1 Agosto 2017

Superstock 1000 Federico Sandi in decollo: “Ora voglio vincere!”

Il pilota BMW Berclaz Federico Sandi tra futuro, ricordi e ambizioni: "Ora anche i team più blasonati ci temono"

Tra i piloti italiani che si sono messi in evidenza nelle prime cinque gare stagionali dell’Europeo Superstock 1000 c’è Federico Sandi, attualmente decimo in campionato ma costantemente tra i migliori della categoria negli ultime tre round.

Figlio del noto capotecnico Giovanni Sandi (attualmente in Moto2 col team Italtrans), l’esperto pilota di Voghera è tornato a correre nella ex-FIM Cup un anno fa col team Berclaz Racing e sempre con la squadra svizzera sta affrontando un 2017 che finora lo ha visto anche sfiorare il podio a Imola e lottare per la vittoria a Misano. La seconda parte di stagione inizierà a Lausitzring nel weekend dal 18 al 20 agosto e per le quattro gare rimaste il pilota lombardo ex-Mondiale Superbike e Motomondiale punta a salire sul gradino più alto del podio.

Bilanci, ambizioni, ricordi, futuro e attività al di fuori della Superstock 1000.

Sei soddisfatto di com’è andata finora la stagione?

L’inizio è stato un po’ difficile, dato che siamo passati da Yamaha a BMW e abbiamo fatto pochissimi test precampionato con una moto che per me era nuova, ma poi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto un buon lavoro. A Imola è arrivata un’elettronica più aggiornata e da lì abbiamo fatto un passo avanti che mi ha permesso di ottenere dei bei risultati e di lottare per la vittoria a Misano, dove però siamo stati sfortunati…

Ricordaci cos’è successo lì.

Il direttore di gara non ha fermato la corsa dopo che Tamburini aveva rotto il motore e lo ha fatto solo quando io e altri quattro o cinque piloti siamo scivolati sull’olio rimasto in pista. Alla ripartenza mi sono schierato col piantone dello sterzo storto per la caduta e ciononostante in gara ho rimontato dalla decima posizione e sono riuscito a inserirmi nel gruppo di testa. Purtroppo a causa di un cavo “pizzicato” durante la caduta mi si è spenta la moto a due giri dalla fine mentre ero al comando e questo mi ha fatto perdere una vittoria che sarebbe stata meritatissima per me, team, sponsor e sostenitori. Comunque siamo tra i migliori in tutte le sessioni e questo ci dà grande fiducia.

Qual è l’obiettivo per la seconda parte di stagione?

L’obiettivo è sempre quello di lottare per la vittoria e vincere il maggior numero di gare possibile. Aver perso posizioni in classifica per lo zero di Misano è un po’ frustrante, ma abbiamo dimostrato gara dopo gara di poter lottare per vincere e questo è importante. Ora anche i team più blasonati ci temono!

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Sandi in azione ad Assen.

Corri con Berclaz Racing, squadra che hai avuto modo di conoscere la scorsa stagione. Come ti trovi con loro? E col tuo compagno di squadra Sébastien Suchet?

Con la squadra ho un ottimo rapporto. Abbiamo fatto un progetto importante con BMW e stiamo crescendo molto bene in un Europeo Superstock 1000 davvero competitivo. Sotto certi aspetti si può ancora migliorare, ma ci sono le basi per continuare insieme con delle garanzie che mi hanno dato e sono sicuro che manterranno la parola. Con Suchet non ho un rapporto idilliaco, dato che è piuttosto chiuso, ma c’è comunque rispetto. In passato ho capito che è difficile fare amicizia col compagno di squadra e l’unico con cui ho legato è stato Simone Corsi in 125cc (anno 2007, ndr). Il proprio compagno di squadra è il primo avversario da battere e io sono abituato guardare solo a me stesso, anche perché parliamo pur sempre di uno sport individuale.

Quest’anno siete passati a BMW dopo una stagione con Yamaha. Cosa vi ha spinti a cambiare moto?

Lo scorso anno con Yamaha abbiamo avuto molti problemi al motore e vedo che anche quest’anno i piloti del team ufficiale hanno avuto noie di questo genere. Siamo passati a BMW perché il loro progetto ci sembrava ottimo e poi la casa ha mostrato un grande interesse nei miei confronti. Spesso gli uomini BMW Motorrad seguono le mie indicazioni a livello di messa a punto e per un pilota come me, con un passato da collaudatore Ducati e MV Agusta, è bellissimo essere così importante per un costruttore di tale livello.

Quali sono le differenze principali tra le due moto?

