27 Luglio 2014

Alla 8 Ore Rea e Schwantz traditi dai compagni kamikaze

Alla 8 Ore di Suzuka Jonathan e Kevin pagano caro gli errori dei compagni di squadra giapponesi. A meno di tre ore dal traguardo Rea aveva oltre un giro di vantaggio il secondo trionfo in pugno, dopo quello del 2012. Ma la rovinosa caduta di Kosuke Akyioshi ha mandato in fumo la gloria, oltre al […]

Alla 8 Ore di Suzuka Jonathan e Kevin pagano caro gli errori dei compagni di squadra giapponesi. A meno di tre ore dal traguardo Rea aveva oltre un giro di vantaggio il secondo trionfo in pugno, dopo quello del 2012. Ma la rovinosa caduta di Kosuke Akyioshi ha mandato in fumo la gloria, oltre al premio d’arrivo con parecchi zeri. La cosa più incredibile è che era successa la stessa identica cosa pure l’anno scorso! Kevin Schwantz, 50 anni suonati, voleva ripetere il clamoroso terzo posto di dodici mesi fa, 18 anni dopo il ritiro dall 500GP. Ma non ha compiuto neanche un metro perchè Nobuatsu Aoki è volato via dopo appena cinque giri, ingannato dal bagnato di cui per altro l’ex pilota del Motomondiale adesso 42enne è specialista. Dal caos è spuntato come anno scorso il team Mushashi con Takumi Takahashi, Leon Haslam e Michael van der Mark, 21enne olandese anche stavolta autentico trascinatore.

Jonathan Rea, 27 anni.

REA SFORTUNA NERA – La CBR-RR numero 11 era la punta del gigantesco squadrone Honda (22 moto di cui 10 ufficiali su 70 partenti!) e la prima parte della maratona ha pienamente rispettato le attese. Akyioshi era stato perfetto nel primo turno di guida sul bagnato, poi un Rea in forma strepitosa aveva scavato il solco sull’asciutto. La gara, accorciata di un’ora per un terribile temporale al momento della partenza, era già ipoteca. Ma nel corso della quinta ora (giro 109, circa 630 chilometri) Akyioshi impegnato nel terzo stint ha perso il controllo alla curva “130R”, a oltre 200 km/h, distruggendo moto e sogni. Trasportato fuori in barella è poi riuscito a riportare il rottame nel box, correndo a piedi coi legamenti del ginocchio destro distrutti. Una inutile pazzia, perchè la frittata ormai era fatta. L’unica nota positiva è che l’incidente ha lasciato spazio a Lorenzo Zanetti che, schierato dalla HRC come riserva, ha così battezzato il suo esordio nella prestigiosa maratona, seppure con un distacco di 22 giri dai primi. L’unico trionfo italiano alla 8 Ore resta quello di Valentino Rossi nel 2001  con la stessa Honda #11 che allora era la VRT-SPW bicilindrica.

Kevin Schwantz, 50 anni

SCHWANTZ SPETTATORE – “Nel 2013 ero venuto per vedere come me la sarei cavata dopo tanti anni di stop, avevo affrontato un solo turno di guida (55 minuti, ndr) e tutto sommato era stato solo un divertimento, stavolta sono qui per spingere davvero” aveva bellicosamente dichiarato il campione del Mondo della 500GP ’93 prima del via. Ai suoi tempi Schwantz è stato un vero cavaliere del rischio, con un concetto del limite tutto suo. Una volta disse che “la frenata perfetta è quando pensi che ormai sia troppo tardi”. Guidando senza compromessi ha buttato via tante gare e qualche titolo Mondiale, ma conquistato il cuore degli appassionati. Diventato ambasciatore Suzuki, è ancora un idolo perfino per i giovanissimi che lo hanno visto correre solo su youtube. Oggi Kevin dimostra più del suo mezzo secolo ma il talento è ancora intatto: nelle qualifiche aveva realizzato il decimo tempo “ma non avevo girato tanto, avevo un bel po’ di margine in tasca.” Ma è rimasto lì, perchè Aoki ha rovinato tutto. Chissà se ci sarà un’altra occasione.

Seguitemi su Twitter: https://twitter.com/PaoloGozzi1

Facebook: https://www.facebook.com/paolo.gozzi.54

Lascia un commento