28 Novembre 2021

Superbike: Alvaro Bautista il ritorno, per Ducati è stata una scelta obbligata

Per vincere la Superbike che manca dal 2011 la Ducati ritenta la carta Alvaro Bautista. Non c'erano alternative dello stesso peso, ecco perchè

Superbike, Alvaro Bautista

Se non è riuscito a vincere il mondiale due anni fa, perchè dovrebbe farcela il prossimo?” Fra i tifosi della Ducati il ritorno di Alvaro Bautista ha sollevato più dubbi che entusiasmo. Ma c’è poco da sottilizzare: lo spagnolo è stata praticamente una scelta obbligata per il team Aruba.it Fra i piloti Superbike di primissima fascia, lo spagnolo era l’unico che la Ducati potesse prendere. Ecco perchè.

Jonathan Rea e Toprak sogni impossibili 

Jonathan Rea è blindato da Kawasaki per (almeno) il 2022, quindi era fuori dai giochi di mercato. Ducati in estate ha sondato il terreno con Toprak Razgatlioglu, ma si è vista rispondere un “No, grazie”. Il turco ambisce alla MotoGP e la soluzione Yamaha è assai più agevole rispetto a Ducati: Pecco Bagnaia e Jack Miller sono entrambi in scadenza a fine 2022, ma – anche ammesso che non vengano confermati entrambi – sarebbe stato impossibile per un novizio come Toprak battere la concorrenza dei talenti che la marca italiana ha già nel mazzo: Jorge Martin e Enea Bastianini.  Non dimentichiamo che nel 2003 il turco avrà 27 anni, un’età molto avanzata per la MotoGP di oggi. E, soprattutto, con i prototipi non ha alcuna esperienza. Decisamente più fluida la situazione in Yamaha. Ecco perchè Toprak è rimasto fedele al diapason.

Perchè Scott Redding è andato

La trattativa per l’eventuale  rinnovo non è praticamente partita. La BMW si è fatta avanti con un’offerta quadrupla rispetto all’ingaggio che Scott Redding ha incassato nei due anni Ducati e a cui avrebbe potuto aspirare in caso di riconferma. Coi tedeschi il britannico ha firmato un biennale da 2,5 milioni complessivi.  Okay, la M1000RR non è ancora al livello della Panigale, tantomeno di Yamaha e Kawasaki. Ma intanto Scott Redding, 28 anni, si è sistemato economicamente, per i risultati si vedrà. La BMW non è quel cancello che dicono, magari con l’ex MotoGP potrà fare il salto di qualità. L’abbinamento è affascinante: il pilota più chiassoso è un pò folle in sella alla Superbike della marca più austera.

Alvaro Bautista, l’usato sicuro 

Riaprendo le porte ad Alvaro, la Ducati ha scelto l’usato sicuro. Ad oggi, è colui che ha vinto di più con la Panigale: 16 vittorie, di cui 11 consecutive nel folgorante inizio della campagna 2019. In due stagioni Scott Redding si è fermato a quota 12 successi. Lo spagnolo è ultraveloce: scontato che andrà subito forte e potrà puntare molto in alto. Se avrà la solidità per strappare il titolo a Toprak e reggere l’urto di Rea si vedrà: il precedente della rovinosa flessione nella seconda metà di mondiale 2019  non è rassicurante. Ma, male che vada, Bautista-Ducati è un binomio che vale un tot di vittorie. Non c’erano alternative dello stesso spessore. Con Danilo Petrucci, alto e grosso più di Scott Redding, i tecnici della Rossa temevano di dover fare di nuovo i conti con gli stessi problemi strutturali lamentati dal britannico. Ecco perchè, a parità di impegno economico, cioè 2-300 mila €, hanno preferito Bautista. Che, non a caso, è stato preso per un solo anno.

Ingaggi low cost e digiuno mondiale

C’è un motivo molto semplice per cui la Ducati negli anni d’oro conquistava mondiali a raffica mentre in questa epoca è a digiuno dal 2011: il differente impegno economico. Adesso che l’obiettivo di punta è la MotoGP, la Rossa investe meno in Superbike. Non parliamo di impegno tecnico, ma proprio di budget destinati ai piloti. Per un ventennio, cioè dal 1988 al 2008, era la Ducati che pagava gli ingaggi migliori. Dunque si poteva permettere il meglio: Carl Fogarty, Troy Corser, John Kocinski e infine Troy Bayliss. Fuoriclasse strappati alla concorrenza a suon di milioni. Adesso non è più così: nel 2022 Bautista guadagnerà assai meno rispetto Jonathan Rea (1,5 milioni e in più premi favolosi), Toprak Razgatlioglu e  Scott Redding. Per non parlare di Michael Rinaldi, che – secondo voci di paddock – viaggia sui 50 mila € annui d’ingaggio. Puntando su Alvaro Bautista la Ducati tenta un colpo doppio: vincere il mondiale con l’ingaggio low cost. Funzionerà?

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2 commenti

  1. Originals ha detto:

    Alternativi ci sono state, Sykes in primis. Poi si vedra nell futuro, magari Miller. Strano pero come adesso bastano 2-300 mila per Bautista, non erano pochi un paio di anni fa!?