11 Giugno 2019

ESCLUSIVA Giacomo Agostini, tra passato e presente del Motomondiale

L'intervista esclusiva a Giacomo Agostini, tra il presente del Motomondiale ed i ricordi del suo periodo da pilota. Ecco quello che ci ha raccontato.

Il Market 2 Ruote di Castelfranco Veneto (Treviso), negozio specializzato nell’abbigliamento moto, ha permesso ai fan di incontrare Giacomo Agostini nel fine settimana appena concluso. Una vera festa per gli appassionati della zona, che sono accorsi in massa per essere immortalati accanto ad ‘Ago’, chiedere autografi (oltre che sui poster, anche su caschi, tute, serbatoi delle proprie moto) e scambiare anche qualche parola con lui. Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo nel corso dell’evento, spaziando dall’attualità ai ricordi. Ecco cosa ci ha raccontato.

Si è conclusa da poco la tappa al Mugello. Com’è andata secondo lei?

È stato davvero un bel fine settimana. Abbiamo conquistato il successo in Moto3, in Moto2 ci siamo andati vicini, in MotoGP abbiamo vinto con un grande Petrucci. Abbiamo assistito a delle gare bellissime, ma è stata entusiasmante soprattutto la categoria regina, con Márquez e Dovizioso molto vicini. Petrucci è stato bravissimo nell’ultimo giro, ha regalato una grande gioia in casa. Ci si aspettava un bel risultato da lui e conquistarlo al Mugello è stato speciale.

Si aspettava la vittoria di Danilo Petrucci?

Era lì. È stato molto competitivo fin dalle libere e poi anche in qualifica. In un certo senso ce lo aspettavamo su questo tracciato.

Dopo questa gara, Marc Márquez appare meno ‘imbattibile’?

Nessuno è imbattibile. L’importante è riuscire a vincere più gare possibile, può capitare di non riuscirci qualche volta nel corso del campionato. Anche lui è battibile, ma una volta su 10! Dipende anche dai tracciati, c’è poi maggiore sensibilità nei dettagli, penso anche all’elettronica. Puoi incontrare difficoltà con un piccolo dettaglio che ti rallenta per due decimi e di conseguenza non rendi come nella gara precedente. Attualmente la messa a punto delle moto è particolarmente difficile, basta poco per perdere quel qualcosa capace di condizionarti.

Come vede tutti questi continui sviluppi sulle moto attuali?

Lo sviluppo c’è sempre perché il mondo va avanti, ma non sono favorevole all’elettronica, a tutti questi aiuti. Io vorrei sempre una moto più “pura”. Con questi regolamenti, le moto sono simili e così anche i piloti, compresi quelli con minore esperienza, riescono ad essere più competitivi. Ne vediamo che debuttano e in breve tempo sono già vicini ai grandi campioni. Togliendo tutto quello che c’è attualmente, è impossibile che un pilota, dopo appena quattro gare, riesca a competere con uno che ha 20 anni di esperienza e tanti titoli. L’elettronica però ti porta ad essere più vicino, la tecnologia vuol dire tanto. Vero anche che, se un pilota è bravo, emerge comunque, come ad esempio Márquez. Tutte le innovazioni attuali però danno maggiori possibilità anche a piloti che in quel momento non dovrebbero trovarsi in certe posizioni perché non hanno esperienza. È come quando vai a scuola: se sei in prima media non puoi essere bravo come quello che frequenta l’ultima classe.

Il talento di un pilota viene così ‘nascosto’?

Il talento se c’è non si perde di certo, ma con la tecnologia si avvicina anche chi ne ha meno. L’esperienza invece è fondamentale in questo sport. Adesso si vedono ragazzini che salgono su moto da 280 cavalli e sono tutti grandi campioni. Non è così però, perché non hanno abbastanza esperienza.

Può essere anche questo uno dei motivi per cui vediamo Valentino Rossi in difficoltà?

Può essere, ma bisogna anche capire che gli anni passano per tutti. Ti faccio un esempio: nel calcio, sarebbe stato impossibile vedere Maradona comportarsi a 40 anni come quando ne aveva neanche la metà. Lo stesso vale per atleti come Cassius Clay o molti altri. Anche se a 40 anni sei giovane, hai a che fare con ragazzini con una mentalità decisamente diversa. È normale, vale anche per me: quando sono tornato al Nürburgring, al Francorchamps o all’Isola di Mann, guardavo i circuiti e mi chiedevo “Ma io sono venuto qui a correre?!” La domanda però me la faccio oggi, a 20 anni non ci facevo caso.

Ci sono stati tanti cambiamenti rispetto a quando correva lei. Come li vede?

