14 Maggio 2022

Road Races all’italiana: Massi Magnani “La paura è il mio alleato

"Massi" Magnani a 50 anni si prepara a corre il Campionato Italiano Velocità in salita: tanti piloti, passione, amicizia. Ma anche rischi: chi glielo fa fare?

Massi Magnani, Road Races

Abbiamo incontrato il pilota di Cesenatico Massimiliano “Massi” Magnani alla presentazione avvenuta venerdì 13 al “Cafè degli artisti” della cittadina rivierasca. Un luogo che profuma di mitologia del motociclismo. Magnani è uno vero: quattro titoli CIVS (Campionato italiano velocità salita), nella categoria “storiche”, un quinto sfumato per decisione dello stesso pilota.

«Non avrebbe avuto senso gareggiare senza gli avversari più forti, costretti a rimanere fermiIl CIVS è una grande famiglia» – sono le parole del racer – «con un senso solidale di comunità.» Per il 2022 tutto cambia: Magnani debutterà nella serie “moderne” con una Kawasaki ZX6R 600 appositamente preparata per la velocità in salita. Le Road races in Italia vantano un grande numero di appassionati: circa 130 iscritti ad appuntamento per un campionato che si sviluppa su sette tappe.

Si parte dal Passo dello Spino

Gara di apertura doppia il 28 e 29 maggio al Passo dello Spino (AR) organizzata dal Moto Club Paolo Tordi di Cesena. Abbiamo scoperto un uomo che si dedica completamente al motociclismo: non solo gareggia ma offre assistenza tecnica al pilota Simone Saltarelli impegnato nel CIV e si impegna a farsi interlocutore tra partner diversi per far crescere la cultura del racing “etico”.

Cosa significa mettersi in gioco a 50 anni?

«Significa molto. Primo: che non vado piano. Altrimenti nelle storiche non avrei dovuto smontare il motore perché i giudici non credevano al mio tempo (ride). Erano così stupiti che gli smontai il blocco del carburatore sul tavolo! Immagina la scena: i giudici basiti col carburatore gocciolante benzina sbattuto davanti ai monitor dei loro PC. Secondo: questo è un campionato che mi rappresenta perfettamente. Amo correre “per strada”, ma non “in strada”. Nella vita quotidiana sono un pilota prudente, non cerco acrobazie stupide sulle arterie adibite alla normale circolazione. Il CIVS offre l’opportunità di confrontarsi su percorsi affascinanti, evocativi, di forte richiamo. In relativa sicurezza. Terzo: il boss del team Green Speed mi ha detto “ti diamo la moto perché vai forte. Quindi vedi di non farci sfigurare con tutti quei ragazzi!»

Nel 2022 è tutto relativamente nuovo per te. Ti senti pronto? 

«Ti racconterò un aneddoto: a novembre dello scorso anno avevo deciso di smettere. Basta, non ne avevo più. Semplicemente. Infortuni, costole rotte, un dito piegato. Poi è arrivato, prepotente, il desiderio di impegnarmi in un progetto racing che mi rispecchia completamente. Amo questo ambiente, amo la competitività, amo sentire il limite. Mio e della moto. Poi, certamente, ho lavorato sulla mia preparazione: sia fisica che tecnica. Palestra e sedute in pista a Pomposa per sviluppare la completa confidenza col nuovo pacchetto.»

 Correndo le road races, non hai paura?

Guarda, la paura è il mio specialissimo “sensore”. Certo che ho paura, ma questo è l’elemento, l’ingrediente segreto, che ti permette di sentire quando arriva il limite. Il tuo, delle gomme, delle sospensioni. La paura è un alleato.»

 Cosa significa racing “etico”?

«Parlerei piuttosto di gareggiare con responsabilità. Mi spiego: correre costa, inutile nasconderselo. Quindi occorre rispettare prima di tutto i partner e chi ti dà fiducia. Gli sponsor, i partner tecnici, il team, il Moto Club. Per me vuol dire rendere tutti parte di un progetto in cui il primo a spendersi in prima persona sono io. Prima di chiedere, devi impegnarti. La credibilità è tutto, così come la determinazione.»

 Puoi farci qualche esempio? 

«Due, che valgono per tutti. Il mio sponsor Tecnopress. Anni fa persi un amico, durante un’uscita in moto. Per dodici anni non ho più voluto salire in sella. Quando ho deciso di riprendere l’attività agonistica il patron dell’azienda mi disse “è una follia”. Quest’anno mi ha chiamato per confermare il loro supporto: “ci hai sempre creduto, hai dimostrato che il tuo progetto è giusto, per questo ti sosteniamo”. L’altro aneddoto riguarda le sospensioni. Sono a Pomposa in attesa di uno specialista della YSS Suspension di Milano. Il professionista arriva e dice: qui i ragazzi della Vr46 hanno girato con tempi compresi tra 0’59” (il migliore) e 1’01” (il peggiore). A te do due secondi di abbuono. Se scendi sotto a 1’03” saremo tuoi partner. Accetto la sfida. Quando sul dashboard leggo 1’02”, ruggisci di gioia. Dimostrando che sono il primo a credere in me stesso ho guadagnato in credibilità dell’intero progetto.»

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