1 Settembre 2020

MotoGP: Contratti, gomme e Direzione Gara, i tre problemi da risolvere

La stagione MotoGP è piuttosto strana, ma ciò che succede in pista viene influenzato da tre fattori: contratti, gomme e Direzione Gara. L'analisi.

motogp rossi dovizioso

Non c’è dubbio sul fatto che stiamo vivendo una stagione MotoGP molto particolare. Un inizio ritardato per i problemi sanitari che conosciamo, con conseguente cambio costante di calendario: tanti GP cancellati, round doppi sulle stesse piste. Anzi, inizialmente si pensava addirittura di non riuscire a disputare un Mondiale, invece siamo già a quota 5 gare (sei per Moto2 e Moto3) davvero intense.

Si sta verificando però qualcosa di diverso: quello che rimane in pista, non si ferma lì. Sembra infatti che le gare continuino dopo la bandiera a scacchi, negli uffici ed anche sui social, in cui molti pensano di poter decidere meglio della Direzione Gara. Da dire però che se piovono critiche su così tanti fronti ed anche da persone di peso, molto probabilmente c’è qualcosa da migliorare.

Il problema dei contratti

Da anni osserviamo come squadre e fabbriche ingaggino piloti per l’anno successivo anche prima dell’inizio della stagione. Di conseguenza si creano situazioni ingiuste molto chiare. Perché Rossi dovrebbe lasciare la Yamaha ufficiale anche nel caso in cui vincesse il Mondiale? Com’è possibile che Dovizioso, ora fuori da Ducati, abbia una possibilità solo in Aprilia? Ci sono state poche gare ed il pilota di Forlì è ad appena tre punti dal leader. Abbiamo citato come esempi due persone di peso, vittime della fretta.

Per quanto mi riguarda, nelle competizioni sia i piloti che le squadre dovrebbero concentrarsi solo sulle gare. Questo “libertinaggio” nel momento di parlare di contratti influisce negativamente, mentre l’ideale sarebbe iniziare a trattare durante la pausa estiva. In questo modo anche i team avrebbero maggiori informazioni sui piloti su cui puntare. Davvero pensate, per esempio, che KTM avrebbe ingaggiato Petrucci se avesse potuto come opzione Dovizioso?

Il mercato attuale limita molto i movimenti. Una delle critiche mosse all’attuale Campione del Mondo MotoGP è quella di non aver mai cambiato fabbrica finora, come ad esempio ha fatto Valentino Rossi. Pochi però si ricordano che il Dottore in quelle occasioni ha firmato solamente alla fine della stagione, annunciandolo nell’evento conclusivo a Valencia. Qualcosa che attualmente è impensabile.

Il problema delle gomme

La nuova posteriore Michelin ha cambiato un po’ le gerarchie in MotoGP. Le moto con miglior passo in curva come Yamaha e Suzuki ne hanno beneficiato, mentre Honda e Ducati ne traggono molti meno vantaggi. Quello che abbiamo ottenuto è comunque una maggiore uguaglianza nella classe regina del Motomondiale. Ma c’è qualcosa in particolare su cui si può migliorare.

Le ultime due gare in Austria sono state segnate da bandiere rosse, prima per un incidente tra Zarco e Morbidelli, poi per la caduta di Viñales rimasto senza freni. Entrambe sembravano avere un netto vincitore: Joan Mir nella prima, Pol Espargaró nella seconda. Ma nella pausa tanti hanno cambiato le gomme: l’alfiere Suzuki ha mantenuto quelle già usate, il pilota KTM ha optato per soft nuove al posto delle medie.

Il risultato? Entrambi hanno perso le rispettive possibilità di vincere. Errore dei team? O sarebbe più giusto dare alle squadre la specifica richiesta, in caso di interruzione per bandiera rossa? Secondo KTM, un’altra ipotesi sarebbe impedire di toccare le moto in queste circostanze, che si tratti di gomme o benzina. Idee da considerare, visto che sono stati proprio questi fatti ad influenzare i risultati nei due Gran Premi citati.

