18 Giugno 2019

Jorge Lorenzo e HRC: matrimonio d’interesse

Cosa c'è dietro il tormentato rapporto fra Jorge Lorenzo e Honda HRC? Filosofia giapponese, serbatoio italiano, un nuovo scarico e...

Jorge Lorenzo

Jorge Lorenzo nella domenica del Montmelò ha rubato la scena a Marquez: con il tristemente noto strike che ha mandato letteralmente gambe all’aria la gara di tre attesi protagonisti. Gli incolpevoli l’hanno presa abbastanza bene, le rispettive squadre meno bene, il colpevole si è mostrato pentito, contrito e redento. Anche se un po’ di colpa ad ascoltare la dichiarazione ufficiale ce l’ha la curva, ma pazienza. Il particolare curioso è il giro delle sette chiese – ovvero dei quattro box – che Lorenzo e Puig hanno fatto per andare a scusarsi coi colpiti e affondati, vittime del Lorenzo Attack. Ma perché Puig? Analogamente a quanto accaduto lo scorso anno in Argentina, quando Marquez abbattè Rossi, ad accompagnare il campione del mondo ci fu un codazzo di gente che poco o nulla sembrava riguardare i piloti coinvolti in pista. Puig è Honda. Fino al midollo. Se c’è lui, c’è HRC, poco ma sicuro.

LE REGOLE DI HRC

In HRC vale un detto: «vincono gli ingegneri.» In sostanza, caro pilota, la moto te la diamo noi e tu la guidi al massimo. Teniamo in gran conto quel che dici, ma insomma, scegliamo noi cosa guidi. Una testimonianza ci arriva da “In Testa” la biografia di Jonathan Rea; parlando di un colloquio con Livio Suppo, all’epoca Team Principal HRC: «gli dissi “Ascolta, voglio andare in MotoGP con una moto ufficiale e non mi dispiace che il mio salario venga considerevolmente ridotto, pur di avere la possibilità di farlo”. Mi guardò come se io fossi una macchia di sporco che si era appena raschiato via da una scarpa e mi disse “e cosa ti fa pensare di meritare una moto ufficiale?”» Il senso: la moto ufficiale te la diamo noi se pensiamo che te la meriti. Ora, Lorenzo per curriculum la moto se la merita certamente. Va detto inoltre che il ruolo che fu di Suppo in HRC non è più stato rimpiazzato. Al posto di un accentratore, hanno scelto tre uomini azienda di provata fede. Niente personalismi, siamo Honda.

#99, POSSO?

Lorenzo, quando ha firmato con HRC, sapeva dove sarebbe finito? Tutto fa pensare di sì. Nella biografia di Max Biaggi, il romano dice di aver ricevuto questo incoraggiamento da parte del #99: «tutto questo non ha importanza, Max. Tu sei il campione.» Nel racconto della sua vita sportiva, Biaggi dedica un capitolo importante ai suoi rapporti con HRC. In particolare affronta la spinosa questione dell’anno 2005, quando lui era, perlomeno sulla carta, un pilota ufficiale. «I miei rapporti con HRC non sono idilliaci, ma del resto sembra che non lo siano con nessuno» sono le parole di Biaggi, che successivamente aggiunge «la realtà è che sono fuori dall’HRC. La squadra ufficiale, il sogno della mia carriera, si è rivelata una delusione oltre ogni immaginazione.» Possibile dunque che Lorenzo non si sia confrontato con l’amico Biaggi, prima di abbandonare Ducati, dove era prima guida, per migrare in Honda sulla sella pericolosamente di “seconda guida” che fu di Daniel Pedrosa? Difficile da credere.

IL RACCONTO DI CARLETTO

Carlo Pernat nel libro Belìn, che paddock è perentorio: «se Biaggi fosse stato leggermente meno testa di cazzo, scommetto che si sarebbe preso qualche titolo anche nella categoria superiore. Perché lui è fatto così, non gli riesce di tenere la bocca chiusa e in questo senso è molto simile al suo amico Jorge Lorenzo….Dovrebbe godersi il successo e basta. Invece parla. Parla troppo. Che belina. Dice di essere il migliore, sospetta che la Honda di Doohan sia migliore. E comincia a stare sulle palle a Mick. Il canguro in Honda è un’icona, il padrone.» Ricorda niente? Stiamo parlando di vent’anni fa, eppure sembra attualità. L’ultimo arrivato in casa Honda che infastidisce il campione del mondo. Ricevendone in cambio frecciate velenose. Un aneddoto interessante me lo ha raccontato Emilio Pérez, decano dei giornalisti spagnoli di settore e biografo di Marc Marquez: «Marc è fatto così. Quando vinse il mondiale Moto2 voleva portare in MotoGP la sua squadra, ma Honda non lo permise. Allora lui rilanciò: “se vinco il campionato possono venire?”. Honda acconsentì. Sappiamo tutti com’è andata a finire.» Ecco spiegate certe affermazioni del #93 dirette a Lorenzo. In Honda prima di chiedere qualcosa, devi vincerla.

PROVE DI FUTURO

Difficile pensare che Jorge Lorenzo non sapesse dove sarebbe finito. Impossibile, o quasi, credere alla favola che un pilota diffidente come il maiorchino abbia ragionato sulla base dell’emotività. Piuttosto è lecito pensare che il #99 si sia confrontato con l’amico Biaggi e poi abbia scelto sulla base di alcune solide garanzie ricevute in sede di definizione del contratto. Prima, ma non la sola, quella di non finire a fare il pupazzo sacrificale. Lorenzo, in maniera assai contorta, in qualche maniera rappresenta un uomo chiave per le prossime strategie: colui che, in virtù del suo passato e delle sue conoscenze, è in grado di sviluppare la moto “totale”: vincente per chiunque la guidi. La Honda oltre Marquez. Sappiamo da fonte certa che il famoso “serbatoio modificato” voluto da Lorenzo non è stato prototipato per la prima volta in Giappone, nella segreta fucina HRC, bensì in Italia. Il fornitore, di cui conosciamo le generalità, non è esattamente uno dei soliti Honda, quanto piuttosto un partner tecnico degli italiani. Jorge ha portato in dote anche questo. Siamo venuti a conoscenza del fatto che su indicazione di Lorenzo in Giappone stiano lavorando su nuovi passaggi degli scarichi della RCV per garantire una maggiore ergonomia. Il botto di domenica, insomma, non sarebbe dovuto solo ad ansia da prestazione del pilota, quanto piuttosto alla necessità di verificare la competitività di differenti soluzioni di sviluppo. Prove di futuro. Un futuro dove, va detto chiaramente, a vincere dovrà essere una Honda e non un uomo solo al comando. Magari un giovane. Decisamente l’HRC non è la casa per monumenti viventi. O per chi si sente tale.

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1 commento

  1. mauro.an_14291662 ha detto:

    MM93 presto o tardi andrà via dalla Honda, deve andare via per vincere anche un’altra moto, la sua carriera e l’ambizione di diventare il più grande di sempre, o almeno più grande di Valentino gli impone di dover vincere il mondiale anche cambiando squadra.
    Se questo dovesse concretizzarsi a breve HRC sarebbe in enorme crisi visti i risultati delle altre Honda. Concordo che Lorenzo sia un uomo chiave per sviluppare una moto vincente nelle mani anche di altri pilote oltre Marquez