9 Novembre 2017

MotoGP: comunque vada a Valencia va in scena il 2018

Marquez-Dovizioso è un verdetto scontato. L'ultimo atto è piuttosto l'anticipazione delle sfide del futuro prossimo.

«Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità.» Era il quarto punto inserito nel “Manifesto del Futurismo” del 1909.

VERDETTO – Le speculazioni di questi giorni sul finale di stagione della MotoGP stanno crescendo come in un climax. Diventano pure un po’ stucchevoli, nel concentrarsi esclusivamente sulla sfida Marquez Vs. Dovizioso. C’è in ballo un titolo, d’accordo, ma ci sono anche 21 punti di differenza. Ci sono due grandi campioni, d’accordo, però a uno basta arrivare undicesimo, mentre l’altro deve vincere. Io credo che il grande motivo di interesse del GP di Valencia, nel suo più profondo significato, non coincida tanto con la fine del campionato 2017, quanto piuttosto con l’inizio di quello 2018. Pensateci: come arrivano le Case, al Ricardo Tormo? La Ducati sembra essere diventata, di successo in successo, la miglior moto del mazzo, la Honda è sempre più Marquezdipendente, la Yamaha è in crisi di identità, Suzuki si è risvegliata dal bel sogno dello scorso anno, mentre Aprilia – che vince il premio simpatia – è alla ricerca della prestazione in gara. KTM è in progressione stupefacente. Fin qui i costruttori.

ENIGMA  VINALES – Per capire che i piloti vivono situazioni simili, basta leggere le dichiarazioni. Andrea Dovizioso giustamente dice di avere un unico obiettivo, ma non l’ossessione dell’obiettivo. Marc Marquez ha interpretato, per un altro anno, sé stesso. Cioè l’enfant terrible Salvatore della Patria Honda. Il prossimo anno il campione del mondo di Cervera sarà in scadenza di contratto. Il fantamercato non fa per noi, però è indubbio che la sola RCV in grado di vincere il mondiale è quella del #93; non si può trascurare il fatto che se HRC vuole tenersi stretto il proprio golden boy in futuro, dovrà per forza fare delle concessioni: tecniche o economiche. Ho apprezzato molto un articolo di Mat Oxley su motorsportmagazine.com, in cui affronta i rovelli del box factory Yamaha. Il pezzo si intitola “Lui aveva già vinto”. Il giornalista si domanda come mai un pilota che ad inizio campionato sembrava avere già in tasca il titolo della MotoGP, dalla tappa di Le Mans non ha più vinto niente. Oxley afferma il giusto quando sostiene che è impossibile credere che Viñales non sappia più come si fa a guidare. Quindi forse la risposta va ricercata nel trinomio telaio-gomme-elettronica. Non a caso Maverick era uno dei pochi piloti a dichiarare di preferire la vecchia gomma anteriore “06” rispetto alla “70” poi ufficialmente adottata.

MISTERI YAMAHA – Ci sono poi misteri, all’interno del box Yamaha, che richiederebbero l’utilizzo di un negromante, per essere svelati. Il #25 ha dichiarato sconsolato, a metà campionato, di aver ricevuto precise indicazioni di non rivelare che tipo di telaio stesse utilizzando. Che senso ha, quando sulla moto perdi fiducia? Valentino Rossi dal canto suo è stato quasi brutale quando ha affermato: «sappiamo cosa c’è che non va, solo che ancora non sappiamo come intervenire.» Andrea Iannone vive una situazione simile a quella dei piloti Yamaha. Il #29 non ha certo disimparato a guidare – forse a rilasciare dichiarazioni, ma questo è un altro fatto – però il potenziale di una delle coppie più attese della stagione finora non si è visto. In compenso abbiamo assistito a ogni sorta di lamento, mugugno, recriminazione possibile e immaginabile. Il prossimo anno, vista la mancanza di risultati, la casa di Hamamatsu potrà beneficiare delle regole speciali di sviluppo. Per tutte queste considerazioni Valencia diventa quindi una sorta di laboratorio di futuro. Comunque vada la lotta per il mondiale.

DUCATI DA BATTERE? Possiamo già essere sicuri che Andrea Dovizioso non smetterà di aver fame di successi. La prossima stagione potrebbe essere quella della consacrazione, se Ducati continuerà con questo trend. Difficile che Marquez perda il mondiale 2017, molto più probabile che non vinca invece quello 2018 se sarà solo contro una muta di avversari agguerriti. Sarà della partita Jorge Lorenzo, che sta dimostrando incoraggianti progressi nella comprensione della Desmosedici. Chi non starà sicuramente a guardare sarà Yamaha: Rossi e Viñales, in rigoroso ordine di anzianità agonistica, non sono due ossi da brodo. Hanno chiaramente individuato quel che gli occorre per vincere. Chi conosce i giapponesi sa che ben difficilmente ripetono per due volte lo stesso errore e a Iwata le moto le sanno fare. La discussione se concedere o meno la moto ufficiale a Zarco va interpretata in questo senso. Quando leggo della sfida “impossibile” al Ricardo Tormo tra Dovizioso e Marquez, io sorrido: a Valencia ha comunque già vinto il motociclismo da corsa. Quello che verrà.

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