MotoGP: Come funzionano i controlli antidoping
Come funzionano i controlli antidoping in MotoGP? Nel 2017-2018 i controlli svolti sono stati 27 all'anno. Nel 2019 è aumentato il numero dei prelievi.
Il caso Andrea Iannone ha aperto le porte ad un mondo finora poco conosciuto nel paddock della MotoGP: i controlli antidoping. Questi sono affidati dalla Federazione Internazionale ad un’agenzia specializzata che durante i GP effettua prelievi di urine ai piloti selezionati. Il numero dei controlli si è intensificato a partire dal 2019, come riporta ‘La Gazzetta dello Sport’. Nel 2017 e 2018 i controlli svolti sono stati 27, suddivisi in 3 GP, in ciascuno dei quali sono stati “sorteggiati” 3 piloti per ogni classe tra Moto3, Moto2 e MotoGP.
Il criterio di selezione dei piloti è molto vario. Possono essere sorteggiati, oppure si decide di controllare i tre sul podio. Decide la FIM, che invia i nomi in una busta chiusa agli ispettori addetti al prelievo delle urine. I piloti depositano il campione biologico sotto osservazione del controllore, per escludere manipolazioni. È lo stesso pilota a scegliere il kit di cui servirsi, conservato in confezioni sterili e aperto dal pilota stesso a sua garanzia. L’urina viene versata in due provette: una servirà per il controllo antidoping, l’altra per le eventuali controanalisi, come richiesto da Andrea Iannone.
Le provette sigillate, in maniera tale da poter essere aperte solo una volta arrivati in laboratorio, arrivano in una delle strutture accreditate dalla WADA sparse per l’Europa. Quella che si è occupata del pilota Aprilia si trova a Kreischa, in Germania. Il tutto avviene sotto rigidi controlli che riguardano anche i corrieri. Un meccanismo studiato nei minimi particolari che rende impossibile inficiare il contenuto delle provette. Adesso il mondo della MotoGP dovrà interrogarsi e prendere le necessarie contromosse per non infangare questo sport che finora ha regalato sempre e solo grandi emozioni.
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