Per non parlare di quanto sia ingiusta la bandiera rossa quando hai un gran vantaggio in testa, costringendoti a ripartire dalla griglia con tutti i rivali di nuovo vicini. Fino a 15 anni fa, quando questo accadeva, c’era una seconda partenza, ma tenendo da conto le differenze viste nella prima. Si è giunti ad un cambio di regole perché tutto era più confuso e meno spettacolare per il pubblico, ma certo forse era più giusto.

Il problema della Direzione Gara MotoGP

Giungiamo così al TEMA, in maiuscole, che ultimamente interessa anche i social. Parliamo delle decisioni prese dalla Direzione Gara in situazioni simili, come ad esempio le uscite sul verde: sanzioni a volte arrivate, a volte no. La sensazione che accomuna squadre, piloti e tifosi è la totale arbitrarietà: un esempio è la vittoria tolta a Jorge Martín, dominatore di tutta la gara Moto2 in Stiria.

Ma facciamo un passo indietro, per capire da dove siamo partiti. A lungo i limiti della pista sono stati ben delimitati, ma col passare del tempo, per migliorare la sicurezza, sono state realizzate vie di fuga d’asfalto al di fuori di questi. Se un pilota le percorre può evitare per esempio una caduta: un modo per avere meno lesioni e meno danni alle moto. In questo modo però, come sottolineato da Paolo Simoncelli, stiamo vedendo gare false, “da Playstation”.

I piloti hanno perso la paura di uscire di pista, visto che effettivamente così ci sono meno rischi di cadute. In ogni gara infatti vediamo questi ragazzi andare oltre i limiti e passare sul verde, questa zona asfaltata presente fuori dal percorso ‘ordinario’. Se succede in prove libere e qualifiche è facile, cancellano il giro. Ma se succede in gara? Ecco, questo diventa un po’ più complicato.

Qual è infatti la giusta sanzione per un pilota che esce una, due o tre volte nel corso della competizione? La Direzione Gara manda avvisi, finché non succede troppe volte ed allora viene comminata una Long Lap Penalty. Quando però si tratta dell’ultimo giro sono più rigidi (supponiamo): se si esce dai limiti del tracciato arriva una sanzione che prevede la perdita di una posizione nella classifica finale.

La polemica si accende a questo punto, visto che non ci fermiamo alle sanzioni che cambiano da una stagione all’altra, o da un GP all’altro. Il fatto è che la Direzione Gara decide in maniera diversa nel corso di uno stesso evento. Abbiamo ben tre esempi nelle tre competizioni disputate in Stiria: come detto, la sanzione a Martín, che ha così perso la gara Moto2 a vantaggio di Bezzecchi, che pure è passato sul verde con tutt’e due le ruote.

Se guardiamo la Moto3, segnaliamo Tony Arbolino, uscito all’ultima curva e nonostante tutto secondo, quindi senza alcuna sanzione. In MotoGP poi, Pol Espargaró è andato piuttosto largo sempre all’ultima curva mentre stava lottando per la vittoria contro Miller. Nemmeno per lui ci sono state penalità: comprensibile la rabbia di Joan Mir, che si è visto così strappare la promozione sul podio.

Ma abbiamo anche casi precedenti, sempre di questa stessa stagione. Jaume Masiá a Losail è stato spinto fuori pista da un rivale e per questo la Direzione Gara gli ha tolto il podio in Moto3. A Jerez, Maverick Viñales è uscito di pista in uscita di curva alla Sito Pons, ma non gli hanno tolto il secondo posto a vantaggio di Valentino Rossi.

Si sta creando di conseguenza del malcontento per le decisioni prese dalla Direzione Gara. Questa sensazione di ingiustizia ed arbitrarietà sta turbando l’immagine del motociclismo. È necessario di conseguenza che Ezpeleta e Dorna prendano in mano la situazione, come già successo in altre circostanze, per portare così a regole scritte che siano giuste.

Un modo per evitare così che i giudici interpretino in maniera soggettiva, ma che siano così portati ad applicare le norme in maniera valida per tutti. Non dev’essere particolarmente difficile, ma ad ogni azione segue una conseguenza, che si tratti di colpire un pilota per guida irresponsabile o di un’uscita di pista. L’aspetto più importante è che si riveli sempre uguale per tutti, in ogni situazione.

L’articolo originale su motosan.es

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