20 Agosto 2021

MotoGP, Ducati “turnover”: sarà ballottaggio tra Bagnaia, Miller e Martin

Ducati ha puntato sui giovani piloti a partire da questa stagione MotoGP. Jorge Martin punta al team factory, Pecco Bagnaia e Jack Miller sono avvisati.

MotoGP, Jorge Martin pilota Ducati Pramac

La nuova filosofia Ducati adottata nel campionato MotoGP inizia a premiare. Dopo l’era Dovizioso-Petrucci, a Borgo Panigale hanno rinnovato il modus operandi puntando sui giovani. Nella stagione 2021 hanno ingaggiato ben tre rookie: Enea Bastianini, Luca Marini e Jorge Martin. L’attenzione è puntata sin dall’inizio sul pilota spagnolo strappato alla KTM e a cui hanno affidato una Desmosedici ufficiale. E i risultati iniziano a premiare l’investimento. Due pole position, una vittoria e due podi in sette Gran Premi, considerando l’infortunio di Portimao che lo ha tenuto fuori per quattro round.

Il nuovo Jorge di casa Ducati

Decimo in classifica MotoGP a quota 64 punti, Jorge Martin punta dritto al team factory. Pecco Bagnaia e Jack Miller sono avvisati. “È un pilota che abbiamo sempre voluto avere con noi, fin dall’inizio – ha detto Gigi Dall’Igna ad ‘AS’ -. Onestamente, credevamo molto in lui e sta facendo molto meglio di quanto sarebbe normale per un debuttante in MotoGP. Siamo molto contenti che sia con noi. Incredibile come sia capace di mettersi al limite delle sue possibilità“. Nel week-end portoghese ha ecceduto troppo spostando l’asticella oltre il limite, non avendo ancora raggiunto la maturità necessaria. “A Portimao avrebbe dovuto essere più calmo, era solo il suo terzo GP. Dopo l’incidente ha capito che non è necessario essere sempre al cento per cento“.

Nel doppio appuntamento in Austria ha saputo sfruttare il “fattore campo” meglio di ogni altro pilota Ducati. Due pole, una vittoria e un terzo posto, quest’ultimo al termine di una gara pazzesca condita dal flag-to-flag. Jorge Martin ha dimostrato di avere non solo talento ma anche testa e sangue freddo. Nonostante una sbavatura ai box quando si trattava di cambiare moto. Chiude alle spalle di Pecco Bagnaia e da qui al termine della stagione MotoGP sarà un assalto continuo verso la squadra factory. “Ha il pieno appoggio della fabbrica – ha concluso Gigi Dall’Igna -. Probabilmente sì, ma dipende da lui e dagli altri piloti. Vogliamo sempre il meglio nella squadra ufficiale“.

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3 commenti

  1. voiedegarag_15199617 ha detto:

    Ducati mette i piloti sotto pressione come nessun altro costruttore, che sia in MotoGP o in WSBK e oggi -coi contratti di un solo anno- molto più di ieri.

    Fin qui si sono separati da Stoner, che -si può dire ora?- fu un errore formidabile, e hanno lasciato a casa Dovizioso, ciò che, a metà stagione passata e dopo averlo fatto passare per “l’anello debole della catena”, non ha prodotto il miglioramento sperato.
    Lorenzo invece fu licenziato non appena si mise a vincere e questo -pare- contro l’avviso di Dell’Igna…

    Adesso insistono con questa “precarizzazione” ma perché non fanno lo stesso coi dirigenti, che sono invece gli stessi dai tempi appunto di Stoner?
    Penso sopratutto a Ciabatti il cui operato personalmente mi lascia insoddisfatto, ma anche Domenicali ha avuto delle uscite suicidarie, tipo quel comunicato (pubblico e involontario!) che licenziava Lorenzo.

    • Anonimus ha detto:

      Ancora con sta leggenda di Lorenzo che fu “cacciato” da Ducati, adesso addirittura “licenziato”….. Fu Jorge ad andarsene in Honda, indispettito dal fatto che Domenicali, durante un intervista, disse che era in buon pilota e che doveva abbassarsi l’ingaggio visti i pessimi risultati avuti fino a quel momento.

      • Fra4314 ha detto:

        Bè, Lorenzo in effetti si accordò con Honda prima del possibile (e già paventato) licenziamento in favore di Petrucci. Certo, di un suo errore si era trattato in effetti, ma considerando l’orgoglio (nel bene e nel male) del pilota in questione e l’investimento fatto, Ducati giocò malissimo le proprie carte, come purtroppo è accaduto spesso fino ad oggi. Ormai è andata così, ma fu uno sbaglio da ambo le parti che se non fatto, oggi probabilmente Ducati e Lorenzo avrebbero un titolo mondiale in più in saccoccia, senza nulla togliere a Dovizioso che, pur mettendosi dietro spesso e volentieri lo spagnolo, non ha le stigmate del campionissimo