22 Aprile 2014

Assen '92, quando Falappa volle vincere a tutti i costi

Domenica la Superbike corre ad Assen per la 23° volta e torna alla memoria la prima volta.  Era il 13 settembre 1992, la fine dell’estate segnata da Tangentopoli e delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio. Fu la volta che Giancarlo Falappa avrebbe potuto vincere arrivando secondo e invece volle farlo alla sua maniera, […]

Domenica la Superbike corre ad Assen per la 23° volta e torna alla memoria la prima volta.  Era il 13 settembre 1992, la fine dell’estate segnata da Tangentopoli e delle stragi mafiose di Capaci e Via d’Amelio. Fu la volta che Giancarlo Falappa avrebbe potuto vincere arrivando secondo e invece volle farlo alla sua maniera, rischiando fino alla fine. Per battere un certo Carl Fogarty alle prime armi nel Mondiale.

Nel ’92 la Superbike sulla Gazzetta non aveva lo stesso spazio di oggi..

PROFANAZIONE – Nella piana del Drenthe le moto corrono dal 1925 e dalla prima edizione del ’49 Assen è una delle pietre miliari del Motomondiale. Per chi lavorava in Superbike  metterci piede rappresentò una sorta di consacrazione: il campionato alternativo, sbocciato nel 1988, era già pronto per le grandi platee. Ci fu un prezzo da pagare, ovviamente: la gara non si disputò sul tracciato della GP, che nel ’92 misurava 6.049 metri, ma sul “corto”: subito dopo la corsia dei box si voltava a destra affrontando un curvino da 180 gradi che immetteva nel rettilineo di ritorno. Ma andava bene anche così: Assen significava comunque prestigio, pubblico e spettacolo.

LA VIGILIA – In Olanda, immancabilmente, l’argomento più gettonato erano le ragazze in vetrina. Dopo una certa ora il paddock si spopolava, trasferendosi nelle vie di Groningen. O meglio, nella via. Perchè nella città universitaria del nord non funziona  come ad Amsterdam, dove le luci rosse sono un intero quartiere. Lì, è una strada, ma bastava. Nei giorni delle corse le ragazze facevano affari d’oro e la mattina dopo, nei box, era tutto un fiorire di racconti, imprese e qualche leggenda. Come quel mago dei motori che una volta si vantò di aver messo a segno una clamorosa tripletta: una bionda, una mora e una rossa. Non ci credette nessuno, io invece sono convinto che fosse verità.   Adesso, nell’epoca di youporn,  le ragazze in vetrina fanno tenerezza e nel paddock le senti ricordare solo da qualche meccanico coi capelli grigi. Più per abitudine che voglia.

SARRE OUT – Nelle qualifiche del 1992 Doug Polen fece la..pole. Normale, il texano è stato il primo grande interprete del giro tutto-o-niente, antesignano di Tom Sykes specialista di oggi. Baldassare Monti, talentuoso scavezzacollo di Parma, cadde nel punto più veloce, picchiò forte la testa e il dottore Massimo Corbascio, che già allora era l’angelo custode dei piloti SBK, gli consigliò di non correre. Peccato. Monti era una scoperta di Oscar Rumi, il mecenate bergamasco che a quei tempi faceva correre le Honda ufficiali. Monti avrebbe potuto seguire le orme di Fred Merkel, iridato nel ’88 e ’89, ma non ebbe mai la moto, né la fortuna. E’ morto in scooter nel 2008, falciato da un’auto ad un incrocio. Aveva lasciato le corse nel ’95 per un gravissimo infortunio al TT, quello vero, all’Isola di Man.

Nel ’92 Falappa vinse 4 GP con la Ducati ufficiale gestita da Franco Uncini

PRIMA DEL FLAG TO FLAG  – Quella domenica non pioveva. Strano, c’era perfino un pallido sole. Polen dominò la prima gara ma nella seconda restò per strada complice un pistone difettoso. “Posso battere le giapponesi con due soli cilindri, con uno è impossibile”. Doug era un texano di spirito. Giancarlo Falappa, che di Polen era il compagno di squadra, andò in testa e quando l’australiano Rob Phillip cadde si ritrovò con la gara in mano. Ma cominciò a piovere e la corsa venne fermata, ripartendo poco dopo con l’asfalto di nuovo asciutto. Se succede domenica, niente stop, i piloti entreranno ai box per cambiare moto e via. Adesso anche la SBK è diventata uno show per la tv, non c’è tempo da perdere, al massimo un piccolo break per lanciare la fascia pubblicitaria.

RUGGITO DEL LEONE –  Carl Fogarty allora aveva già 27 anni e tutti sapevano che fosse uno forte. Ma,  tagliato dalla Honda UK,  quell’anno si dovette accontentare di correre dove capitava: nell’endurance con la Kawasaki (Mondiale vinto, of course…) e in Superbike con la Ducati di un concessionario inglese. Partì come partono i piloti che hanno fame  e prese Falappa in contropiede. Era un sorpasso di carta perchè allora c’era la somma dei tempi e Giancarlo aveva un margine di  cinque secondi guadagnati nel primo spezzone. Poteva permettersi di arrivare secondo, ma  non fece calcoli: si avventò su Fogarty e lo infilzò allo spiedo. Il Leone festeggiò impennando in piedi sulle pedane la settima delle sue sedici vittorie Mondiali. Falappa ha smesso di correre per un gravissimo incidente capitatogli nel maggio 94 mentre provava la Ducati ufficiale ad Albacete. Adesso guida il camper e non perde una corsa del Mondiale. Domenica ad Assen ci sarà anche lui. Ventidue anni dopo, sembra ieri.

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2 commenti

  1. AlfonsoGaluba ha detto:

    Sig.Gozzi, i suoi racconti sulle gare storiche del mondiale Superbike sono sempre interessanti, leggerli mi fanno risvegliare la passione per il motociclismo sportivo. Potrebbe scrivere nel suo blog solo delle gare storiche del mondiale Superbike invece di parlare di Dorna, regolamenti assurdi, eccc. Naturalmente la mia è una provocazione, ma se parlasse solo di gare storiche io sarei un suo lettore più assiduo di quanto non lo sia adesso. 🙂

  2. AlfonsoGaluba ha detto:

    La mia critica verso la Dorna parte dal modo di gestire il motociclismo sportivo, fino alla formulazione dei regolamenti (vecchia domanda a cui nessuno risponde: Ma la Federazione Internazionale Motociclismo cosa fà? a cosa serve? come mai non interviene mai?) Detto ciò, nel 1992 io ricordo una stagione equilibrata caratterizzata dalla sfida Polen-Roche. Polen aveva le Dunlop ma Roche aveva le Michelin, sbaglio? Se non erro competivi erano anche Rob Phillis, Falappa, Pirovano (anche lui Michelin), Slight, Mertens, Fogarty, Russel (fin quando non si infortunò). Mi spiace doverlo dire, ma io preferisco la stagione del 1992 a quella di oggi. E, mi spiace nuovamente, ma più passa il tempo meno amo il motociclismo contemporaneo e di più amo quello storico.