17 Ottobre 2012

La MotoGP può diventare la F1 della moto: ecco come

La MotoGP ormai assomiglia molto al Tourist Trophy: vedi passare due moto ogni trenta secondi. Peccato che corra in circuiti meno eccitanti del Mountain, sennò andrebbe pure bene: giù per la discesa di Bray Hill anche una CRT potrebbe cavarsela, se la guidasse un pazzo. E' chiaro che la MotoGP di adesso non andrà tanto […]

La MotoGP ormai assomiglia molto al Tourist Trophy: vedi passare due moto ogni trenta secondi. Peccato che corra in circuiti meno eccitanti del Mountain, sennò andrebbe pure bene: giù per la discesa di Bray Hill anche una CRT potrebbe cavarsela, se la guidasse un pazzo.

E' chiaro che la MotoGP di adesso non andrà tanto lontano. La cosa più inquietante è che quelli che dovrebbero riportare la top class ai fasti di un passato sempre più remoto sono gli stessi che l'hanno trascinata così in basso. Eppure avvicinarsi alla filosofia tecnica e di sport business tanto cara a Carmelo Ezpeleta,cioè la F1, non parrebbe difficile. Sentite qua.

1.La MotoGP dev'essere la classe dei prototipi? E allora c'è bisogno di maggiore libertà progettuale. Che senso hanno i limiti di consumo nelle corse, quando una maxi stradale consuma (e inquina…) il triplo della mia Audi A1 TDI? Non io, ma ingegneri di primissimo livello, dicono che anche limitare il numero di motori nell'arco di una stagione è controproducente: aumenta i costi, invece che diminuirli. E crea problemi di vari tipo: se concedi solo sei motori per diciotto gare non puoi stupirti se i piloti girano con il contagocce e restano nel box se le condizioni non sono ideali.

2.La MotoGP deve essere aperta a più soluzioni progettuali. La Superbike piace perchè ci corrono da sempre motori molto diversi tra loro: quattro cilindri in linea, 4V, bicilidriche. In passato abbiamo visto in pista anche le tre cilindri Benelli e Petronas. Perchè la MotoGP dev'essere per forza solo 1000 cc? Perchè se qualcuno si mettesse in testa di progettare un 500 2T non potrebbe farlo correre nella top del class? Quella del ritorno del 2T non è una fissazione da nostalgici del bel tempo che fu. La Suter, engineering svizzera massicciamente coinvolta nel Motomondiale, ha già fatto girare al banco un quattro cilindri 500 2T di modernissima concezione ad iniezione diretta. Scrivere un regolamento che bilanciasse le prestazioni di veicoli dotati di soluzioni così diverse (1000 4T e 500 2T) non dovrebbe essere così difficile: forse basterebbe solo fissare differenti limiti di peso.

3.La MotoGP è in profonda crisi perchè la MSMA (l'associazione dei Costruttori da Corsa, della quale non fanno parte né Aprilia né Bmw…) negli ultimi dieci anni le ha sbagliate tutte: abolizione della 500, 1000 4T, 800 4T, poi di nuovo 1000 4T. Ezpeleta è stato portato su una strada senza ritorno dalle Case e quando si è accorto che la MotoGP stava affondando ha inventato la CRT. Che così com'è fa ridere, ma in futuro potrebbe diventare l'uovo di colombo.

4.La MotoGP si salva se le Case escono di scena, limitandosi a produrre motori in piccolossima serie da fornire ai team. In F1 succede: Renault vende i propri motori alla Red Bull che vince Mondiali a raffica, Ferrari e altri fanno lo stesso. Alla Honda non interessa? E chi se ne frega. Basterebbero due-tre costruttori per rifornire dieci squadre. Con motori competitivi e a costi ragionevoli, i team potrebbero facilmente assemblare ciascuno la propria moto. Cavalcando anche idee originali. Paul Bird nel 2013 correrà in CRT un prototipo realizzato in Gran Bretagna, sul quale verrà montato il motore Aprilia RSV4. Contro Honda e Yamaha ufficiali non avrà strada, ma se Paul Bird se la giocasse alla pari contro team come il suo, potrebbe funzionare.

5.E se una Casa volesse correre comunque in MotoGP? Okay, no problem. Basterebbe obbligarla a vendere almeno motori per almeno altri quattro-sei piloti, identici a quelli utilizzati dal suo team ufficiale. I commissari di gara dovrebbero avere la possibilità di far scambiare d'imperio i propulsori ufficiali e clienti, per evitare furberie. Questa norma, di fatto, costringerebbe le Case a fornire solo motori e a non schierare team ufficiale: se puoi vincere con una struttura satellite, perchè spendere montagne di denaro per avere il team interno? La Ducati lo ha fatto in Superbike: funziona!

5.A quel punto la MotoGP diventerebbe un circus come la F1, con dieci top team, ciascuno con un suo progetto, diverso dagli altri anche in maniera radicale per motore (2T e 4T) e ciclistica. Ezpeleta, senza più Case a pretendere di dettare legge, avrebbe vita facile e diventerebbe davvero l' Ecclestone delle moto: i team si sosterrebbero con propri sponsor e coi diritti tv distribuiti da Dorna, come adesso. E magari anche con contributi, in denaro e tecnologia, assicurati dalle grandi aziende che fanno i motori e potrebbero avere interesse a supportare in maniera diretta l'attività delle squadre di riferimento. In F1 succede. In MotoGP si accapigliano su come ridurre le spese facendo leva sul regolamento tecnico, poi pagano top rider 10-12 milioni l'anno. Pazzesco. Se le Case uscissero di scena, si arriverebbe in un baleno alla sostanziale riduzione di costi che Ezpeleta invoca.

6. Una MotoGP fatta in questo modo sarebbe il vero regno dei prototipi. Non servirebbe alcuno sforzo per differenziarla dalla SBK. I due Mondiali tornerebbero ad essere diversissimi per contenuti tecnologici, regolamento tecnico, filosofia.

7.La Case avrebbero modo di impegnarsi direttamente in SBK, cioè nel campionato legato alla produzione. Nelle auto fanno così: nel DTM e perfino nella Superstars ci sono più Marchi impegnati in forma diretta che in F1!

Quindi per progettare il motociclismo del futuro non servono voli pindarici. Basta guardare come funziona nelle auto…

Lascia un commento