6 Agosto 2020

Superbike: Sykes e Laverty nei bassifondi, la BMW va a marcia indietro

E' stato un inizio disastroso per la Marca tedesca: Tom Sykes è solo 11° nel Mondiale, Eugene Laverty 17°. Errori tecnici e di gestione hanno mandato il progetto nel caos

Superbike, BMW

La BMW è rientrata in forma ufficiale in Superbike nel 2019 e il secondo anno doveva essere quello del decollo. Ma gli obiettivi dei dirigenti del gigante bavarese rischiano di restare scritti nel mondo dei sogni. L’inizio di campionato infatti è stato da incubo per Tom Sykes ed Eugene Laverty. La S1000RR che un anno fa sembrava in parabola ascendente, nonostante i prevedibili problemi di gioventù, adesso si sta eclissando nella pancia del gruppo. Dopo sei gare (su 21) Tom Sykes è solo 11° in classifica, con la misera di 26 punti raggranellati. Miglior piazzamento dell’ex iridato (ma con la Kawasaki…) nelle gare lunghe è stato nono a Phillip Island. Gli unici lampi in Superpole: primo con record in Australia, terzo a Jerez. Sul giro secco la BMW viaggia, ma sulla distanza cola a picco.

Piloti destabilizzati

Almeno Sykes si è tolto qualche soddisfazione in Superpole, Eugene Laverty neanche quella. In classifica è 17°, con 6 punti all’attivo. Dietro di lui c’è un solo pilota permanente, cioè il rookie Federico Caricasulo. Non fanno testo Ponsson e Mercado che in Australia erano assenti. Stiamo parlando di due piloti d’elite, che ogni team Superbike vorrebbe. Ma uno dei due è già appiedato, visto che la BMW ha annunciato prima di Jerez l’arrivo di Michael van der Mark. Chi dei due verrà silurato, i manager non l’hanno spiegato. Evidemente ritengono che tenerli sulla corda sia da sprone ad impegnarsi allo spasimo, invece. – com’era ampiamente prevedibile – si sentono entrambi sfiduciati. Jerez è stato un disastro troppo grave per addebitarlo solo a cause tecniche. C’è anche da dire che sia Tom che Eugene si ritengono più veloci di van der Mark. La frittata è fatta…

Dov’è il bubbone? 

BMW usa l’elettronica proprietaria, Tom Sykes l’anno scorso ne parlava benissimo, ma chissà se oggi è della stessa idea. A Jerez, in gara 1, la sua S1000RR è dovuta tornare ai box per il cedimento di un sensore del cambio. Resta il cronico problema del rapido decadimento dell’aderenza. Laverty, dal canto suo, non sembra ancora padrone di questa moto. Nel paddock si vocifera anche che il grave infortunio 2019, frattura di entrambi i polsi a Imola con la Ducati Go Eleven, abbia lasciato il segno.

Il team SMR ha le sue colpe?

Ma sul banco degli accusati c’è anche il team SMR, Shaun Muir Racing. Lo stesso che in passato ha gestito le Aprilia ufficiali, fino al disimpegno 2018. Anche con Noale la connessione non era ottimale, si diceva che i tecnici britannici molto spesso pretendevano di indirizzare lo sviluppo, bypassando le indicazioni del reparto corse. La stessa storia si sta ripetendo con la BMW. Anche peggio, adesso, visto che SMR oltre che sulla gestione tecnica ha voce in capitolo anche sulle scelte sportive. E’ Shaun Muir, ex pilota e plenipotenziario dell’operazione, che sceglie e gestisce i piloti. Che poco o niente stia andando come previsto, è un dato di fatto…

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1 commento

  1. Macx ha detto:

    SMR è un pò ReMida al contrario…………………