4 Settembre 2014

Rivoluzione americana, la Superbike in mano a Wayne Rainey

Mentre il Mondiale riparte dalla Spagna per la volata decisiva che culminerà in Francia e Qatar, dall’America arriva l’annuncio ufficiale di una rivoluzione che avrà ripercussioni molto positive sulla Superbike a livello globale. La gestione del campionato nazionale Usa passa nelle mani del tre volte iridato della 500 Wayne Rainey  attraverso la società Krave Group […]

Mentre il Mondiale riparte dalla Spagna per la volata decisiva che culminerà in Francia e Qatar, dall’America arriva l’annuncio ufficiale di una rivoluzione che avrà ripercussioni molto positive sulla Superbike a livello globale. La gestione del campionato nazionale Usa passa nelle mani del tre volte iridato della 500 Wayne Rainey  attraverso la società Krave Group con sede a Costa Mesa, in California. Significa che partirà una radicale ristrutturazione  per riportare all’antico fulgore quella che una volta era la serie più affascinante del Mondo, poi  caduta in disgrazia per scelte regolamenti e promozionali sbagliate.

BENTORNATI YANKEE – La Superbike è diventata un fenomeno proprio nel campionato Usa nel periodo ’70-80 allevando una generazione di fuoriclasse che successivamente hanno segnato un’epoca  nel Motomondiale 500: Freddie Spencer, Eddie Lawson e lo stesso Rainey due volte titolato. Negli anni ’90 lo stesso campionato ha cresciuto gente come Scott Russell e Colin Edwards poi saliti sul trono iridato della categoria. Sono esplosi in America anche gli australiani Troy Corser (primo straniero ad espugnare gli Usa nel ’94) e Troy Bayliss, due icòne della top class. Ma nell’ultimo decennio la serie Ama (da American Motorcycle Association, la federazione Usa) è andata in profonda crisi per le scelte sbagliate imposte dalla Daytona Motorsport Group fa capo al figlio di Bill France, mitico organizzatore della 500 Miglia e creatore del celeberrino triovale della Florida. Legarsi ad una entità così prestigiosa sembrava la svolta e invece è stata l’inizio della fine.

Wayne Rainey, 54 anni, con Valentino Rossi

LOW LEVEL – L’errore madornale è stato adottare un regolamento tecnico troppo restrittivo e format di gare (Superbike, Daytona SportBike e Supersport) senza legami col Mondiale. La Ducati protagonista per oltre un decennio ha lasciato il campo ma anche l’impegno delle Case giapponesi si è progressivamente ridotto. In questo momento la Superbike è una serie quasi amatoriale, con due-tre squadre di buon livello vanamente inseguite da un nugolo di privati. Le difficoltà che il campione 2013 Josh Herrin sta incontrando in Moto2 sono la cartina di tornasole del livello della serie: bassissimo. La Krave Group, cioè Rainey e i suoi soci tra cui c’è anche l’ex pilota Chuck Aksland per anni coordinatore del team Roberts nel mondiale, avrà la gestione sportiva e la promozione. L’Ama si occuperà unicamente del rilascio delle licenze sportive.

BENEDIZIONE DORNA – La rivoluzione si è velocemente compiuta con il beneplacito della Dorna, diventato ormai il plenipotenziario del motociclismo planetario. L’obbiettivo più immediato di Wayne Rainey è adottare la stessa regolamentazione tecnica  SBK, in modo che ci sia immediato interscambio tra le due serie. Non significa solo che sarà più facile avere wild card di livello nella tappa americana, ma soprattutto che le Case potranno vendere in Usa gli stessi kit che realizzano per il Mondiale. Il rinnovato impegno dei Costruttori crearà velocimente il contesto ideale per la scoperta di nuovi giovani talenti, che – nell’immediato – è la cosa che interessa di più alla Dorna: avere in fretta, diciamo 3-4 anni, due-tre piloti Usa di buon livello che riescano a convogliare l’interesse degli appassionati Usa sulla MotoGP dopo l’uscita di scena di Colin Edwards e la crisi di Nicky Hayden.

TORNA LA DUCATI? – Il primo, clamoroso effetto della rivoluzione potrebbe essere il ritorno in grande stile della marca italiana messa alla porta da norme tecniche penalizzanti per la bicilindrica. La Ducati non vede l’ora di tornare a rombare negli Usa, il mercato più importante per le maxi moto. Anche la MV Agusta ha disputato qualche edizione a metà anni 2000 e potrebbe essere altrettanto allettata. E’ facile immaginare che la svolta ridarà nuovo vigore anche ai giapponesi storicamente impegnati nella serie Ama attraverso i ricchissimi importatori nazionali. Good luck America.

Seguitemi su Twitter: https://twitter.com/PaoloGozzi1

Facebook: https://www.facebook.com/paolo.gozzi.54

Lascia un commento