16 Gennaio 2023

Potenza cercasi: Yamaha, guarda al tuo passato!

Domani si svela il team Monster Yamaha MotoGP: agli albori la casa Jap ci mise poco a raddoppiare i cavalli delle sue YA-1. Succederà anche sulle YZR-M1 2023?

Potenza cercasi: Yamaha, guarda al tuo passato!

Domani in quel di Jakarta, Indonesia, il team Monster Yamaha darà il via alla trafila di presentazioni dei team MotoGP per la stagione 2023. Come risaputo, un team launch sostanzialmente per finalità di sponsor e, considerata la location, commerciali. L’Indonesia oggi, fatto ormai ampiamente risaputo, rappresenta uno dei mercati più importanti per le case motociclistiche. A maggior ragione il sud-est asiatico, sempre più meta di Gran Premi della top class e, di conseguenza, di eventi promozional-commerciali di vitale importanza per gli uffici marketing delle case. Secondo consuetudine ciò che vedremo non sarà pertanto la YZR-M1 in configurazione 2023. Presumibilmente, una 2022 (se non addirittura una versione antecedente..) vestita con i nuovi (?) colori e nulla più. In questo caso specifico, poco male. D’altronde, ciò che più ci interessa monitorare al box dei Tre Diapason, sta nel “cuore” della M1.

YAMAHA MOTOGP IN CERCA DI CAVALLI

Di dominio pubblico la necessità per Yamaha di colmare il gap motoristico con la concorrenza. Un’espressa richiesta di Fabio Quartararo che, insomma, vorrebbe vita un po’ più facile rispetto al dannarsi in miracoli eucaristici nel tentativo di fronteggiare la concorrenza. I primi sviluppi introdotti ai test di Misano avevano giovato all’umore dell’iridato 2021, meno quanto provato in quel di Valencia. Un “El Diablo” sincero non ha saputo mascherare la delusione per un sostanziale nulla di fatto in tal senso, ma con l’auspicio (e la fiducia) che ai Test di Sepang cambierà qualcosa.

INVESTIMENTI YAMAHA

Per trattenere Fabio Quartararo e, contestualmente, favorire la rinascita agonistica di Franco Morbidelli, Yamaha ha offerto rassicurazioni al riguardo. L’innesto di Luca Marmorini, dai trascorsi formulaunistici (Ferrari, Toyota, ancora Ferrari) e recentemente al seguito di Aprilia, accerta la ferma volontà di Iwata nel trovare, quanto prima, una soluzione. Il tester Cal Crutchlow ha promosso le migliorie provate nell’ultimo periodo, lanciando un messaggio distensivo e rassicurante nei confronti soprattutto del buon FQ20.

SI TORNA ALLE ORIGINI?

Concettualmente le Yamaha sono riconosciute universalmente come moto ben guidabili, maneggevoli, dalla percorrenza in curva sopraffina, alle volte anche a scapito di doti motoristiche. In origine era quasi l’esatto opposto. Anzi: agli albori dell’azienda, si puntava tutto sulla “cavalleria” (nel senso di cavalli, o kilowatt se preferite), metro di paragone con la concorrenza e per accertare e veicolare al moondo lo sviluppo tecnologico del proprio prodotto.

DEBUTTO E PRIME VITTORIE IN POCHI MESI

Una filosofia che ci porta alla genesi (no, non parliamo della Yamaha Genesis..) della casa di Iwata, anche se all’epoca la base operativa principale era situata ad Hamamatsu. Nel 1955 NIPPON GAKKI lanciò la sua divisione motociclistica Yamaha, con la ferma convinzione di puntare sulle embrionali competizioni sportive del Sol Levante per promuovere il prodotto. In particolare la YA-1 125cc, subito vittoriosa nella classe per “moto commerciali” (dove non erano consentite modifiche rispetto al modello di serie) della Mt. Fuji Ascent Race. Questo nel luglio 1955, giustto pochi mesi successivi alla nascita dell’azienda, ma già in grado di condurre 7 esemplari della YA-1 ai primi 10 posti della gara svoltasi ai piedi del Monte Fuji.

IL MIRACOLO DEL 1955

La sfida successiva avrebbe portato Yamaha a confrontarsi con Honda, Suzuki, Meguro, Marusho e, chi più ne ha, più ne metta alla gara “regina” dell’epoca. Organizzata dalle stesse case costruttrici e con finanziamenti governativi, la Asama Highlands Race (successivamente Asama Volcano Race) rappresentava la corsa più importante. Non da meno, da vincere assolutamente. Per la sua stessa essenza e prerogativa, vetrina pubblicitaria dei costruttori giapponesi di motociclette. La neonata Yamaha non poteva mancare e, soprattutto, non poteva fallire. Considerando che, sulla carta, si poneva come una sfida ben più impegnativa rispetto alla Fuji Ascent Race, bisognava prepararsi a dovere. Inventandosi anche dei veri e propri miracoli.

POTENZA RADDOPPIATA IN DUE MESI

Parallelismi con la realtà contemporanea risultano quantomeno improponibili, ma fa specie pensare a come, nel 1955, la determinazione degli ingegneri Yamaha concretizzarono una magia. In vista della partecipazione all’Asama Highlands Race, il presidente Kawakami ordinò al team tecnico di raddoppiare la potenza della propria YA-1. Impossibile! Eppure, ci riuscirono. In soli due mesi, giusto alla vigilia della gara, la potenza della moto passò da 5 a 10 cavalli. Per l’epoca, qualcosa di straordinario. Di incredibile.

DOMINIO YAMAHA IN GARA

Non tutto filò liscio, basti pensare che diversi motori (dovuto anche al fatto che si corresse a 1.000 metri di quota) andarono letteralmente in fumo nei test della vigilia, comportando una corsa contro il tempo per portare dal Reparto R&D fino al Monte/Vulcano Asama le unità superstiti in azienda. Alla fine, la gara si rivelò un successo, con 4 Yamaha ai primi 4 posti, battendo la debuttante Suzuki e le favoritissime Honda Benly 125. Vincendo nonostante il ritiro del pilota Yamaha più atteso, Taneharu Noguchi, fuori gioco al terzo dei quattro giri previsti proprio per un motore KO. Un propulsore spinto al limite, tanto che le YA-1 nel salitone verso il Ranch di Asama risultavano inavvicinabili per chiunque, guadagnando secondi su secondi nei confronti delle avversarie. Ecco: una M1 velocissima in rettilineo sarebbe davvero un sogno per Quartararo e Morbidelli. Possibilmente, non un sogno utopistico…

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