6 Febbraio 2016

SBK Bevilacqua-Althea “BMW sarà la sorpresa del Mondiale”

A tu per tu con il capo del team Campione del Mondo 2011. "Addio Ducati, con BMW per stupire. Markus e Jordi, attenti a quei due. Melandri con noi? Chissa..."

Genesio Bevilacqua, 56 anni, è un imprenditore di successo di Civita Castellana, nel viterbese.  Ma anche  pilota, collezionista di moto da corsa e proprietario della struttura privata più titolata della Superbike. Il team Athea ha vinto l’iride 2011 con Carlos Checa-Ducati e adesso riparte alla carica con BMW.

Althea ha lasciato Ducati: perché si è rotto lo storico legame?

“Abbiamo lavorato tanto con Ducati in questi ultimi 5 o 6 anni ma come spesso accade, le belle storie prima o poi finiscono. Noi siamo passati attraverso tante soddisfazioni con questo marchio, che ci ha regalato anche qualche titolo mondiale fino a quando è arrivato il momento in cui bisognava tirare un po’ le somme di questo sodalizio. Con il loro rientro ufficiale nel 2013, secondo noi ,si è chiusa un po’ la porta per accedere ad un rapporto paritario in termini tecnici, per cui dopo la parentesi nel 2013 con Aprilia, pur provando a rilanciare la categoria EVO con Ducati e Niccolò Canepa, i regolamenti sono ulteriormente cambiati , inducendoci ad un ritorno alla full Superbike nel 2015. A questo punto avevamo la necessità di capire il nostro potenziale rispetto alla dotazione tecnica, e pur avendo avuto un trattamento importante, non ci fu quello che ci aspettavamo. Non voglio criticare questo aspetto perché ci sono logiche aziendali che vanno al di là delle proprie necessità; ho pensato bene di non continuare a disperdere le energie del nostro team e di concentrarci invece su un altro progetto molto più allettante dal punto di vista tecnico che ci permettesse di esprimere il nostro potenziale in maniera consistente, con l’appoggio della Casa”

BMW è tornata a fare sul serio: come funzionerà, dal punto di vista tecnico?

“E’ molto semplice: l’abbinamento con la Casa si divide in due settori: la parte tecnica che riguarda il motore e l’elettronica riguarda loro, perché loro hanno molta esperienza e mezzi per sviluppare entrambi a Monaco di Baviera. Noi dobbiamo occuparci dello sviluppo del telaio e delle componenti ciclistiche, cosa molto affascinante dal punto di vista dello stimolo, perché siamo a diretto contatto con le reazioni del pilota e poter assecondare i piloti è sempre molto appagante. Credo che sia davvero una bella sinergia: da una parte una squadra esperta che sa interpretare le aspettative del pilota e dall’altra una mega Azienda che ha mezzi e strutture”

Che idea si è fatto  del potenziale S 1000 RR?

“Per ciò che riguarda la moto, la risposta più naturale è quella che abbiamo ricavato dalla Stock: la moto di base ha un potenziale altissimo e l’abbiamo verificato grazie all’approccio di Raffaele De Rosa. Con la Stock abbiamo capito quanto possa essere veloce un  pilota di esperienza come De Rosa, avendo a disposizione un mezzo che va veramente forte. Per la SBK , ci sono alcune trasformazioni dettate anche dal regolamento che devono essere interpretate e sviluppate, quindi esistono dei periodi in cui le energie del team devono essere impegnate a capire come raggiungere, partendo da un regolamento base, una sofisticazione molto importante. Si può riuscire a fare un buon lavoro quando si ha un prodotto come questo, che già in partenza è molto valido”

Markus Reiterberger e Jordi Torres sono due talenti interessanti. Perché Althea non ha un italiano?

“Althea ha sempre avuto piloti italiani e quest’anno ha De rosa, in Superstock, che non è roba da poco. Non esiste un vero perché, è il panorama del mercato che in questo momento non offre delle risorse favorevoli all’italianità. Pur non volendo sottovalutare nessuno, in questo momento fatico a trovare un corrispettivo italiano per Reiterberger e Torres”

Melandri è rimasto fuori dalla lista: a parametro zero non sarebbe stata una bella opportunità?

“Su Melandri si è scritto spesso di questa nostra vicinanza, cercando di capire se avremmo potuto correre insieme. Io con Marco ho un ottimo rapporto così come con il suo manager Alberto Vergani, abbiamo tentato di percorrere qualche strada, ma quella più realistica era ancora quella di Ducati: prima ancora di firmare con BMW si era ventilata l’opportunità di una squadra Ducati-Melandri-Althea ed era quasi fatta. Poi, per tutte le motivazioni relative al fatto che non ci sarebbe stata una fornitura tecnica adeguata a far correre un pilota del calibro di Melandri, una volta siglato con BMW, non abbiamo trovato le stesse sinergie che c’erano con Ducati e quindi abbiamo dovuto rinunciare; però devo dire che io personalmente ho molta stima di Marco Melandri e chissà che in futuro non si presenti un’opportunità”.

