinunciare alla top class concentrandosi unicamente sulla Supersport, il quadro non sarebbe tanto diverso. Un numero così alto di squadre può dare l’idea che il Mondiale viva un periodo splendente, ma non è così. Aldilà delle cinque strutture legate direttamente ai costruttori e tre-quattro team satellite con solide basi tecniche ed economiche, metà dello schieramento si affaccia al 2021 fra mille difficoltà. Sarà la prima vera stagione dell’era Covid, considerando che i budget 2020 erano stati definiti prima dello scoppio della pandemia. Quante riusciranno a sbarcare l’annata e a restare in piedi? E’ la domanda che dovrebbe agitare i sonni del promoter Dorna.

La differenza con la MotoGP

Lo stesso promoter spagnolo gestisce la MotoGP con criteri ben diversi. In top class i team permamenti sono solo undici, legati all’IRTA (che di fatto è il braccio operativo di Dorna) con contratti pluriennali. Le squadre ricevono un cospicuo contributo annuale derivante dai diritti TV (circa 2,5 milioni € a pilota) che offre una certa sicurezza operativa anche alle formazioni satellite. Niente di tutto questo esiste in Superbike. Qui, anzi, i team pagano per correre, versando una quota che copre i costi del gommista unico e quelli del servizio medico. I bonus che Dorna distribuisce ai team sono legati al cargo per le trasferte extraeuropee, e poco altro. Ad oggi, per un team privato, è assai meno costoso correre nel Motomondiale (anche in Moto3 e Moto2) che in Superbike. E’ per questo motivo che tanti team Superbike si presenteranno con un solo pilota. Metà dei piloti  si paga il posto, fattore che impoverisce la qualità tecnica da metà schieramento in giù.

La Superbike vive alla giornata

I diritti TV della Superbike valgono pochissimo per cui Dorna – di fatto – non ha alcuna risorsa da dividere coi team. Con il Covid la situazione è peggiorata, perchè al promoter spagnolo nel 2020 sono mancati anche i contributi pagati dagli organizzatori locali per avere il round Mondiale. Ad oggi è difficile prevedere se tutto o parte delle gare prossimo campionato si correranno a porte aperte. E’ vero che diversi round Superbike contavano comunque un pubblico molto ridotto, ma in situazione normale i soldi arrivavano comunque per altre vie: istituzioni locali, enti di promozione turistica, autodromi. Con il Covid queste voci di bilancio positive si sono azzerate. Quindi non soffrono solo i team privati, ma anche Dorna stessa. In tempi normali, Dorna andava in pari, adesso è tutto enormemente più difficile.

Rivoluzione in vista? 

Come in altri contesti economici, anche nello sport la pandemia accelererà processi che già erano in corso. Da quando Dorna ha rilevato il Mondiale da Infront-Flammini, nel 2012, la Superbike ha  vivacchiato, in perenne ricerca di equlibri economici e soprattutto di un’identità sportiva che la gestione monopolista ha progressivamente appiattito. Nell’epoca della gestione Flammini la concorrenza con la MotoGP costava carissimo, ma era la benzina che alimentava la fiamma dell’interesse per la serie alternativa. Per uscire dallo stallo,  alla Superbike serve una grande rivoluzione, che riguardi regolamento tecnico, struttura del campionato, promozione e valorizzazione dei diritti TV. Da oltre un anno, Federmoto Internazionale, Dorna e Discovery (proprietaria di Eurosport Events)  stanno trattando sulla fusione fra Superbike e Mondiale Endurance, altra serie in cerca dì identità. Discovery appartiene al gigante delle comunicazioni Liberty, lo stesso gestore della F1. Un unico campionato per derivate dalla serie, con round di differente durata, gestito da un colosso planetario: questa sarebbe la rivoluzione. Ma MotoGP si ritroverebbe di nuovo a dover fare i conti con un pericolosissimo concorrente, ecco perchè Dorna si è messa di traverso. Come al solito, contano i soldi: quando FIM, Dorna e Discovery avranno trovato la quadra sul business, vedrete che qualcosa succederà.

Lo schieramento Superbike 2021

Kawasaki Racing Jonathan Rea (GB) – Alex Lowes (GB)
Puccetti Kawasaki Lucas Mahias (FRA)
Orelac Kawasaki  Isaac Vinales (SPA)
TPR Pedercini Kawasaki  Loris Cresson
Aruba.it Racing Ducati  Scott Redding (GB) Michael Rinaldi
Go Eleven Ducati Chaz Davies (GB)
Motocorsa Ducati Axel Bassani (ITA)
Brixx Ducati Sylvain Barrier (FRA)
Barni Ducati: Tito Rabat* (SPA)
Yamaha WorldSBK Toprak Razgatlioglu (TUR) Andrea Locatelli (I)
GRT Yamaha Garrett Gerloff (Usa) Kotha Nozane (GIA)
Gil Motorsport Christophe Ponsson (FRA)
Ten Kate Yamaha Loris Baz (FRA)**
Honda HRC Alvaro Bautista (SPA) Leon Haslam (GB)
MIE Honda  ?
BMW Motorrad Tom Sykes (GB) Michael van der Mark (OLA)
Bonovo BMW Jonas Folger (GER)
RC Squadra Corse BMW Eugene Laverty (IRL)
*pilota da confermare
** squadra e pilota da confermare

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2 commenti

  1. fzanellat_12215005 ha detto:

    Dorna considera le derivate di serie un ripiego della top class. La categoria ha bisogno di differenziarsi dalla Motogp ma hanno snaturato il prodotto.
    Un altro problema sono i piloti che non vengono pubblicizzati come accadeva per Fogarty,Bayliss,Haga,
    Edwards.Rea vince ma il prodotto non decolla e la colpa è dei promoter non interessati alla crescita della categoria. Di questo passo spariranno i piccoli team e
    le squadre ufficiali saranno 2 o 3.

  2. Ringhietto ha detto:

    Accorpare 2 mondi diversi non mi sembra la soluzione, sarebbe come accorpare il gran turismo e l’endurance automobilistico solo per far vedere che il paddock è pieno di team e mezzi.

    La soluzione la sanno tutti: moto di serie, una stock mondiale che permetta quindi di abbattere i costi, mostrare chi ha il prodotto di serie migliore, tornare al “vinco oggi, vendo domani”, riaprire le porte alle wild card nazionali senza regolamenti cavillosi e disparati.

    Invece no, si sono intestarditi a percorrere una strada che sta creando una bolla, anzi, che la sta gonfiando all’esasperazione.