22 Agosto 2016

Chi è Cal Crutchlow “Se posso superare, non chiedo permesso!”

Ritratto del 30enne britannico che ha sbancato la MotoGP a Brno. Fosse rimasto in Superbike sarebbe diventato il nuovo Troy Bayliss

Barry Sheene è scomparso nel 2003, troppo presto per apprezzare Cal Crutchlow che all’epoca aveva appena cominciato a correre. Si sarebbero piaciuti, così diversi e così uguali. Li ha fatti incrociare la storia per via dei 35 anni di distanza tra l’ultimo successo del mitico #7 e la fine del digiuno britannico.

MotoGp of Czech Republic - RaceBARONETTO – Sheene era un pazzo glamour, un po’ alla James Hunt. Due volte Mondiale in 500, saliva sul podio con la sigaretta in bocca e i capelli lunghi biondi e scompigliati. Arrivava in Roll Royce, con donne strepitose a fianco come Stephanie McLean, ex modella di Penthouse diventata lei stessa, cronometro in mano e foulard di seta, una delle icòne del motomondiale di quegli anni. Cal Crutchlow è pazzo e basta. Ai tempi della Superbike arrivava in conferenza stampa con le infradito, i calzoncini corti e la birra in mano, come fosse la cosa più normale del Mondo. Era il personaggio perfetto per un ambiente che ama i piloti senza fronzoli, rudi e coraggiosi. Nel 2009 sbaragliò il Mondiale Supersport (medie cilindrate) con la Yamaha: cinque vittorie in tredici gare,  un bel numero di telai disintegrati e record sul giro che hanno resistito anni. Venne promosso in Superbike con la pesantissima responsabilità di sostituire il marziano Ben Spies campione al primo colpo. L’inizio fu da incubo, poi si sbloccò: firmò la prima di tre vittorie proprio a Silverstone, dove la MotoGP correrà fra due settimane. Fosse andato avanti in Superbike, Cal sarebbe diventato il nuovo Bayliss: un bravo ragazzo di enorme talento, uno di quei piloti che guidano con il cuore stretto nel pugno destro e fanno impazzire le folle.

cover garaFIGHETTI – Cal è l’ultimo dei piloti che ti saresti aspettato di vedere nell’algido parterre della MotoGP. Per aspetto, origine e carattere: Cal se ha qualcosa da dire non si frena, altro che parole soppesate dagli addetti stampa. Eppure in qualche modo ha sfondato anche lì, ben prima che arrivasse la prima, sospiratissima vittoria. Nel 2013 finì quinto con la Yamaha satellite, facendone piangere parecchi. E peccato che in Ducati sia arrivato troppo presto, nel 2014, quando il nuovo corso del mago Luigi Dall’Igna era ancora in embrione: chissà cosa avrebbe combinato “Crucciolo” con la Desmosedici di adesso…

cover festaNO REGRET – A gennaio scorso, durante i test MotoGP in Australia, aveva riparlato del vecchio amore, la Superbike. “Vedo le gare, so che se tornassi potrei vincere il Mondiale, forse più di uno, e diventare un idolo”. E allora perchè no? Cal è un tipo onesto, solare, e disse la verità. “Perchè qui in MotoGP girano molti più soldi, non parlo solo d’ingaggio ma di tutto il resto: c’è più gente a Silverstone il giovedi (la giornata degli autografi, ndr) che la domenica a Donington (sede della tappa britannica Superbike, ndr) chi me lo fa fare di muovermi? E poi, credetemi, posso vincere anche qua…” Sembrava un sogno, invece era vero. Secondo al Sachsering (“Avessi cambiato un attimo prima…”), strepitoso a Brno. Al primo giro era quindicesimo. “Se posso superare, non chiedo permesso.”

Goditela tutta, Cal.

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1 commento

  1. fabu ha detto:

    Che dire, un mito! Ma quanto vorrei vedere un ultimo giro tra lui e Lorenzo in bagarre…