30 Luglio 2021

Superbike: Tom Sykes verso la conferma, BMW non cambia il team

In Superbike regna la stabilità: anche Tom Sykes rinnova. La BMW conferma anche Shan Muir Racing, nonostante non tutto stia filando liscio

Tom Sykes, BMW

Una volta la Superbike era la rivoluzione. Ogni volta promoter e squadre se ne inventavano di tutti i colori per tenere desto l’interesse e fare concorrenza alla MotoGP: la doppia manche, la Superpole, il monogomma, tutte novità che quando vennero introdotte parevano follie, invece sono state intuizioni di successo.  Anche il mercato piloti ribolliva ogni estate: nel ’95, mentre stava volando alla conquista del secondo titolo mondiale, Carl Fogarty tradì la Ducati, firmando per Honda. A Bologna dettero fiducia al rookie Troy Corser e la Ducati continuò a vincere. L’anno dopo Foggy tornò alla base, con il capo cosparso di cenere. In seguito si fece perdonare vincendo altri due mondiali nel 98-99.

Tom Sykes non si muove da lì

I tempi cambiano, adesso la Superbike è politically correct e regna la stabilità. Logico: ai vecchi tempi il sogno era diventare il campionato di moto più bello, adesso l’ordine di scuderia è non rompere le scatole alla MotoGP. Ora che il padrone è lo stesso di qua e di là, non potrebbe essere altrimenti. Così succede che anche il cosidetto “mercato piloti” abbia perso fascino, tanto varrebbe cambiargli nome, visto che tutti i pezzi grossi, uno a uno, restano saldamente al loro posto.  Tom Sykes è vicinissimo al rinnovo con BMW, dov’è approdato nel 2019 reduce dagli scontri in Kawasaki con Jonathan Rea. Finora il cambio di marca non ha dato grandi soddisfazioni al boscaiolo britannico. La sospirata vittoria si fa attendere, per adesso l’ex iridato si accontenta di qualche podio ogni tanto. Ma i tedeschi pagano bene: male che vada, vincerà  il conto in banca. Sykes resta a fianco di Michael van der Mark, che ha un biennale scadenza fine 2022.

Confermato anche il team SMR

BMW sembra decisa a confermare fiducia anche a Shaun Muir Racing, la struttura britannica che sempre dal 2019 gestisce le attività “factory” della marca di Monaco. La continuità è uno dei fattori che fanno vincere, lo sa bene la Kawasaki che dal 2015 domina con lo stesso pilota e l’identica struttura. Ma tanti nel paddock sostengono che con una migliore gestione tecnica la BMW potrebbe diventare una solida antagonista per le marche al top. Il debutto della M1000RR non è stato senza contrattempi: molto spesso durante le varie sessioni  abbiamo visto Tom Sykes  Michael van der Mark uscire dai box e fermarsi subito, saltando turni interi per problemi alla moto. Ad Assen l’olandese, schiumando rabbia, ha perfino rotto il cupolino con un pugno in diretta TV dopo essersi accorto, uscendo dalla pit lane, che qualcosa non andava. La stessa SMR era finita nel vortice delle critiche anche ai tempi della precedente gestione Aprilia. Insomma, sul metodo di lavoro degli inglesi parecchi, da anni,  storcono la bocca. Ma al vertice di BMW evidentemente va tutto benissimo così.

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1 commento

  1. walterguzzi ha detto:

    non credo che a bmw interessi più di tanto la sbk consapevole che con le moto da corsa non riescono a fare niente di che, pensassero a sviluppare il gs che è meglio