22 Ottobre 2022

MotoGP, Alberto Puig il rude: “Non mi interessa l’opinione della gente”

Alberto Puig a cuore aperto: il team manager parla del suo carattere, dell'incidente e del passaggio in MotoGP, sempre con il marchio Honda.

MotoGP, Alberto Puig

Nella nuova puntata di ‘Behind the dream’, la serie di filmati lanciati dalla Honda, il protagonista è il team manager Alberto Puig. Sicuramente uno dei personaggi più rudi e meno simpatici del paddock MotoGP, ma l’ex pilota catalano non va alla ricerca di consensi, bensì di risultati. Il suo pugno duro all’interno del box ha spinto fuori la porta Dani Pedrosa, spalancato l’accesso di Jorge Lorenzo, Pol Espargarò e Alex Marquez, con i tre piloti costretti a fare presto le valigie… In questo breve documentario il manager parla a cuore aperto, come mai è accaduto prima, della sua carriera di pilota, di coach e team manager, oltre che del suo personaggio.

Alberto Puig si presenta

Si comincia con una presentazione. “Sono una persona che, dall’esterno, può sembrare non mi importi molto delle cose, per un certo verso è corretto. Se sono migliorato in qualcosa come persona, dopo tutti i miei problemi, è che prima mi preoccupavo o cercavo sempre di aiutare le persone che avevano problemi anche se non mi piacevano o non li conoscevo. Ho cercato di essere me stesso – sottolinea Puig –. Non sono molto interessato a ciò che la gente pensa di me. Sono interessato a ciò che posso fare come professionista, a ciò che posso fare per le persone intorno a me o per il mio team. Non sto provando ad essere un ragazzo che tutti amano perché so com’è questo ambiente ed è impossibile“.

L’incidente di Le Mans nel 1995

Alberto Puig ricorda la sua carriera di pilota, quando si è ritrovato una Honda Monkey 50cc tra le mani in tenera età. A 7 anni le prime competizioni, dal 1993 al servizio della HRC. Puig è stato il primo spagnolo a vincere in classe regina il GP di Spagna, la sua unica vittoria. E mentre era in lotta per il titolo mondiale 1995, fu vittima di un incidente a Le Mans che quasi gli costò la vita. “Ad essere sincero, non so davvero come sono caduto. So che stavo andando molto veloce in curva. I ricordi sono terribili, ho sofferto molto. Ho subito molte operazioni per molti anni. Alla fine la gamba c’è, ma ho perso la sensibilità, non ho movimento, ho una protesi ossea. Non è stato facile in questi anni, anche oggi. Ma non ho mai avuto la sensazione di odiare questo mondo, per me non poteva essere la fine“.

Il passaggio in MotoGP

A quel punto è iniziata una nuova pagina professionale, ha cominciato ad aiutare i giovani piloti, ha scoperto Casey Stoner e Dani Pedrosa (di cui è stato anche manager fino al 2013). Nel 2018 entra nel paddock della MotoGP come team manager della Repsol Honda, al posto dell’uscente Livio Suppo, ormai in rottura con la Casa dell’Ala dorata. “Quando sei in questa posizione, in una squadra, devi sapere che avrai momenti belli e momenti brutti. Se pensi che questo sarà il paradiso, non capisci il mondo delle corse. Abbiamo avuto anni molto buoni e ora stiamo soffrendo molto in questi ultimi anni“.

Dalla sua parte si sono schierati sempre i piloti, Marc Marquez più di tutti. “La gente può dire sciocchezze su Alberto, ma per me è fondamentale perché è sincero – osserva l’otto volte iridato -. Quando una persona è sincera e ti parla direttamente, normalmente queste persone non hanno molti amici. Ma Alberto è sincero e all’interno di una squadra una persona come questa è la più importante“.

Foto: Motogp.com

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