19 Dicembre 2014

MotoGP, la guerra dei motori 2016: Honda contro Ducati (e Dorna)

E' sempre muro contro muro sul regolamento MotoGP 2016. La Honda vuole limitarli a sei, in modo che la top class del motociclismo resti elite tecnologica, costi quello che costi. Ducati e Aprilia invece ne vorrebbero nove per abbassare il livello, e di conseguenza i costi. Dunque aldilà della discussione è in gioco la natura […]

E' sempre muro contro muro sul regolamento MotoGP 2016. La Honda vuole limitarli a sei, in modo che la top class del motociclismo resti elite tecnologica, costi quello che costi. Ducati e Aprilia invece ne vorrebbero nove per abbassare il livello, e di conseguenza i costi. Dunque aldilà della discussione è in gioco la natura stessa del Mondiale del futuro. Per questo motivo gli italiani hanno l'appoggio del promoter Dorna, che vuole  una  MotoGP anche alla portata di Costruttori di medie dimensioni, come KTM in lista d'attesa per il 2017. Si discute da mesi e ormai il tempo stringe: la GP Commission, di cui fanno parte i le aziende, Dorna, i team e la Federmoto Internazionale, ha promesso una soluzione per inizio febbraio. Un mese basterà?

MENO MOTORI, PIU' SPESE – Limitare il numero di motori significa far salire i costi in maniera esponenziale. Tutti i costruttori attualmente coinvolti in MotoGP – Honda, Yamaha, Suzuki, Ducati e Aprilia – utilizzano motori a quattro tempi di 1000cc, quattro cilindri,  che erogano 260-270 cavalli, a circa 17 mila giri/minuto. In ciascuno dei 18 GP (ma nel 2016 potrebbero essere venti…) i piloti percorrono circa 450 chilometri tra prove, qualifiche e gara (130 km circa).  Il conto è facile: con solo sei motori, ciascuno dev'essere in grado di percorrere circa 1350 chilometri, con nove appena 900 e quindi limitare motori significa dover progettare componenti meccanici in grado di resistere più a lungo. E' difficile ipotizzare quanto costi disegnare e realizzare un motore di così alte prestazioni capace di andare avanti senza problemi sulla distanza tra Chiasso e Palermo: si parla di qualche decina di milioni. Se la durata si accorcia, i costi di progettazione si abbassano in maniera drastica. Altri dati da tenere di conto: il costo industriale di un motore MotoGP è di circa 90 mila €, quindi tre in più fa una somma ridicola rispetto ai costi (enormi) necessari per progettare unità più longeve e sofisticate.

COMPROMESSO – Per i diciotto GP del 2015 il regolamento attuale concede 12 motori alle marche ufficiali che non hanno vinto GP nell'ultimo anno (Ducati, Aprilia e Suzuki) e lo stesso numero ai team privati. Honda e Yamaha (regolamento “Factory”) ne hanno appena cinque. Ducati e Aprilia sono convinte che la proposta di nove motori 2016 sia  un buon compromesso, ma la Honda non ci sta. Si discute anche sulla possibilità di introdurre evoluzioni durante la stagione: i giapponesi vogliono lo sviluppo bloccato dopo i test invernali, come adesso per due due Marche “factory”, mentre gli italiani vorrebbero mano libera sulle novità, come già adesso. Honda e Yamaha fanno fronte comune da sempre e al tavolo della trattativa in GP Commission hanno tirato dalla loro parte anche la Suzuki, che torna dopo quattro anni di stop. Nei primi test il prototipo GSX-RR ha accusato parecchie rotture meccaniche e la proposta iniziale era stata sette motori, poi Suzuki  si è adeguata ai voleri della Honda.  Ma con una postilla: la Suzuki pretende una deroga ai sei motori per le Case che non vincono gare l'anno precedente, cioè lo stesso pasticcio di adesso.

IL RUOLO DORNA – La decisione dovrà essere presa a maggioranza. La Dorna finora non ha forzato la mano ma la direzione che gli spagnoli vogliono far imboccare alla MotoGP è in chiara antitesi ai desideri della Honda. Nel 2016 ci sarà la centralina unica (Marelli) e il software sarà uguale per tutti. La prossima stagione si potranno sviluppare i programmi di controllo veicolo fino al 30 giugno, poi i Costruttori dovranno realizzare un software comune che diventerà il riferimento 2016. E' un cambiamento radicale che potrebbe precluderne altri ancora più rivoluzionari: con centralina e software unici sarebbe molto facile imporre e controllare il regime massimo di rotazione dei motori, il fattore che più influenza la potenza. Cioè, da un giorno all'altro, la Dorna potrebbe introdurre un tetto con vari obbiettivi: diminuire ulteriormente i costi (minore règime di rotazione, più durata meccanica) o anche rallentare deliberatamente moto e piloti eccessivamente competitivi, per ravvivare lo spettacolo. Più vincitori, più show: le strisce record di Marc Marquez presto potrebbero diventare un ricordo. Per adesso è fantaMotoGP. Ma un domani, chissà…

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