29 Gennaio 2020

Moto3, quante spese per un posto nel Mondiale

Quanto costa affrontare una stagione in Moto3? Parecchio, tanto che non sempre squadre e piloti sono in grado di farcela. Vediamo nel dettaglio.

moto3

Realizzare il sogno di competere nel Campionato del Mondo MotoGP e riuscire a mantenere un posto sta diventando sempre più difficile. Il maggior problema? Senza dubbio il fattore economico. Lo sanno bene in particolare i ragazzi schierati in Moto3, una categoria che purtroppo a livello mediatico viene considerata meno. Un fatto che chiaramente influisce anche a livello di finanziamenti. Non sono mancati per questi gli abbandoni sia da parte dei piloti che dei team.

Per citare alcuni casi recenti, registriamo a fine 2017 l’addio forzato di Juanfran Guevara. A 2019 concluso ha salutato Bester Capital Dubai, poi Mugen Race, la squadra dalla storia ventennale di Fiorenzo Caponera. Nonostante una sella già confermata in BOE Skull Rider, nel corso di questo mese ecco l’annuncio del ritiro di Jakub Kornfeil. Conclusa la prima stagione iridata, il problema si è presentato anche per Tom Booth-Amos, tuttora fuori dai giochi. Ma quanti soldi servono per un posto nella categoria minore del Motomondiale?

Da dire che i costi sono aumentati con il passaggio da 125cc a Moto3. Le squadre hanno a disposizione sei motori a stagione, con una vita media di circa 2000 km. Questo ha fatto sì che i team non siano in grado di affrontare tutte le spese da soli, vedendosi costretti a chiedere denaro ai propri piloti. I ragazzi che vogliono avere un’occasione nel Motomondiale quindi devono arrivare anche a contribuire al bilancio stagionale attraverso sponsor personali. Prendiamo come esempio le squadre Moto3 legate a KTM.

Secondo quanto riportato da Speedweek, il costo totale per pilota è di circa 245.000 euro. Di questa spesa complessiva, 60.000 euro sono per i motori (una spesa che compiono IRTA e Dorna). Ci sono poi la ciclistica ed il chassis, per un costo di 85.000 euro, a cui aggiungere 20.000 euro per i due motori di prova per i test invernali. Contiamo poi altri 80.000 euro per tutte le riparazioni in caso di incidenti. In seguito aggiungiamo lo stipendio per il pilota e tutte le spese che dovrà affrontare (circa 180.000 euro).

Le squadre ufficiali non hanno problemi per tutti questi costi, per altre invece la faccenda è diversa. Mettono sì a disposizione le moto, sobbarcandosi tutte le spese, ma non sempre riescono a coprire gli stipendi dei piloti. L’opzione che offrono è quindi di cercare sponsor personali, dei quali esporre i loghi su carene o tute. C’è però anche un’altra situazione: squadre che non solo non possono pagare i piloti, ma anzi li obbligano a versare parte della cifra totale prevista per disputare una stagione.

Una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire, come hanno dimostrato gli ultimi ritiri sopra citati. Il motorsport a livello mondiale quindi sta diventando un discorso sempre più esclusivo: sempre meno persone sono disposte ad accettare questi compromessi. Nonostante ciò, finora non sembra che la Federazione stia cercando una soluzione a tutto questo.

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