27 Settembre 2022

L’opinione: “Pecco Bagnaia in battaglia ti salva l’istinto non la ragione”

Giuliano Pugolotti, scrittore e ultramaratoneta che ha attraversato i più insidiosi deserti del mondo, analizza personalità ed errori del ducatista

Pecco Bagnaia, Ducati

Giuliano Pugolotti, giornalista e scrittore,  è uno dei più noti runner italiani dei deserti. Ha corso per centinaia di chilometri, da solo, nelle situazioni più estreme. Ha attraversato luoghi leggendari: da Atacama a Gobi, da Wadi Rum alle Svalbard.

Parmigiano, 62 anni, Giuliano ama il motociclismo in tutte le declinazioni. E’ un appassionato lettore di Corsedimoto e a volte ci manda sui pensieri e considerazioni.  Che non sono mai banali, perchè Pugolotti è un grande osservatore di uomini e sportivi. A cominciare da se stesso. Perchè lanciarsi in una ultra maratona, senza sapere come risponderà il tuo organismo, e a quali prove ti costringerà l’ambiente circostante, è un pò come provare a vincere il Mondiale MotoGP. Un adrenalico, estenuante viaggio verso l’ignoto. 

Domenica Giuliano è rimasto colpito dall’errore di Pecco Bagnaia e ci ha mandato queste considerazioni che condividiamo con voi lettori. 

“A giugno c’erano novantuno punti di distacco da Fabio Quartararo  ed il mondiale di Pecco Bagnaia sembrava chiuso. Da quel momento, tolta la pressione,  Bagnaia ha iniziato a vincere a raffica” spiega Giuliano Pugolotti.  “Lo avevo previsto.  Adesso che il mondiale è di nuovo aperto, ecco ancora la pressione e Bagnaia che ritorna a  fare gli stessi errori. Lui come atleta da tutto se stesso e non si può chiedere di più.  Semplicemente non ha il menefreghismo del campione e neppure la visione.  Puoi costruire a tavolino tutto quello che vuoi, ma quando sei in battaglia è l’istinto che  ti salva, non la ragione. Non hai il tempo di ragionare. Devi decidere senza pensare.

Pilota fortissimo tecnicamente, ma non basta. In Giappone il  suo compagno di squadra con la stessa moto e le stesse gomme ha dato un distacco abissale al secondo. Quindi la moto c’è. Il team c’è. Il pilota? Lo sportivo in fondo è un laboratorio vivente. Elabora e si  modella in base a situazioni che le persone che non competono non riescono a vivere. Per questo è affascinante e bello seguirli.  Io non sono un tifoso. Mi piacciono tutti i piloti ed è interessante vederne gli spunti che li rendono riconoscibili”.

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