26 Aprile 2012

Quando Assen era l'Università

Vi sarete senz'altro divertiti con la Superbike ad Assen. Belle sfide, mille colpi di scena, cadute, rimonte, sorprese… Tutto, e di più. Assen è uno dei posti che amo ma non la riconosco più. Bei box, una sala stampa gigantesca, parcheggi infiniti. Una volta a quelli che arrivavano in moto, cioè tutti, davano in dotazione […]

Nel 1926 ad Assen si correva così

Vi sarete senz'altro divertiti con la Superbike ad Assen. Belle sfide, mille colpi di scena, cadute, rimonte, sorprese… Tutto, e di più.

Assen è uno dei posti che amo ma non la riconosco più. Bei box, una sala stampa gigantesca, parcheggi infiniti. Una volta a quelli che arrivavano in moto, cioè tutti, davano in dotazione una tavoletta di legno perchè il cavalletto non affondasse nel fango. Adesso quei campi li hanno asfaltati e non c'è più bisogno.

Arrivare nel Drenthe dava l'impressione di camminare dentro la storia anche se avevi solo diciotto anni. Una volta i piloti la chiamavano l'Università, perchè vincere lì era come laurearsi. Una pista da campioni. Adesso Assen è solo la faccia di un motociclismo radicalmente cambiato nel volgere di pochi anni. Uno sport più algido, più liofilizzato, più funzionale. Ma chi più di quarant'anni stenta a riconoscerlo.

Ho visto la mia prima gara ad Assen nel 1982. C'era l'Europeo Velocità, il campionato delle nuove leve, evidentemente non ancora degne di correre all'Università. Così li facevano esibire sul “corto”, che in pratica era l'anticipazione dell'attuale tracciato: dopo i box si girava subito a destra, tagliando tutta la prima parte. Quella del Motomondiale, si che era una pista. Era stretta, velocissima, senza cordoli: bastava un attimo per ritrovarsi nei campi, in mezzo alle mucche. Adesso che il circuito è diventato un salotto, neanche loro ci sono più. Se non capite di cosa parlo, date un'occhiata qui

http://www.youtube.com/watch?v=jpaIdsjLhM8

Avete visto in tv che bella la tribuna di Assen? Sembra una vela mossa dal vento del Nord. Una volta le tribune non c'erano e gli spettatori sedevano sui terrapieni, direttamente sull'erba. E quando veniva a piovere, cioè sempre, si coprivano coi teloni di nylon. Adesso non si bagnano ma chissà perchè i pienoni di una volta sono un ricordo. Viene il sospetto che gli appassionati di moto siano allergici al confort.

Assen era il regno di personaggi mitici. Come la segretaria del circuito, che stava dall'alba a sera inoltrata in un piccolo ufficetto in cima ai box, che erano piccolissimi. O come quel  commissario di percorso fisso alla chicane che giurava di aver visto tutte le edizioni del Dutch TT, dal 1924 in avanti, anche quando si correva nelle stradine intorno alla cittadina di Borger, a venti chilometri dal circuito di oggi. Nell'ufficio dei telefoni c'era una ragazzina molto carina che si faceva in quattro per farti stampare senza errori la strisciata del telex. Adesso è una signora sui sessanta e distribuisce le password per il collegamento broadband.

Una volta Assen era una pista terribile, ma anche adesso non scherza. Domenica, sotto la pioggia martellante, Ayrton Badovini ha visto scivolare via in un attimo il sogno della sua prima vittoria nel Mondiale. E' caduto nel curvone più veloce, rimbalzando mille volte nella chilometrica via di fuga: difficile dire se abbia fatto più male la botta o il trionfo perduto. Di sicuro poteva andargli peggio, come al sidecarista Steve Webster e il suo passeggor Tony Hewitt. Pure loro erano al comando della corsa, nel GP d'Olanda 1985. E guardate cosa successe, nella stessa curva di Badovini…

http://www.youtube.com/watch?v=AF_DZ1SXEoQ

La prossima volta la Superbike corre a Monza, un'altra pista dal cuore antico. In bocca al lupo, ragazzi.

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