5 Luglio 2021

Aurelio Longoni, un pezzo di vita da corsa che se ne va

Ci ha lasciati Aurelio Longoni, storico tecnico della Regina Catene. Un supporto insostituibile per i piloti, una persona gentile e un grande amico

Aurelio Longoni, corse di moto

Adesso che ci penso, non mi sono mai chiesto quanti anni avesse. Perché Aurelio Longoni nel paddock c’è sempre stato, e il suo ricordo per sempre resterà. Ieri, una domenica di gare, Aurelio ci ha lasciati. Aveva 71 anni, mezzo secolo passato in giro per il mondo come responsabile dell’assistenza Regina, storica marca di catene.

Avete presente la catena di trasmissione? È un componente fondamentale, perchè trasferisce le formidabili potenze di oggi, vicine ai 300 cavalli sulle MotoGP, dal motore alla ruota posteriore. Ne parliamo quasi mai, più attratti da gestioni elettroniche, ali, aderenza. Eppure senza catena non ci sarebbe velocità. Insostituibile. Ecco, Aurelio era esattamente come le catene che forniva ai piloti: insostituibile, ma senza darlo a vedere.

Nel motociclismo di oggi ci sono tecnici super esperti di  elettronica, aerodinamica, motori.  Ma tanti frequentano il paddock perché parabole professionali ultra specializzate li hanno portati qui. Avrebbero potuto  lavorare sulle auto, i treni, gli aerei: per tanti di loro sarebbe la stessa identica cosa. Aurelio Longoni invece era di una pasta diversa, lui faceva il tecnico perchè le corse le aveva nel sangue. Era uno di quelli che se il destino non li avesse portati ogni mattina alle gare,  ci sarebbero comunque venuti lo stesso, pagando il biglietto.

Forse sarà un caso, oppure un ricordo romantico che sfuma nella suggestione. Ma se penso ad Aurelio mi ricordo di averlo incontrato nel paddock quasi sempre di mattina presto. Chi ha le corse dentro, nei week end di gara non si alza mai con la sveglia. E’ la passione che ti muove, e  quando ce l’hai non ti lascia.

Aurelio era uno che sorrideva sempre, perché se fai ogni giorno la cosa che ami, come fai ad essere preoccupato, o triste? Veniva da un paesino del lecchese, ma neanche questo avresti detto, perché a forza di girare, tutto il mondo era casa sua. Della Toscana, la mia terra, gli era rimasto in mente – e me lo ricordava spesso – la volta che per il GP al Mugello gli avevano prenotato da dormire a “Barberino, ma non quello del Mugello, l’altro vicino a casa tua!” Non proprio una comodità, facevano 70 chilometri di differenza. Ma Aurelio l’aveva presa bene perché, senza volerlo, gli avevano fatto vedere un altro pezzo di mondo.

Aurelio Longoni è un pezzo di corse che se ne va.

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1 commento

  1. marcogurrier_911 ha detto: