9 Marzo 2018

Un anno senza Anthony Delhalle: il nostro ricordo

Trascorso un anno dalla tragica scomparsa di Anthony Delhalle: ha lasciato un vuoto incolmabile nel Mondiale Endurance FIM EWC.

Una simile perdita non si supera con il tempo. Trascorso un anno da quel maledetto 9 marzo 2017, il circus del Mondiale Endurance tuttora piange la tragica e prematura scomparsa di Anthony Delhalle. Il miglior pilota della specialità, il più completo, ma soprattutto un uomo che ha arricchito il paddock in un decennio di permanenza ad alti livelli nelle corse di durata.

Anthony se n’è andato all’apice della sua carriera sportiva. Impegnato in un test privato a Nogaro, tradito dalle gelide condizioni climatiche è inavvertitamente finito a terra perdendo il controllo della propria Suzuki GSX-R 1000, il tutto a poche settimane da una 24 ore di Le Mans che l’avrebbe visto tra i grandi protagonisti, pronto a difendere il #1 sul cupolino della Gixxer preparata dalla S.E.R.T. e reduce dal magico trionfo al Bol d’Or.

AD1 era semplicemente il riferimento della specialità. Nell’Endurance Moto, a tutti gli effetti, il miglior pilota “pound for pound“. Quando era il momento di forzare, si prendeva qualche (calcolato) rischio. Quando c’era la necessità di fare il “ragioniere”, manteneva un passo costante gestendo al meglio moto, pneumatici e consumi.

Dominique Meliand, che in 40 anni di carriera al muretto box nel Mondiale Endurance con la S.E.R.T. di piloti ne ha visti passare di ogni, aveva preso dapprima in simpatia e, successivamente, come un proprio prodigio il buon Anthony. Nel 2016 proprio lui era stato il grande artefice del quindicesimo titolo iridato del Suzuki Endurance Racing Team, rimediando anche a qualche errore (mai fatto pesare…) dei suoi compagni di squadra. Un rendimento che gli aveva permesso di scalare le gerarchie in Suzuki S.E.R.T., diventando lui il vero “Capitano” della squadra pluri-Campione del Mondo.

Nella sua ultima, trionfale gara nel FIM EWC, al Bol d’Or 2016 era stato protagonista di una prestazione superlativa, impreziosita da un primo stint che racchiude tutta l’essenza di AD1. “Perché ho voluto rispondere in quel modo al sorpasso di Parkes? Semplicemente perché volevo concludere il primo stint davanti a tutti“: a domanda in diretta TV, la risposta di Delhalle. Non c’era bisogno di terminare il primo turno di guida davanti a tutti, ma Anthony ci teneva particolarmente. Riuscendoci, oltretutto.

Così è diventato ben presto tra i piloti di maggior successo della specialità. In 4 anni a tempo pieno (2007-2010), 3 titoli di classe Superstock tra lo Junior Team LMS Suzuki ed il Qatar Endurance Racing Team. Promosso allo squadrone Suzuki S.E.R.T., in 6 anni ben 5 titoli assoluti EWC (2011, 2012, 2013, 2015, 2016) con 2 affermazioni alla 24 ore di Le Mans ed altrettante al Bol d’Or, più qualche partecipazione spot al Mondiale Moto2 e buoni risultati nel CEV Superbike. Una perdita sul piano sportivo, umano e per tutto il movimento, con oltre 1.500 motociclisti che avevano assistito ai suoi funerali ed all’ultimo saluto con 1 giro di pista al Circuito Bugatti di Le Mans.

Niente sarà più come prima: una parte di me se n’è andata per sempre“, ammise Vincent Philippe, 10 volte Campione del Mondo Endurance e compagno di 1000 avventure di AD1. “Abbiamo percorso la strada insieme fino a Nogaro per due semplici giornate di Test e così, in una frazione di secondo, ho perso un compagno di squadra, un amico ed un esempio per me“, rivelò Etienne Masson, approdato in S.E.R.T. proprio grazie a Delhalle. Due piloti, due compagni di squadra scoppiati in lacrime poche settimane più tardi a Le Mans, salendo sul podio per ritirare lo “Spirit Trophy” istituito dal promoter Eurosport Events ed intitolato proprio al compianto Campione francese. L’applauso, in quel momento, degli oltre 70.000 spettatori resta uno dei momenti più toccanti mai vissuti nel Mondiale Endurance: un tributo riservato solo a chi ha lasciato un segno indelebile in questo sport come Anthony Delhalle…

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