19 Maggio 2021

Mondiale al via: la Superbike diventerà un clone della MotoGP?

Alvaro Bautista è convinto che le marche Superbike impegnate anche in MotoGP abbiano reali vantaggi nello sviluppo. Ma la regina Kawasaki non corre in top class dal 2009...

Superbike, Alvaro Bautista

Negli anni ’90 il problema non si poneva: la Superbike era la top class delle quattro tempi, mentre la regina del Motomondiale, la 500, aveva il cuore duetempistico. Soluzioni tecniche agli antipodi, differenti filosofie, nessuna sinergia possibile. Il quadro si è complicato nel 2002 quando la 500 ha cambiato nome diventando MotoGP ma, soprattutto, adottando motori a quattro tempi, per giunta di identica cubatura (1000 cc) di quelli della Superbike. Da vent’anni, inevitabilmente, le due categorie di punta del motociclismo sono diventate omogenee, con tutto quello che ne consegue. Una volta erano mondi lontani, adesso il confine tecnico è assai labile e il rischio sovrapposizione sempre dietro l’angolo. La gestione comune del monopolista Dorna ha fatto il resto.

“La Superbike è la MotoGP di quattro anni fa”

Oggi in Superbike ci sono le soluzioni tecniche che avevo quattro anni fa in MotoGP” puntualizza Alvaro Bautista, ex protagonista del motomondiale e oggi pilota di punta della Honda. La marca giapponese si era ritirata ufficialmente dalla Superbike proprio a fine 2002, da campione del Mondo con il texano Colin Edwards. E’ rientrata nel 2019 con le insegne “factory” di HRC, il reparto corse (si dice…) tecnologicamente più avanzato al mondo. I risultati della CBR-RR però, fin’ora, sono stati ben inferiori alle aspettative. Nel 2020 Honda HRC ha strappato Alvaro Bautista alla Ducati ma finora la vittoria è rimasta un miraggio: l’anno prima, con la Panigale V4 R, lo spagnolo aveva trionfato sedici volte.

“Chi corre anche in MotoGP ha vantaggio”

Fra quattro anni in Superbike vedrete le stesse scelte  evolutive che oggi vanno per la maggiore in MotoGP, è così che funziona” è convinto Bautista. Lo spagnolo afferma  che “Honda, Yamaha e Ducati, essendo protagoniste in MotoGP, hanno un certo vantaggio tecnico in Superbike, potendo attingere ad una serie di tecnologie ormai sbarcate anche sulle moto di serie.” Sicuramente è vero, ma allora come spiegarci la “stranezza” della  Kawasaki da sei anni interrottamente campione del Mondo,  dopo aver lasciato la MotoGP da oltre un decennio? Il filone tecnico top class però ha attecchito anche ad Akashi, visto che la Ninja 2021 punta molto sull’aeropack, anche se le alette stabilizzatrici sono integrate nella carenatura, e non cosi visibili come su Honda (dove sono perfino mobili…), Ducati e BMW.

La sofisticazione non paga

La la nuova verdona, fra le aspiranti al titolo, a prima vista sembra la moto più vicina ad una stradale. In Kawasaki restano convinti che spingersi troppo avanti in Superbike non è detto che paghi. Nel campionato alternativo infatti c’è un fattore preponderante, le gomme. Pirelli ha sempre utilizzato il Mondiale come banco prova delle soluzioni stradali, e alcune soluzioni adottate nella serie iridata sono reperibili dal gommista, per l’uso in pista. La Michelin, fornitore unico MotoGP, porta invece soluzioni che permettono ai costruttori di spingere a tutto gas verso la massima sofisticazione tecnica. In Superbike la ricetta vincente non è disporre di motori iper potenti o veicoli ultra complessi, ma non arrostire le gomme prima della fine. La Kawasaki, contando su uno specialista come Jonathan Rea, finora è stata la più abile nell’interpretare al meglio il concetto: in Superbike è la “semplicità” che può fare la differenza.

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1 commento

  1. FRA 1988 ha detto:

    L’Aprilia quando correva in forma ufficiale teneva tantissimo a vincere e avere prestigio.
    Dall’Igna creò la formidabile RSV-4 e vince ben
    3 titoli iridati( 2 con Max e 1 Guintoli).
    Questa voglia di vincere non ce l’ha Honda che
    pensa esclusivamente alla Motogp.
    Bau non avrebbe mai dovuto abbandonare la
    Ducati se voleva vincere qualcosa.