19 Novembre 2022

Quando la Superbike sembra la F1: ecco come funzionano i pit stop

Jonathan Rea ha sbancato gara 1 a Phillip Island con una perfetta strategia di cambio gomme. Non tutti sanno come funziona

Jonathan Rea, Superbike

Jonathan Rea è tornato al successo in Superbike dopo 22 gare di digiuno con una perfetta strategia di cambio gomme nella prima sfida di Phillip Island, in Australia. In TV avrete notato che le operazioni al box non sono febbrili come avviene in F1, ma i tecnici delle squadre la prendono molto con calma. Questo perchè il regolamento è diverso, il tempo di sosta è imposto per regolamento e non serve precipitarsi. Quindi Rea come ha fatto la differenza? Per due specifici fattori. Intanto il tempismo con il quale ha scelto il momento opportuno per cambiare le rain che sulla pista già quasi asciutta stavano decadendo rapidamente. In seconda istanza la precisione con il quale il team Kawasaki ha controllato i tempi di ingresso e uscita dalla pit lane, sfruttando al millesimo la “finestra” concessa dal regolamento. Ecco come funziona.

Il pit stop “controllato”

In Superbike la seconda moto è vietata, per cui in caso di cambiamento nelle condizioni d’asfalto non è possibile fare il flag-to-flag come in MotoGP, ma bisogna cambiare le gomme. Per evitare l’uso dei costosi sistemi di sgancio rapido in uso nell’Endurance, e anche per motivi di sicurezza, il tempo di sosta è definito per regolamento. Non è fisso, varia in base alla lunghezza della pit lane di ciascun tracciato. A Phillip Island la corsia box è lunga 549,90 metri, per cui è stato imposto un tempo di percorrenza di 33 secondi, da aggiungere ai 30 di durata minima della sosta vera e propria. Cioè i piloti non possono impiegare meno di 63 secondi fra la rilevazioni di cronometraggio sistemate in ingresso e uscita dalla pit lane. Se l’operazione è troppo veloce, scattano penalità. Quindi l’abilità delle squadre è fare in modo che l’intera operazione duri esattamente quanto stabilito: nè più nè meno.

L’undercut di Jonathan Rea

L’ex iridato è entrato in pit lane al giro 9 di 22, seguito da Toprak. Era il momento perfetto, perchè il delta di prestazione fra gomma rain e slick stava cominciando a diventare notevole. Bautista si è fermato un giro dopo, pagando una decina di secondi di undercut, cioè la differenza di prestazione fra le due soluzioni. Alex Lowes che sul bagnato guidava il gruppo è entrato addirittura due giri dopo. In questo modo Rea si è sbarazzato in un colpo solo sia del ducatista, finito quinto a 19 secondi, che il compagno di squadra Lowes, finito terzo a ben 15 secondi. Toprak, copiando la strategia di Rea, l’aveva azzeccata giusta. Ma nel suo caso sono stati fatali i sei secondi in più che Yamaha ha sprecato nell’operazione di rientro, cambio gomme e uscita.

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