22 Febbraio 2019

Alvaro Bautista, la sostenibile leggerezza dell’essere

Alvaro Bautista ha un ritmo indiavolato ed è imprendibile nel quarto settore di Phillip Island. Qual è il segreto per andare così veloce?

Alvaro Bautista

Alvaro Bautista ha un passo impressionante. Dopo quanto aveva combinato lo scorso ottobre in MotoGP, arrivando ad un passo dal podio (quarto posto) dopo aver compiuto dieci giri davanti, sarebbe stato strano non vederlo là davanti al debutto in Superbike. Lo spagnolo aveva anticipato che debuttare a Phillip Island, la “sua” pista, sarebbe stato un vantaggio non da poco. Ma così dominante (qui i tempi del venerdi) forse neanche Jonathan Rea se lo aspettava. Bautista fa paura soprattutto nel quarto settore, le due lunghissime curve sinistrorse in successione che lanciano sul rettilineo di arrivo. Nella sessione conclusiva del venerdi, in quel tratto, ha dato due decimi alle Kawasaki di Haslam e Rea, che pure non scherzano. Da quando è arrivato, lunedi scorso per gli ultimi test, il T4 è stata roba sua.

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    Il segreto sono i 56 chili di peso?

    Jonathan Rea si è lamentato della maggiore velocità della Ducati. Nella FP2 Bautista è transitato a 316,7 km/h, Davies con la stessa Ducati V4R a 312,1 (una bella differenza!) mentre la migliore Kawasaki è stata quella di Leon Haslam a 311,2 km/h. Il Cannibale si è fermato a 307,7. Il dritto di Phillip Island però è breve, il fattore determinante non è la potenza bruta (anche se ovviamente conta…) ma la velocità di percorrenza della curva 12. Lì Bautista è un mago e gli avversari si chiedono come faccia. Il segreto potrebbe essere il peso. Alvaro arriva a malapena a 56 chili, contro 70 di Chaz Davies, che fisicamente sembra grande il doppio. Ma in sostanza ballano appena 4 km/h, quindi è difficile che la verità stia lì.

    Il segreto sono le ali della Ducati?

    La Rossa è l’unica Superbike con l’aeropack e gli avversari fanno notare che a Phillip Island con questo ausilio aerodinamico si ottiene carico sull’avantreno, cioè maggiore stabilità, permettendo a Bautista di essere così rapido nel veloce. Mta allora non si spiega perchè tutte le altre Rosse siano così lontane. Chaz Davies ha beccato oltre un secondo: Phillip Island non è mai stata la sua pista e le condizioni fisiche non sono ancora ottimali, ma la differenza è grande. Eugene Laverty, che qui è sempre andato fortissimo (vittorie con Aprilia e Suzuki) è andato più o meno come il gallese. Per essere la prima volta che viene in Australia è andato bene  Michael Rinaldi, a “soli” nove decimi dall’ex MotoGP.

    Il segreto è il talento di Alvaro?

    Propendiamo decisamente per questa terza ipotesi. La sua velocità di percorrenza nel T4 è qualcosa di eccezionale, Bautista fa linee molto rotonde da ex specialista di 125 (iridato nel 2006) e della 250. Ecco, il manico. Questo è il fattore decisivo a Phillip Island, soprattutto nei curvoni più veloci: la 3, intitolata a Casey Stoner e l’ultimo tratto. Ad Alvaro il talento non manca, si sapeva, dopo tutto è sempre andato forte, a volte anche fortissimo, pure con MotoGP abbastanza improbabili. Non è detto che in altri tracciati sia così dominante, ma intanto la Ducati se lo gode. Domani è un altro giorno.

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