12 Luglio 2019

Jonathan Rea: cartoline da Laguna Seca

Laguna Seca, una pista magica. Jonathan Rea ci arriva da leader del Mondiale. I suoi ricordi, raccontati nella biografia

Laguna Seca, Jonathan Rea

Dici Laguna Seca e pensi al «cavatappi». Il circuito californiano con quella «esse» a variazione altimetrica che sa di leggenda. Oppure, per qualcuno, di beffa. Coi tagli e gli incroci pericolosi che hanno segnato infinite polemiche. La verità però è una sola: la Superbike a Laguna Seca rappresenta ormai una delle poche occasioni, – forse l’unica – di assistere a un motociclismo da vecchia scuola. Quello, per dirla in spagnolo, da coillones. Viene in mente John Kocinski quando, alla maniera Yankee, affermava «che pista, ragazzi!Faccio tempi record anche con una Yamaha stradale col cavalletto e gli specchietti». Altri tempi ma insomma, il genius loci, l’anima della pista, è intrisa di questo romanticismo da corsa.

Jonathan Rea arriva in California da leader del Mondiale, dopo un rush entusiasmante che lo ha portato a ribaltare quella che sembrava la cronaca di un campionato già annunciato; l’ammazzasette, il bombardone MotoGP-style, il pilota fantino, nelle ultime prove hanno steccato, con contorno di rosicate e musi lunghi; così il nordirlandese si è ripreso la vetta della classifica: per capire cosa significhi Laguna Seca per il quattro volte campione del mondo basta leggere In Testa, l’autobiografia di Rea. Si viene così a scoprire che il tracciato americano è un luogo di ricordi, emozioni e pure di confessioni con il calumet della pace in mano: pardon, una birra.. Pubblichiamo un breve estratto suddiviso per anni.

2013-2014

All’inizio del 2013 scoprimmo di avere qualche cosa di incredibilmente emozionante a cui pensare: Tatia era incinta e sarei diventato papà. Il problema era che la data prevista per il parto sarebbe coincisa con il round del mondiale Superbike a Laguna Seca negli USA e anche se la cosa non era vista di buon occhio, avevamo pensato di indurre il parto prima, così avrei potuto essere presente alla nascita e partecipare alla gara. [Per l’incidente al Nürburgring] mancai il round seguente ad Istanbul. Poi, circa quattro settimane dopo l’incidente, quando avrei dovuto essere a Laguna Seca per la gara, Jake venne al mondo. Furono giorni felicissimi. Non avrei potuto prevedere in nessun modo l’effetto che la paternità avrebbe avuto su di me: nessun padre può. Ma essere presente in quelle prime settimane era speciale e ho percepito immediato e così potente che niente potrà mai scalfirlo, un legame con mio figlio.

2015

L’altro principale rivale della stagione, Chaz Davies, è un gallese alto e snello con il mascellone quadrato, ha un senso dell’umorismo strano e asciutto. Riesce a essere molto eloquente, ma un po’ troppo serio e apprensivo. Visto da fuori può sembrare una persona dal carattere difficile, che ha solo un ristretto gruppo selezionato di amici, ma anche dopo averci bevuto qualche birra assieme riesce ad apparire diffidente come da sobrio. Massima considerazione in ogni caso per il pilota: inoltre vedo un po’ di me in lui. In luglio siamo andati a Laguna Seca negli Stati Uniti dove ho chiuso terzo in entrambe le gare, i miei peggiori risultati fino a quel momento. Sembra una pazzia a dirsi anche adesso, ma nelle sedici gare disputate avevamo ottenuto sempre primi o secondi posti.

2017

Quando il campionato arrivò a Laguna Seca, tre settimane più tardi [dopo Misano], Chaz aveva fatto una miracolosa guarigione tornando così in forma da vincere addirittura Gara1. Fortunatamente io vinsi Gara2. Gli avevo mandato un messaggio dopo Misano in cui gli dicevo che speravo non fosse troppo ammaccato. Ma non avevamo mai avuto una vera occasione di confronto fino alla domenica sera in cui lo incontrai in un bar di Laguna Seca. Dove penso avesse già scolato un paio di birre. Iniziammo a parlare: anche se non abbiamo accennato al nostro diverbio ad Assen gli dissi di quanto mi fosse dispiaciuto il modo in cui si era conclusa la stagione 2016 con Tom, gli ordini di scuderia e tutto il resto. Penso che gli sia entrato da un orecchio e uscito dall’altro ma sono stato comunque felice di aver potuto chiarire quella parte della nostra storia perché quell’anno Chaz meritava sul serio il secondo posto nel mondiale.

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