17 Aprile 2018

Superbike: SOS Aprilia, il vertice è sempre più lontano

Week end disastroso in Aragona: sfortuna, problemi tecnici, infortuni. Il 2018 di Noale è partito malissimo.

Aprilia, in Superbike è stata una partenza di Mondiale che peggio non si poteva. Infortuni (ad entrambi i piloti titolari), problemi tecnici, sfortuna. In tre gare ne sono successe di tutti i colori e la classifica, anche stavolta, piange: nel Mondiale Costruttori la marca di Noale ha totalizzato appena 32 punti (5° posto), contro 140 della Ducati al comando. Fra Australia, Thailandia e Aragona il miglior risultato è stato un ottavo di Eugene Laverty che però adesso è convalescente e sarà fuori (almeno) fino a Donington.

SAVADORI CALIMERO – A Lorenzo ne succedono di tutti i colori: al Motorland gli è caduto Leon Camier davanti,  non ha potuto evitare la Honda finendo a terra a sua volta.Savadori è  riuscito a rientrare al box entro i cinque minuti regolamentari ma sulla moto di riserva i freni non funzionavano e il set up non era ideale. “Gara durissima, non avevo il passo” ha spiegato Lorenzo. Ma la domenica non è andata meglio: decimo posto, dietro anche ai debuttanti Michele Rinaldi (Ducati ufficiale) e Toprak Razgatliouglu, che guida la Kawasaki ex Rea. “Avevo il ritmo per arrivare intorno alla sesta posizione ma non avevo lo spunto necessario per superare” lamenta Savadori. “Ci manca velocità di punta, è questo il settore dove dobbiamo lavorare.” Ricordiamo che per regolamento la RSV4 RW ha il limitatore posizionato  a 14.700, come BMW, Yamaha e MV Agusta. Le altre quattro cilindri: Honda 14.300, Kawasaki 14.100.

GIUGLIANO PIT STOP – Non c’era più di tanto da aspettarsi dal pilota romano che ha sostituito in corsa Eugene Laverty caduto e investito in Thailandia, con frattura del bacino. Dopo una prima manche senza lampi (13° a 27 secondi dal vincitore Jonathan Rea) Davide Giugliano è stato costretto ad un pit stop nella seconda “per cambiare la gomma posteriore,  a causa della maggiore temperatura dell’asfalto. Temevo un cedimento, e non volevo cadere.” 

Foto: Diego De Col

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