25 Novembre 2022

Quante meteore nella MotoGP ’22, il bilancio dei piloti ad intermittenza

Tantissimi piloti in azione in MotoGP nel 2022, ben 32 fra wild card e sostituti. Ecco quali segni anno lasciato nel Mondiale

petrucci suzuki, motogp

di Nicolas Pascual/paddock-gp

Nella stagione MotoGP 2022 abbiamo visto in azione ben 32 piloti, ma ve li ricordate tutti? In effetti, è la prima volta dal 2018 (33) che ne contiamo così tanti in classe regina. Nel corso dell’anno abbiamo osservato molte wild card e sostituzioni, questa è l’occasione perfetta per ricordarli. Non citeremo il caso di Cal Crutchlow, che merita un’analisi a sé stante.

Stefan Bradl, HRC

Partiamo dal più scontato di tutti, che possiamo quasi considerare titolare viste le tante presenze negli ultimi tre anni. Stiamo parlando ovviamente di Stefan Bradl. Anche in questa stagione ha disputato otto Gran Premi, purtroppo senza successo. In sette di questi è stato schierato dal Repsol Honda Team al posto del convalescente Marc Marquez. A Jerez invece il tedesco ha vestito i colori HRC per una vera e propria wild card. La carriera di Bradl è speciale. Dopo un titolo Moto2 (curiosamente, proprio davanti a Marquez), non ha mai riscosso il successo sperato in MotoGP. Conclusa una stagione e mezza da incubo con Aprilia (2015-2016), pensavamo che non sarebbe tornato presto in pista. Il suo ruolo in HRC però gli ha permesso di “approfittare” dell’infortunio di Marquez nel 2020. Da allora ha gareggiato in 25 Gran Premi per la casa dell’Ala Dorata, un vero tour de force MotoGP. In termini di risultati invece è un’altra storia: nel 2022 ha conquistato solo due punti a Misano.

Michele Pirro, Ducati

Che dire di Michele Pirro, altro habitué tra sostituzioni e test MotoGP in condizioni di gara? Come avviene da quasi 10 anni, l’italiano rappresenta il perfetto “super-sostituto” in MotoGP. Per molto tempo si è distinto con grandi risultati, che senza dubbio avrebbero potuto fargli rivendicare un posto da titolare in una squadra da metà classifica. Ma non in questa stagione. Il tester 36enne ha faticato a tenere il passo nelle sue tre presenze (un 16° posto come miglior risultato). Da notare che ha corso su una Desmosedici decorata con i colori Aruba.it, simile alla Panigale delle Superbike. Una bella livrea, ma troppo lontana in classifica per avere il tempo di apprezzarla. La Ducati dovrà senza dubbio occuparsi del caso Pirro negli anni a venire, e pensare al suo successore.

Savadori, Aprilia, e Nagashima, HRC

Anche Lorenzo Savadori ha sfruttato alcune occasioni da wild card per aiutare a sviluppare l’Aprilia RS-GP. Il campione Superstock 1000 2015 non è però riuscito a brillare nelle sue cinque presenze stagionali: il miglior risultato è un 19° posto a Spielberg. Andiamo avanti poi con Tetsuta Nagashima. Nel 2020 pensavamo fosse in lizza per il titolo Moto2 dopo la vittoria in Qatar, seguita dal podio a Jerez. Alla fine è crollato completamente a metà stagione e non è più tornato sul podio. Nel 2022 gli è stato affidato lo sviluppo della RC213V e il suo ruolo in HRC gli ha permesso di ritorno. Prima alla 8 Ore di Suzuka, vinta con Iker Lecuona e Takumi Takahashi, poi nei Gran Premi. Wild card a Motegi su una moto ufficiale, è caduto al 10° giro, per poi sostituire l’infortunato Takaaki Nakagami nei tre round successivi. Il massimo è un bel 19° posto a Phillip Island, un risultato piuttosto incoraggiante date le prestazioni della sua moto e la sua poca esperienza in MotoGP.

Suzuki, la novità in MotoGP

Chiudiamo con i piloti Suzuki. Visto l’addio, la casa di Hamamatsu ha deciso di far provare la GSX-RR a più piloti in assenza di Joan Mir infortunato. Tre diversi piloti hanno gareggiato con la sua moto, ogni volta per un solo round. Kazuki Watanabe, a Misano, è stato il primo: sconosciuto in Europa, è uno specialista dell’Endurance. Ha ottenuto risultati notevoli con SERT, aveva già sperimentato la velocità in Europa ed in occasione di una wild card in 250cc a Motegi nel 2009 aveva ottenuto il 14° posto. Ha avuto quattro opportunità in Moto2 nel 2010 con Suter, ma senza successo. Nel 2017, il pilota attivo nel campionato giapponese Superbike MFJ ha completato un’intera stagione in Supersport (20°). La sua esperienza in MotoGP si è conclusa con un 21° posto sul tracciato italiano.

Suzuki, il tester ed il ritorno di Petrucci

Durante il round giapponese, Suzuki ha portato Takuya Tsuda, collaudatore da quando il marchio è tornato in MotoGP nel 2015. I suoi 38 anni non gli hanno impedito di rispondere e tornare sulla bestia che lui stesso aveva aiutato a progettare. Ricordiamo che aveva già corso a Jerez nel 2017 in sostituzione di Álex Rins infortunato. La sua partecipazione è stata rovinata dalle fiamme in uscita dalla sua carena. Il terzo è nientemeno che Danilo Petrucci, che non ha bisogno di presentazioni. Due volte vincitore in MotoGP, il simpatico italiano stava tornando nel Mondiale dopo le escursioni in offroad e il campionato disputato negli Stati Uniti. Un 20° posto al traguardo al Buriram non guasta il ricordo che abbiamo di lui, un “pazzo” che ha scalato la classifica, fino a diventare un vincitore in MotoGP davanti al pubblico di casa al Mugello.

Foto: motogp.com

L’articolo originale su paddock-gp

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