25 Maggio 2022

Mugello 1984: Quando Maurizio Vitali piegò il Re Angel Nieto

Maurizio Vitali vinse da eroe la 125 al Mugello di 38 anni fa, piegando il Rea Angel Nieto. Poi è diventato famoso come "uomo dei caschi" di Max Biaggi e Valentino Rossi

Maurizio Vitali, Mugello

Mugello, 2 settembre 1984. In scena il Gran Premio di San Marino. Angel Nieto ha già vinto il Mondiale da tempo ed ha deciso di disertare le ultime gare ma la Garelli vuole tre moto sul podio e decide di farlo correre ugualmente. Le Garelli sono le 125 più veloci di quell’epoca e praticamente non hanno rivali, o quasi.

Maurizio Vitali, è un ragazzo romagnolo che gareggia su una MBA preparata dai suoi amici. E’ un pilota privatissimo anche se ha due sponsor importanti quali Loza e Stella Artois, grazie all’amicizia con l’importatore. Al Mugello 1984 è protagonista di una corsa una gara epica che segna la storia del motociclismo.

“Era stata una gara incredibile – racconta Maurizio Vitali – al Mugello tutti si aspettavano le Garelli ma io con la mia MBA ho stabilito la pole. In gara io e Angel abbiamo corso su ritmi impressionanti, di gran lunga inferiori ai tempi delle qualifiche. Era un giorno perfetto, volavo, ogni giro demolivo il record della pista. Angel Nieto però non voleva perdere. Ha provato in tutti i modi a battermi, purtroppo però è caduto, si è fatto male e dopo quella gara non è più riuscito a tornare il campione di prima. Mi dispiace solo quello, per il resto quella del Mugello 1984 è stata una delle gare più belle della mia vita”.

Tutti ti conoscono come il tecnico dei caschi di Max Biaggi e Valentino Rossi. Chi era Maurizio Vitali pilota?

“Io ero un pilota che non mollava mai. Ho corso quasi sempre da privato e non era facile farmi accettare l’iscrizione, ho dovuto lottare parecchio anche solo per poter partecipare ai gran premi. Ho vinto 2 gare e sono salito diverse volte sul podio. Gli ultimi tempi ho corso su una Garelli ufficiale ma poi a 37 anni ho dovuto smettere e non per scelta ma per un infortunio. Ho avuto una stagione talmente tanto sfortunata che mi ero fatto male scivolando a piedi all’uscita dalla clinica mobile”.

Poi cosa hai fatto?

“Io amavo lo sport, non riuscivo a stare fermo anche se infortunato ed ho iniziato a gestire un circolo tennis vicino a casa mia. Intanto era nato mio figlio Luca e da bambino aveva iniziato a giocare a calcio come portiere. Nella mia vita è sempre avvenuto tutto in modo estremamente naturale, semplice e lo è stato anche quando ho iniziato a lavorare per AGV. Cercavano un tecnico che seguisse Max Biaggi e io i primi tempi riuscivo a conciliare il lavoro nel motociclismo e quello al circolo tennis. Biaggi era un pilota già affermato, un grandissimo professionista”.

Da Max Biaggi a Valentino Rossi.

“Ho iniziato a lavorare per Vale che era un ragazzino, partecipava al Campionato Europeo che all’epoca si correva in concomitanza con il Mondiale. Sono stato al suo fianco dalla sua prima all’ultima gara”.

Che ricordi hai di Vale?

“Era un ragazzo molto curioso, mi chiedeva sempre un sacco di cose, serio, furbo ed in intelligente. Sia lui che Max mi hanno regalato delle grandissime soddisfazioni professionali ed hanno fatto crescere AGV”.

Hai raccolto grandi soddisfazioni anche con tuo figlio Luca.

“Luca era appassionato di calcio poi un giorno è venuto con me ad una gara e si è appassionato. Mi ha chiesto di partecipare alle selezioni del Trofeo Aprilia anche se non era mai salito in moto. Ha provato per la prima volta a Pomposa e c’era portato. All’inizio ha praticato entrambi li sport anche se non mancavano le concomitanze. Una volta ha corso le qualifiche del Trofeo Aprilia a Magione ed ha conquistato la pole position. Lo stesso week-end, però, c’era anche la finale di un torneo di calcio: ci siamo fatti oltre 300 chilometri con il furgone, ha giocato parando dei rigori e dopo avere vinto il torneo di calcio, siamo andati di nuovo a Magione per la gara. Luca ha poi lasciato il calcio. Gareggia in moto ormai da anni ed ora partecipa al CIV Superbike: ha vinto la prima gara stagionale e può fare bene”.

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