La prima impressione è che il livello del Mondiale sia drasticamente salito dall’anno scorso: è daccordo?

“Credo che la WSBK paghi ancora le conseguenze di un regolamento che fino ad adesso è stato abbastanza complicato, dal format televisivo ad una serie di fattori che non spetta a me giudicare ma che comunque – è un dato di fatto – hanno allontanato l’interesse del grande pubblico, prima alle gare e poi in tv. Va da sé che se non hai un seguito alle spalle ed un risvolto anche commerciale i piloti cerchino altre strade, come hanno fatto alcuni protagonisti della WSBK migrati in MotoGP. Mi ricordo che fino a qualche anno prima succedeva l’effetto contrario, i piloti della WSBK venivano supportati da regolamenti stabili, che permettevano alle Case di sviluppare moto con prestazioni in grado di esaltare il talento dei piloti. La stagione che sta per iniziare sarà un anno di svolta perché dopo due o tre anni di incertezza, un grande organizzatore come Dorna sembra essere riuscito a catalizzare tutte le precedenti esperienze, facendone tesoro ed alzandone il livello qualitativo. Sarà un’ottima stagione”.

Milwaukee ha provato in Spagna alcuni componenti “Factory”, come il forcellone:  li avrà anche Althea?

“Se ci riferiamo ai forcelloni Suter, in realtà sono Suter e non factory, ha poco senso descrivere un componente che non è della Casa. Noi abbiamo a disposizione da subito questi forcelloni, ma va fatta subito una verifica importante di quello che è il prodotto base quindi il forcellone originale. Noi, avendo dalla Casa l’incarico diretto di fare sviluppo, faremo noi il nostro forcellone così come altri componenti, che poi, speriamo abbiano risultati diversi”

Nel 2011 Checa debuttò a Phillip Island con Althea e vinse: nuovo colpaccio in vista?

“Non fu un colpaccio, ma un lavoro molto forte e pianificato  prima del 2011. Nel 2010 siamo usciti dal mondiale con un terzo posto assoluto e diverse vittorie, ma soprattutto con un mezzo dal quale nessuno avrebbe potuto pretendere di più, nonostante alcuni inconvenienti tecnici: in America senza i due stop clamorosi avremmo già potuto lottare per il titolo. Il 2011 è stato l’anno più clamoroso per Althea, ma anche per la SBK, con una successione di bellissime vittorie. Noi andiamo in pista sempre per vincere, quest’anno andiamo consapevoli di poter esprimere maggiormente il livello della nostra esperienza, per questo con piloti come Markus e come Jordi puntiamo ad avere risultati sicuramente eccellenti. Però dobbiamo farcene una ragione, è un’avventura che comincia adesso e dobbiamo verificare dopo la prima gara se siamo in grado di competere per il podio o meno. Ma onestamente facciamo gare da tanti anni e non vedo altre ragioni per fare questo mestiere, se non quella di puntare in alto”

Gara1 al sabato, sarà un’opportunità o un problema?

“Non ho dati per poterlo dire, spetta agli organizzatori stabilire quelli che sono i tempi del palinsesto televisivo. Credo che per il team sarà sicuramente un vantaggio perché sarà più semplice gestire sia il materiale tecnico che umano. Per il resto, aspetteremo i dati televisivi per sapere se c’è stato un incremento o meno”

Jan Witteveen è carico a molla: come sei riuscito a riportare in pista una leggenda di questo calibro?

“E’ da un paio di anni che io e Jan ci vediamo durante le gare, noi ci conosciamo ma mi ha sorpreso vederlo così frequentemente in pista. Ci siamo scambiati qualche opinione e alla fine io ho iniziato a pensare alla SBK fuori dal contesto Ducati e con lui abbiamo fatto questo progetto di formare il team con un altro marchio e abbiamo pensato a BMW. Per lui è molto stimolante, parla tedesco, riesce a carpire meglio e subito le situazioni da affrontare, ma buon gioco l’ha fatto soprattutto la stima reciproca, caratterizzata anche da pochi preamboli”

Caso Stoner: lei possiede la Desmosedici iridata 2007 e c’è un legame forte di amicizia e stima. Ritiene che tornerà a correre, magari a tempo pieno?

“Sono un estimatore di Stoner perché riconosco in lui i valori che vorrei in tutti i piloti. E’ ritornato in pista certamente spinto dalla nostalgia, ma non certamente fuorviato da interessi economici, perché a suo tempo rinunciò a moltissimo. La possibilità di vincere secondo me è l’unico motivo per cui ritorna facendo il collaudatore: lui vorrebbe fare qualche gara e, secondo me, il vero problema è che lui riesca a misurare l’effettiva voglia che ha di affrontare un campionato e un ambiente che già una volta l’hanno messo in crisi”

Domanda secca: BMW può essere la sorpresa di questo Mondiale?

“Risposta secca: sì. Lo è già”.

 

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