13 Maggio 2021

Superbike retrospective, Kawasaki Ninja ZX-10R: La “Verdona” vincente di Sykes

Kawasaki Ninja ZX-10R è la pluricampionessa Superbike delle ultime stagioni. Nelle mani del fuoriclasse Jonathan Rea, il suo dominio non sembra in discussione. Il ritorno al successo mondiale, però, è datato 2013 e firmato da Tom Sykes. Scopriamo com'era la "Verdona" di quell'anno

Superbike Kawasaki

Alla vigilia del mondiale Superbike 2021, i pronostici danno ancora Jonathan Rea e la Kawasaki come favoriti per la vittoria. Non potrebbe essere altrimenti: nelle ultime sei stagioni, l’accoppiata delle meraviglie ha monopolizzato il primo posto in classifica. La Ninja ZX-10RR è il modello di punta della Casa giapponese, una moto in grado di stravolgere il panorama delle derivate di serie. A differenza di alcune concorrenti, le sue scelte tecniche sono tutt’altro che anticonvenzionali. Da dove nasce la sua incredibile serie di successi? Anche se i meriti di Rea sono innegabili, il ritorno all’iride per la “Verdona” è targato 2013, ovvero l’anno del titolo di Tom Sykes. Il pilota inglese ripete l’impresa di Scott Russell, campione del mondo ’93 con Kawasaki, avendo tra le mani un’arma eccezionale allestita dal Team Provec. La ZX-10R del 2013 è quindi la prima a tornare al vertice, scopriamola nei dettagli.

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Kawasaki Ninja ZX-10R 2013, la sintesi della sportiva nipponica

La casa di Akashi, colosso industriale attivo nei più svariati settori, è da sempre associata alla produzione di moto sportive potentissime. Il suo modello superbike, la Ninja ZX-10R, nel 2011 riceve una riprogettazione importante che le permette di restare al passo della migliore concorrenza. Da qui deriva strettamente il Model Year 2013, campione del mondo. La linea è da Mazinga: il frontale si incunea feroce in avanti, caratterizzato da enormi gruppi ottici, una colossale presa d’aria centrale ed un plexy molto esteso. Tutto il design è fatto di contrasti, continuando con la carenatura lacerata da ampi sfoghi per il calore del motore ed il serbatoio massiccio, ma più tondeggiante. Il codino è tozzo e leggero, forse persino troppo, ma dall’aspetto tecnologico con le sue luci integrate. Lo scarico presenta un silenziatore basso nella classica posizione laterale, ma che pare tagliato con l’accetta. Sul piano estetico, la ZX-10R divide gli animi.

Il motore è un quattro cilindri allo stato dell’arte

Quattro cilindri, doppio albero a camme, alesaggio 62 mm per corsa 49 mm: siamo di fronte alla classica architettura giapponese, ben ottimizzata. I progettisti hanno posto particolare attenzione all’efficienza dell’alimentazione, realizzando un airbox da 9 litri, corpi farfallati da 47 mm e condotti lucidati. Gli alberi a camme sono nitrurati, le valvole di aspirazione sono da 31 mm ed i pistoni sono alleggeriti. Il cambio è estraibile, una soluzione squisitamente racing. I numeri impressionanti offerti dalla “Verdona” sono pari a 200 cv a 13.000 giri per una coppia di 11,6 Kgm a 11.500 giri. Non mancano tre mappature per ottimizzare la gestione della cavalleria. Certo, si tratta di un sistema relativamente semplice, in linea con il periodo: la mappa “Full” scatena tutta la potenza senza riguardi, la “Low” è limitata a 120 cv e la “Middle” è intermedia fra le due una volta superata l’apertura al 50% della farfalla.

Kawasaki Superbike

L’importanza del controllo di trazione

Sulla Ninja ZX-10R 2013 è presente un controllo di trazione piuttosto raffinato, seppur ancora privo di piattaforma inerziale. Il sistema S-KTRC, Sport Kawasaki Traction Control, prende in esame parametri del motore e la velocità relativa delle ruote, prevenendo lo slittamento del retrotreno. Può essere impostato su tre setting differenti, o completamente escluso: in ogni caso, contribuisce all’efficacia della guida, anche riducendo la tendenza all’impennata in accelerazione. Il telaio della Ninja, di tipica scuola giapponese, è un doppio trave in alluminio: dello stesso materiale è il forcellone. Le sospensioni sono marchiate Showa, in particolare all’anteriore risalta la famosa forcella Big Piston Fork da 43 mm. La versione 2013 introduce l’ammortizzatore di sterzo elettronico, per limitare al meglio gli sbacchettamenti. L’impianto frenante prevede all’anteriore pinze radiali a quattro pistoncini Tokiko, accoppiate a scenografici dischi a margherita da 310 mm, mentre al posteriore una pinza a singolo pistoncino con disco da 220 mm.

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Avantreno Kawasaki, garanzia di precisione

La posizione di guida della Ninja ZX-10R cerca il compromesso tra l’utilizzo in pista e quello su strada, lo si evince dalla posizione avanzata delle pedane (comunque regolabili). Il manubrio è largo, poco affaticante per i polsi, il busto del pilota non è eccessivamente caricato sull’anteriore. Questa Kawasaki vuole accontentare piloti di tutte le taglie, riuscendoci. Il motore ha un’erogazione molto lineare, che sembra persino vuota ai bassi e medi regimi, complice la rapportatura del cambio (un po’ duro e senza quickshifter) particolarmente lunga. In realtà la potenza è elevatissima, viene richiesto però di sfruttare la zona alta del contagiri. La dinamica di guida convince per la fiducia trasmessa dall’anteriore, granitico nel tenere la traiettoria in curva e solo leggermente meno svelto delle concorrenti più agili, come Aprilia e Ducati. Grazie al comportamento neutro della ciclistica, il pilota può concentrarsi sul miglioramento delle proprie prestazioni, potendo contare anche sull’eccellente frenata coadiuvata dalla frizione antisaltellamento. Il controllo di trazione è promosso, perché aiuta a scaricare a terra i cavalli in uscita senza tagli d’erogazione fastidiosi. La Ninja ZX-10R non è la più fulminea tra le “mille” (pesa 198 Kg), ma è veloce e relativamente facile da condurre vicino al limite.

Il trionfo di Tom Sykes in Superbike, vent’anni dopo Scott Russell

Già nel 2012 il binomio Sykes-Kawasaki è molto competitivo, come dimostra il secondo posto nel mondiale Superbike ad appena mezzo punto dell’Aprilia di Max Biaggi, il margine più ristretto mai visto. L’anno seguente il duello per la prima posizione si svolge fra Sykes e Eugene Laverty, con l’inglese che conquista l’iride in virtù di nove vittorie. Per la moto di Akashi si apre un periodo d’oro che, interrotto unicamente nel 2014 da Sylvain Guintoli e Aprilia, durerà per il resto della decade. Il 2015 è l’anno in cui esplode definitivamente il fenomeno Jonathan Rea. Il pilota di Ballymena subentra a Loris Baz nel team Provec, dando immediatamente del filo da torcere a Sykes e centrando 14 successi stagionali. Avendo conquistato 548 punti in classifica, ben 132 in più del diretto avversario Chaz Davies, Rea regala alla Kawasaki il suo terzo titolo mondiale Superbike. Ed è solo l’inizio.

Rimani sintonizzato! Continua nella [seconda parte]

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Foto: Kawasaki Press, Getty

 

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