14 Ottobre 2018

MXGP: Tony Cairoli “Il mio erede è Jorge Prado”

Bagno di folla per TC222 al Festival dello Sport di Trento, organizzato da La Gazzetta dello Sport

Il Motocross ha un seguito in crescita verticale, lo dimostra anche l’entusiasmo con cui gli appassionati hanno accolto Tony Cairoli ospite del Festival dello Sport di Gazzetta dello Sport a Trento. Una kermesse che ha richiamato tantissime stelle, dal calcio in giù: Cairoli è stato fra coloro che hanno destato più entusiasmo. Domenica scorsa in Michigan (Usa) TC222 ha accarezzato il sogno di vincere il Mondiale a squadre, sfumato per poco (nella foto).  Il fuoriclasse della KTM è stato intervistato da Giuseppe Nigro per la Gazzetta dello Sport in edicola domenica 14 ottobre.

«Su whatsapp ogni tanto ci chiediamo chi ce la farà prima. Spero io! Ma ha tutte le carte in regola per farcela, solo che lì la moto conta molto e da noi il pilota fa più la differenza». Tony Cairoli fa il pienone al Festival dello Sport, appassionati a centinaia in fila per ore per aspettarlo. Alla rassegna sul record il più grande pilota di motocross in attività è nel suo habitat naturale, a un titolo di distanza dal record di dieci di Stefan Everts (come se i suoi 9 in 14 anni fossero pochi…). «Sì, il record è alla portata – accetta la sfida – ma non corro per i numeri – 10, 11, 12 titoli -, bensì per passione, e lo farò finché vedo miglioramenti: la strada per i prossimi me la indicano gli errori di quest’anno, ma Herlings ha meritato. Ha dieci anni in meno di me, ma io ho dalla mia esperienza, passione e il piacere di andare in moto», ha detto ripensando al primo assalto alla «decima» andato a vuoto quest’anno.

PASSATO E FUTURO – «Il rischio di non avere più fame non c’è, vivo per questo e non mi sono mancate le offerte per fare altro – racconta Cairoli -. Mi sono divertito a provare la Ktm MotoGP e la Toro Rosso: tutto quello che ha un motore mi dà adrenalina. Il rally è la mia seconda passione, per ora è uno sfizio perché non ho tempo per fare test: sarà molto difficile ma non è ancora nei miei programmi». Ma ha già individuato l’erede: «Corre nella mia squadra, è Jorge Prado». Sempre un libro aperto per i tifosi, il 33enne di Patti ha ripercorso la sua carriera dagli inizi: «Ho fatto karate per sei anni, mia madre mi portava lì poi mio padre mi faceva uscire da dietro, prendevo il carrello e andavo in pista. Il campionato italiano minicross si svolgeva dalla Toscana in su, dovevamo farci 2.300 km ad andare e tornare, dormivo in furgone, saltavo un giorno di scuola, ma quando riesci a raggiungere qualcosa di difficile c’è sempre più orgoglio. Per me venendo dalla Sicilia è stato molto difficile: già arrivare al Mondiale è stato un successo, vincerlo è stato il coronamento dei tanti sacrifici miei e della mia famiglia, vincerne nove è un sogno che continua ogni giorno». Figuriamoci dieci.

Foto credit: TC222 media

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