1 Marzo 2023

MotoGP, Michele Pirro: “Mi brucia non aver partecipato al Mondiale”

Michele Pirro è una pedina centrale nello scacchiere Ducati in MotoGP e SBK, ma resta l'amarezza per non aver partecipato ad un Mondiale.

MotoGP, Michele Pirro

Tra Michele Pirro e Ducati è stato amore a prima vista dopo la firma alla fine del 2012. Al via ha partecipato subito a dieci Gran Premi, tra wild card e come sostituto dell’infortunato Ben Spies. Da subito ha iniziato a svolgere importanti test per la Casa di Borgo Panigale, diventando un perno centrale nell’evoluzione della Desmosedici GP. Nel suo curriculum può vantare non solo di essere Campione Italiano Superbike, ma di aver contribuito alle vittorie mondiali di Pecco Bagnaia in MotoGP e Alvaro Bautista in Superbike.

Un’occasione mancata

Il suo ingresso in Ducati era nato come collaudatore per un anno, nel 2014 avrebbe dovuto correre, “poi è arrivato Gigi Dall’Igna e tutto è cambiato“, ha ricordato Michele Pirro. É arrivato dopo il biennio fallimentare di Valentino Rossi per ripartire daccapo insieme alla squadra, dopo un’epoca un cui si pensava che solo Casey Stoner potesse andare forte con la Rossa. Invece anno dopo anno ha migliorato la Desmosedici, fino a portarla ad un livello massimo. Andrea Dovizioso ha sfiorato tre volte il colpaccio iridato, Pecco Bagnaia era andato vicino nel 2021, ma l’anno dopo non ha fallito. Resta una vena di malinconia per il collaudatore pugliese. “Come pilota, mi brucia il fatto di non aver mai avuto la possibilità di fare una stagione completa del Mondiale. Però sono contento, perché penso di aver fatto molto per portare la Ducati a questo livello e con tanti piloti diversi“.

Il collaudatore MotoGP

Nella sua lunga carriera in Ducati ha potuto lavorare insieme a campioni del calibro di Andrea Dovizioso, Jorge Lorenzo, Andrea Iannone, per alcuni mesi anche con Casey Stoner. Michele Pirro ha anche un po’ rivoluzionato il modo di intendere il ruolo del collaudatore, offrendo un segno di umanità ai freddi dati del computer. “All’inizio è stato difficile trasmettere le mie sensazioni“, ha ricordato il 36enne pugliese a Speedweek.com. Gli ingegneri “vedono la matematica, sono seduti su una sedia davanti a un computer. Era difficile andare contro i numeri del computer. Ma col tempo ho guadagnato la loro fiducia e loro mi hanno creduto“. Solitamente un tester viaggia due o tre secondi più lento dei piloti ufficiali, invece Pirro è alla pari degli altri. “Quando ho provato qualcosa e l’hanno portata ai GP per loro ha funzionato“.

Un nuovo modo di testare

Sulla scia della Ducati anche altri costruttori hanno iniziato a ingaggiare tester all’altezza della situazione. Vedi KTM con Dani Pedrosa, Yamaha con Jorge Lorenzo e poi Cal Crutchlow, Honda con Stefan Bradl. “Penso che sia stata una piccola inversione di tendenza che la Ducati ha fatto perché non avevamo le risorse di Honda e Yamaha… Hanno provato a ingaggiare Jorge Lorenzo, un pilota che dovrebbe fare la differenza, ma ha faticato. Poi hai investito sui giovani e ha funzionato“, ha concluso Michele Pirro.

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Foto di Valter Magatti

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