26 Giugno 2020

Motomondiale, i costruttori dimenticati: l’incredibile storia di Moriwaki

Ripercorriamo le vicende di Moriwaki, un nome ormai leggendario nella storia delle corse. Dagli esordi fino ai trionfi nel Motomondiale

Moriwaki Elias 2010 Mugello

Scorrendo la lunga lista di costruttori dimenticati, troviamo Moriwaki, che davvero ha una storia particolare. Tra lacrime familiari e successo globale, ecco la storia di un giapponese… atipico. La storia inizia con un uomo: Mamoru Moriwaki. Pilota senza pretese alla fine degli anni ’60, fu notato dall’ormai leggendario Hideo Yoshimura, rinomato imprenditore. Può iniziare a farsi così le ossa, ma non per quanto riguarda la guida. In effetti, Mamoru è appassionato di meccanica, ma non ha nemmeno un diploma.

Non importa! Decide così di apprendere la scienza della meccanica insieme a “Pops” Yoshimura. Per la teoria? Prende in prestito libri da un college per migliorare le sue conoscenze. La collaborazione tra i due uomini sta andando bene. Mamoru ha persino sposato la figlia di Hideo, il suo capo. L’azienda ormai a conduzione familiare si sta facendo strada, senza troppe pretese. Ma nei primi anni ’70, il successo raggiunse Yoshimura.

Con la testa piena di sogni, Hideo decide di salpare e tentare la fortuna negli Stati Uniti. Difficile immaginare la tristezza di Moriwaki per questa decisione, essendo infatti così legato al Giappone. Alla fine non seguì il suo capo e suocero, decidendo di rimanere nella terra dei suoi antenati. Un anno dopo Yoshimura era già tornato, e senza un soldo. Il sogno americano si era trasformato in un incubo. Mamoru decise di aiutarlo finanziariamente: una saggia decisione, fondamentale nella storia di Yoshimura Engineering, un’istituzione al giorno d’oggi. A poco a poco, Moriwaki iniziò ad acquisire sempre più rispetto nel piccolo mondo della meccanica d’élite. Così, nel 1973, decise di dare vita ad una propria attività e di separarsi da “Pops”, specializzandosi nella costruzione di telai e collaborando con Kawasaki per i motori.

Fu alla 8 Ore di Suzuka, il leggendario evento del Mondiale Endurance, che si mise in evidenza. Nel 1978, Graeme Crosby e Akitaka Tomie si qualificarono davanti a tutte le squadre ufficiali. Due anni dopo si ripete la stessa impresa: questa volta si piazzano davanti alla Kawasaki ufficiale di Eddie Lawson (!) e dell’australiano Gregg Hansford. Con un rivoluzionario telaio in alluminio, molto raro per le grandi cilindrate, nel 1981 porta Wayne Gardner all’esordio alla 8 Ore: arriva così una nuova pole position. Gli exploit del “coccodrillo” sulle motociclette giapponesi gli hanno permesso di conquistarsi qualche anno dopo un contratto con Honda, così come un Campionato del Mondo 500cc.

Più tardi, il marchio è diventato più conosciuto a livello internazionale. Sotto contratto con la Honda per la fornitura di motori, l’azienda fece una breve apparizione in MotoGP, tra il 2003 ed il 2005. È il francese Olivier Jacque a realizzare la migliore stagione della MD5 nel 2004, conquistando cinque punti iridati. Ma la storia non è finita, tutt’altro. Nel 2009 la storica 250cc dice addio al Motomondiale, per essere sostituita dalla Moto2. Motori Honda 600cc identici per tutti, al fine di esaltare la guida dei piloti. In questa nuova classe intermedia, Moriwaki ci ha visto una grande opportunità.

In effetti, l’azienda di famiglia intratteneva buoni rapporti con la casa dell’ala dorata e quindi aveva un vantaggio rispetto a Suter, Kalex, FTR, BQR e altri. Moriwaki si è quindi impegnata nella costruzione di un telaio.

Nel primo anno Moto2 registriamo il record di costruttori presenti. Abbiamo ben diciassette telai diversi (rispetto ai cinque di oggi) in griglia in Qatar per il round inaugurale. Gresini ha deciso di affidarsi a Moriwaki: una mossa vincente, Toni Elías riesce ad approfittarne rapidamente. Per tutta la stagione lo spagnolo si mette in evidenza in sella ad una moto assolutamente perfetta, a differenza dei suoi concorrenti (Julián Simón, secondo in campionato, ha dovuto cambiare telaio a metà stagione).

In totale arrivano sette vittorie, due pole position e un titolo ampiamente meritato per lo spagnolo, ma anche per Moriwaki. Partendo da zero, senza alcuna formazione o diploma, Mamoru Moriwaki è un vero esempio per chiunque desideri realizzare il suo sogno. Perseveranza, determinazione e saggezza sono aspetti chiave da conservare preziosamente e da usare al momento giusto.

L’articolo originale di Nicolas Pascual su paddock-gp

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