L’incremento della sicurezza è senza dubbio un aspetto positivo. Non mi piace invece vedere moto con così tanta potenza. Dobbiamo capire che abbiamo ancora piste in cui correvamo con 100/140 cavalli. Oggi sugli stessi circuiti corri con moto da 280 cavalli ed in certi posti i piloti non arrivano nemmeno a mettere la sesta. Le moto sono andate avanti, ma le piste sono quelle di 40 anni fa: penso per esempio a Imola, Misano, Mugello, Monza, Barcellona. Non è che vediamo cambiamenti ogni anno. Citando il rettilineo a Valencia o a San Marino, alcuni piloti lo percorrono inserendo la sesta tanto per metterla, ma non serve a niente. Non ha senso aumentare i cavalli o cercare una potenza che poi in pratica non usi. Lo spettacolo in pista non cambia, lo vedi solo se ci sono battaglie tra piloti. Mi ricordo le gare con Kenny Roberts, Barry Sheene, Freddie Spencer e tanti altri: erano lotte mozzafiato, eppure tutti avevano 70/80 o anche 100 cavalli in meno rispetto ai piloti attuali.

Cosa pensa del ‘ritorno’ di MV Agusta in Moto2?

Se mi dite cosa c’è di MV! Sicuramente non è ciò con cui ho corso io. Il motore è Triumph, il telaio lo fanno in Svizzera, … Nemmeno hanno il Reparto Corse, c’è solo la scritta MV AGUSTA. È una manovra di marketing, come fanno tutti. Il regolamento però lo permette.

C’è un ricordo a cui tiene particolarmente ed uno che invece vorrebbe proprio dimenticare?

Dimenticherei la prima stagione mondiale. Sono stato campione fino a sei giri dalla fine in Giappone, finché non si è staccato un filo del condensatore. Una cosa da niente, ma abbiamo perso il titolo. Penso poi anche ad una gara a Imola: sempre al comando, ma nell’ultimo giro sono rimasto senza benzina. Di ricordi belli invece ne ho davvero tanti. Per esempio, quando ho vinto la mia prima gara, con una moto comprata da me ed un meccanico che era il panettiere del mio paese, non sapeva nemmeno cambiare la candela. Così ho battuto 40 piloti. Agostini ha cominciato come tutti, solo che non avevo una moto ufficiale né meccanici professionisti. Per me è un ricordo bellissimo perché è stato tutto mio, senza aiuti. Ho vinto in seguito alla Trento-Bondone, alla Bologna-San Luca, e poi sono diventato pilota ufficiale. Penso poi anche al primo titolo, vinto nel ’66 a Monza davanti al mio pubblico, con un’invasione di pista di 140.000 persone. Ti dirò però che non me ne sono reso conto subito, ma il giorno dopo a casa: quando mi sono alzato ho visto i giornali e allora mi sono accorto che ero proprio io!

Quali aspetti positivi e negativi vede tra la ‘sua’ epoca e quella attuale?

Come ambiente, devo essere sincero, preferivo ‘il mio mondo’. Ai miei tempi però i pericoli erano decisamente maggiori: ogni due settimane moriva un pilota. Noi partivamo pensando ‘Forse non ci sono più tra un’ora’. Oggi non lo pensano: ci sono tute, caschi, airbag, circuiti sicuri. Questi eventi possono succedere ancora, ma con meno frequenza. Il mio ambiente però era più umano: allora nel box era tutta una questione tra pilota e meccanici. Ora c’è tanta tecnologia, hanno i computer per capire quando fermarti per esempio a cambiare le gomme, mentre una volta ero io a decidere. Le differenze ci sono anche in gara: per arrivare in fondo adesso stanno attenti al consumo delle gomme, tanto che mi chiedo se sono gare di regolarità o di velocità. È frustrante che un campione debba rallentare se il pneumatico non funziona, lasciando spazio ad uno che magari non è vincente come lui. Yamaha, Suzuki, Ducati, Honda spendono tanti soldi per realizzare la moto migliore, idem per assicurarsi il miglior pilota, e poi la gara la vince la gomma? Ormai è diventata anche troppo importante.

Un pronostico per MotoGP, Moto2, Moto3.

In Moto3 è molto difficile, stesso discorso per la Moto2. In MotoGP c’è Márquez che attualmente è il più forte. È il leader iridato e campione in carica, sicuramente è il pilota da battere. Mi auguro che la Ducati possa cercare di contrastarlo, anche Suzuki poi sta andando molto bene. In Moto2 abbiamo Baldassarri e Marini, ma sono tutti molto vicini. In Moto3 poi penso a Migno, Antonelli, oltre ad altri ragazzini interessanti. Il campionato è molto lungo ed è difficile parlare, sono gare molto combattute e non abbiamo un pilota in particolare che è costantemente tra i primi. In MotoGP invece Márquez è molto regolare, se non è primo è secondo o terzo. Vero è che può succedere qualsiasi cosa, ma è chiaro che nella categoria regina è lui il favorito.

Foto di copertina: Lorenzo Dalla Via

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