1 Maggio 2023

MotoGP, Commissari nel mirino ma il grave errore è averceli messi

Il FIM Steward Panel è nell'occhio del ciclone per discutibili penalità che vanno contro l'essenza del motociclismo

MotoGP, Steward Panel

La MotoGP si interroga sulle decisioni assunte con sempre maggiore frequenza dal FIM Steward Panel, la commissione di tre giudici istituita per controllare e punire le irregolarità commesse dai piloti durante prove e gare dei due campionati più importanti del motociclismo. Oltre che in top class, un analogo organismo opera infatti anche nel Mondiale Superbike. Da tempo le decisioni scatenano interrogativi e polemiche, nel GP Spagna si è toccato il fondo. Fabio Quartararo è stato punito con un “long lap penalty” per l’incidente innescato al primo via, che ha coinvolto anche Miguel Oliveira. La punizione comporta la perdita di 3-4 secondi, quindi è un grave handicap nell’economia di una gara MotoGP, dove decimi e dettagli fanno gran differenza.

Decisioni senza senso

Nello stesso GP di Jerez Francesco Bagnaia è stato costretto a farsi sorpassare da Jack Miller, perchè il precedente attacco sull’australiano era stato giudicato troppo deciso. Fortuna, per la Ducati, che l’avversario fosse ancora a contatto con il compagno di squadra Brad Binder, in testa in quel momento. Fosse stato 3-4 secondi dietro, per cedere la posizione Bagnaia avrebbe perso la vittoria che poi ha conquistato.

Entrambe decisioni senza una logica, che non hanno spiegazione “tecnica“, ma soprattutto vanno contro il “senso comune” del motociclismo. Cioè di uno sport pieno di rischi, dove stare in bilico fra la prodezza e l’errore fa parte del gioco. Fabio Quartararo è un campionissimo, iridato in MotoGP nel ’21, e come i suoi avversari si getta verso la seconda curva di un GP rischiando al massimo. Hanno riflessi e talento per accarezzare il pericolo, e quasi sempre va bene. Qualche volta no, ma che c’è di “irresponsabile”? A meno di non mettere in discussione tutto il gioco: “responsabile”, al limite, sarebbe non correre più.

Duri e puri

La decisione ai danni di Bagnaia è stata ancora più ridicola. Certo, è entrato dentro forte, duro. C’era un pertugio di spazio, Miller è stato costretto a rialzarsi e farlo passare, per evitare un contatto. L’australiano ha mandato a quel paese l’ex compagno di squadra, Bagnaia si è scusato. Fra piloti, finisce lì. C’era ancora mezzo GP perchè Miller potesse restituire il colpo, o se volete, lo sgarbo. Non vi piace? E’ il motociclismo, bellezza. Invece per il FIM Steward Panel non andava bene: pazzesco. Se il metro fosse sempre stato questo, l’epica della Superbike “vecchio stampo” sarebbe morta nella culla.

Piloti aggressivi come Troy Bayliss o Noriyuki Haga avrebbero rischiato l’arresto, non sarebbero diventati miti e non avremmo palpitato per nessuna vittoria decisa a spallate. Invece simili gesta ci hanno entusiasmato, tanto che la Superbike è diventata perfino costume, un modo originale di correre e intendere lo sport. Una sfida fra piloti duri e puri, che poi la sera facevano pace davanti ad una birra, o in qualche night. Adesso, invece, non si può più. Tutto è “noted”, cioè annotato dai Giudici, vivisezionato, punito, discusso. Il risultato è ritrovarsi a fine GP in un mare di polemiche.

Metro di giudizio

I piloti MotoGP hanno intuito che così non potrà andare avanti. “Ne parleremo a Le Mans, perchè il metro di giudizio non è univoco, alcune azioni restano impunite, altre valutate con severità” hanno detto all’unisono. Ma non è questione di “metro arbitrale”. Comunque la girino, i Commissari saranno destinati a sbagliare, a suscitare casini e polemiche. Non sono le singole decisioni da contestare, ma il ruolo stesso di un “tribunale di gara” inutile e dannoso. L’operato non lede solo gli interessi dei singoli piloti, che poi alla fine – come nel calcio – magari tutto si compenserà. Ma rovina l’immagine di uno sport che non può tollerare che ogni minimo sospiro dei piloti venga messo sotto la lente e interpretato in mille modi diversi.

Un compito…impossibile

Il FIM Steward Panel è composto da tre giudici: uno di loro è Freddie Spencer, campionissimo anni ’80, vincitore di tre Mondiali e fra i talenti più cristallini mai visti. Non si può dire sia ignorante della materia. Spencer è stato nominato dall’Irta, l’associazione dei test del Motomondiale: come se le squadre di serie A nominassero il capo degli arbitri, ma lasciamo stare. Gli altri due sono di nomina FIM (Federazione Motociclistica Internazionale): Andrès Somolinos e Tamara Matko.

Quindi sono funzionari delle corse, che in passato hanno ricoperto vari ruoli in varie vesti. Gente competente, in sostanza. Il problema è che viene chiesto loro di svolgere un ruolo impossibile, contestabile sempre, a prescindere da cosa decidano. Un ruolo che, quasi sempre, lede lo spirito del motociclismo stesso, uno sport dall’anima “semplice”: parti e cerchi di andare più forte degli altri. Prendi dei rischi e provi a fregarli tutti con talento e scaltrezza. Punto. Raramente c’è bisogno di giudicare e punire. E’ sempre stato così, prima che si inventassero questo famigerato Panels.

Ma chi ce li ha messi?

Per decenni è bastata la “Direzione Gara”, una volta formata da…una sola persona, il temutissimo Race Director, appunto. Poi, in epoca più moderna, era stato affiancato da due collaboratori, che visionavano i monitor di servizio e, in caso di bisogno, decidevano qualche rara penalità. Sia i GP che la Superbike erano controllate da questo semplice organismo, e siccome per decenni i due principali Mondiali sono stati dominati dal promoter Dorna, era tutto in mano agli spagnoli. Il FIM Steward Panel è stato aggiunto perchè, da qualche anno, la Federmoto Internazionale a guida Jorge Viegas ha deciso di riprendersi il controllo sportivo dei campionati principali. La questione quindi non può essere ridotta alla singola decisione, ma va inquadrata in un contesto ben più largo: lo scontro in atto fra due grandi poteri, quello commerciale (Dorna) e quello sportivo (FIM).

Dorna e FIM metteteci una pezza

I piloti sono estranei a questi giochi, quindi a Le Mans parleranno al vento. E’ perfino da vedere se il FIM Stewards Panels darà udienza, cosa finora mai successa. Mettere in freno tocca piuttosto a Dorna e FIM. Loro possono intervenire, limitando al massimo l’azione dei commissari agli eventi di corsa veramente da “attenzionare“, e non qualunque sciocchezza come avviene oggi. E’ in gioco la credibilità non solo della MotoGP, ma di tutto il nostro sport al massimo livello. “A forza di pagliacciate così, la fine è sempre più vicina” ha commentato ieri un pilota ufficiale che corre il Mondiale Superbike per una grande marca. Chi ha in mano il potere vero, dovrà fare in modo che non accada.

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