Non posso fare un paragone, dato che la Yamaha di quest’anno è diversa da quella che ho guidato io, ma rispetto allo scorso anno stiamo girando un secondo e mezzo più forte su tutte le piste e questo conferma che abbiamo fatto la scelta giusta a passare a BMW.

In passato hai corso nel Motomondiale (125cc dal 2005 al 2007, 250cc nel 2008). Che ricordi hai di quel periodo?

Sicuramente è stata una parentesi importante che mi ha fatto crescere molto come pilota, anche se spesso ho raccolto poco. Il livello era davvero alto: a volte mi capitava di partire 14° o 15° nonostante prendessi quattro decimi dal primo e se aggiungiamo il fatto che ho corso contro piloti come Bautista, Iannone e i fratelli Espargaró, che adesso corrono in MotoGP, il quadro è completo. Sicuramente il più grande rimpianto è legato all’anno in 250cc: dopo aver ottenuto bei risultati, l’anno successivo sono passato alla Superstock 1000 con un’Aprilia che allora non era competitiva e forse questo salto ai quattro tempi è stato un po’ affrettato, anche se in realtà successivamente ho ottenuto grandi risultati e alcune vittorie nel CIV Superbike (8 podi tra 2010 e 2011, ndr). Comunque gli anni nel Motomondiale sono stati molto importanti e mi hanno permesso di imparare molto sia a livello di guida, sia per quanto concerne il metodo di lavoro.

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Sandi nel 2006, anno in cui ha ottenuto i suoi migliori risultati in 125cc. Foto: motogp.com

Torneresti nel Motomondiale, se ne avessi la possibilità?

Sicuramente sì. Correre nel Motomondiale ti dà uno stimolo che altri campionati non danno e in particolare vorrei provare la Moto2. Per l’aspetto del rapporto piloti-tifosi preferisco la Superbike: mentre in MotoGP è tutto blindato, in Superbike si fa di tutto per far incontrare piloti e appassionati e a me piace molto parlare coi tifosi, perché senza di loro non ci saremmo. Ma allo stesso tempo ammetto che la MotoGP mi manca, perché lì la stagione inizia coi test dopo la gara di Valencia e finisce un anno dopo sempre a Valencia e a me piace molto l’idea di essere concentrato sulle gare per tutto l’anno senza mai mollare. Logicamente ci devono essere le condizioni giuste e un team all’altezza, ma ammetto che mi piacerebbe molto tornare là.

Sai già i tuoi piani per il prossimo anno? Tornerai in Superbike dopo l’esperienza con Pedercini nel 2013?

Sarebbe bello trovare una buona sistemazione in Superbike e correre lì con una moto competitiva, ma è anche vero che si stanno mettendo le basi per fare un ultimo anno in Superstock 1000 con BMW e Berclaz e lottare per il titolo. Anche Gabriel Berclaz (titolare della squadra, ndr) è ingolosito dalla Superbike, ma non vorremmo fare il salto di categoria con una moto Superstock come ha fatto quest’anno Mirco Guandalini, perché lottare per gli ultimi posti non è stato e non sarà mai un nostro obiettivo.

Saresti a favore dell’introduzione dei motori Stock in Superbike?

Sì. Quando vedi una Superbike che costa 200.000€ prendere solo un secondo e mezzo da una MotoGP che ne costa quattro milioni vuol dire che qualcosa non funziona. La Superbike è il campionato delle derivate di serie e certamente non è normale trovare cose come forcelloni rovesciati, telai irrigiditi, forcelle da 30.000€ e motori da 260 cv. Secondo me bisognerebbe fare un passo indietro e livellare le prestazioni e in questo senso andrebbe  bene introdurre i motori Stock o la centralina unica come in MotoGP. I costi sono diventati davvero troppo alti e siamo arrivati al punto che un pilota deve pagare per correre, cosa che sinceramente ritengo assurda in un campionato del mondo così come il fatto che il pilota non venga pagato e chi cura l’immagine del team sì.

Di cosa ti occupi al di fuori della Superstock 1000?

Ho una scuola guida con la mia fidanzata Rebecca Bianchi e stiamo avendo un successo incredibile, anche perché siamo sempre molto disponibili con tutti i partecipanti e aiutiamo ciascuno di loro in base alle proprie esigenze senza seguire uno standard. Inoltre, seguo alcuni giovani piloti per la Federazione Motociclistica Italiana e cerco di dar loro una mano e di trasmettergli quello che ho imparato finora da pilota, nella speranza che in futuro si riesca a fare un bel progetto con la FMI per far crescere i giovanissimi. In Italia il vivaio si è un po’ spento e a parte Valentino Rossi siamo davvero in pochi a pensare al futuro dell’Italia nel motociclismo. Bisognerebbe darsi una mossa in questo senso.

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