3 Gennaio 2021

MotoGP, le vere “differenze” tra Yamaha M1-2020 e M1-2019

Nel 2020 la M1 di Franco Morbidelli ha tenuto alto l'onore della Yamaha in MotoGP. Lin Jarvis analizza il lavoro nei box e la 'forma mentis' di Maverick Vinales.

La Yamaha M1 di Vinales, Quartararo e Morbidelli

Fabio Quartararo e Maverick Vinales hanno registrato prestazioni altalenanti nell’ultima stagione MotoGP. Non solo per il problema delle valvole, ma per una mancanza di grip che però non ha afflitto Franco Morbidelli. Come si può spiegare? Non è un mistero che l’italobrasiliano avesse una M1 “ibrida” 2019-2020, ma molto dipende dal lavoro all’interno del box. Merito anche dell’esperienza di Ramon Forcada e del materiale a disposizione. “A volte è meglio lavorare correttamente con il materiale disponibile invece di svilupparlo costantemente e cercare cose nuove. Si tratta sempre di equilibrio”, osserva Lin Jarvis.

Sette le vittorie conquistate dal marchio di Iwata nel 2020, quattro con l’ultima versione della moto. “Statisticamente siamo riusciti a vincere più gare con la nuova MotoGP. Ma dipende sempre dalla pista e dalle condizioni – aggiunge il manager britannico a Motorsport-Total.com -. A volte vuoi migliorare, ma perdi in altre aree. È difficile continuare a migliorare“. Motivo per cui in passato Johann Zarco ha superato i piloti factory. “Come squadra ufficiale devi svilupparti ulteriormente e non puoi andare avanti con quello che hai già e poi aspettarti di essere competitivo in futuro“.

Nonostante i continui aggiornamenti arrivati nel box Yamaha factory, impossibile negare che la M1 fatichi a decollare. Difficile superare in rettilineo e, sui circuiti con scarso grip, la gomma posteriore si consuma anzitempo. “È un problema che abbiamo da tre anni“, ammette Lin Jarvis. “Dobbiamo sempre lottare con il grip. Questo influisce sulla trazione e anche sulla frenata. La moto non ha fornito risultati sempre buoni su tutte le piste. Questo non è dovuto al problema delle valvole, ma a un altro progetto fondamentale“. Franco Morbidelli, con la M1 2019, sembra aver sorvolato le tante preoccupazioni ingegneristiche.

Vinales e la “spirale negativa”

Maverick Vinales ha concluso la sua quarta stagione MotoGP con la casa dei diapason. Sette le vittorie (una nel 2020), quindici i podi (due nel 2020). La sensazione è che ancora non riesca ad esprimersi al meglio con la Yamaha, sebbene c’è chi lo creda sopravvalutato. I vertici giapponesi hanno continuato a scommettere su di lui, i prossimi due anno saranno decisivi per il binomio pilota-costruttore. “Ha i suoi punti di forza e le sue debolezze – sottolinea Jarvis a Speedweek.com -. La sua forza è che anche quando è giù e depresso, continua ad allenarsi con grande motivazione, continua a spingere e poi torna al vertice. La sua debolezza è che viene troppo facilmente coinvolto in una spirale negativa… Quando Maverick sta passando una brutta giornata… tende ad avere sbalzi di umore. Penso che sia una debolezza. Perché voi piloti dovete essere in grado di rimettere a posto la situazione e rimanere nella zona che porta al successo. Se Maverick riesce a rimanere nella sua zona di comfort, può davvero fare cose incredibili“.

Se da un lato Yamaha non è riuscita a dargli una moto su misura, dall’altro ha sempre assecondato le sue richieste. L’arrivo di Esteban Garcia e di Julian Simon sono un indizio in tal senso, eppure non è bastato per diventare un vero aspirante al titolo MotoGP. Neppure in una stagione senza Marc Marquez. Veloce nei test e sul giro secco, ma in gara soffre ancora nelle fasi iniziali, soprattutto quando non parte dalla prima fila. L’asfalto gommato dalla Moto2 sembra il suo tallone d’Achille, non ha un buon feeling con il serbatoio pieno. E ancora nulla è stato escogitato per forgiare quelle armi che gli consentano di puntare al titolo mondiale. Né ha saputo colmare le lacune con il suo talento naturale.

Foto: Getty Images

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